L’attualità del contributo filosofico e teologico di sant’Anselmo, a partire dalla sua continua, personale ricerca del vero e del giusto, è attestata con chiarezza della mostra ora esposta a Cesano Maderno per un mese almeno. Monaco, uomo capace di intense amicizie, educatore straordinario, priore, poi abate nel monastero benedettino Le Bec in terra francese, successivamente primate d’Inghilterra sulla cattedra episcopale di Canterbury, Anselmo si trovò implicato anche in problemi cui oggi daremmo il nome di rapporto tra laicità e sacro, tra stato e Chiesa, tra fede e ragione, tra educazione e formazione, approfondendo per questi scopi tematiche teologiche e filosofiche il cui esito concettuale resta tuttora pienamente valido in ambito cattolico.
Per Anselmo nella coscienza della persona viene alla luce la volontà di Dio, in essa ha origine l’atto libero: il richiamo ha in lui fondamento teologico, ma può valere anche per il non credente. Poiché la coscienza personale chiede di essere formata e rispettata, Anselmo invita a prestare grande attenzione ai processi educativi ed alle relazioni interpersonali. Per lui la vera libertà è capacità di scegliere sempre il bene, pertanto ne implica la conoscenza attraverso il retto uso della ragione oltre che esigere assunzione di responsabilità coerente con l’agire.
Pur riservandosi un compito teologico dalla forte caratterizzazione razionale, egli ha però anche usufruito di tutta la ricchezza immaginativa e spirituale del mondo monastico a lui coevo. Ha volato in alto, come un’aquila, verso il cielo della grandezza inimmaginabile di Dio, conoscendo a fondo foreste e paesaggi abitati del suo tempo, monasteri e città, cantieri e produzione artistica coeva. La mostra intende pertanto mostrare anche in che modo il suo pensiero teologico ha potuto trarre alimento, oltre che dalle Sacre Scritture e dalla laus perenne della vita monastica, dai luoghi in cui visse oltre che dal sapere del proprio tempo. I luoghi monastici con le loro grandi chiese furono certamente per lui un anticipo della Gerusalemme celeste, popolata da schiere di santi e beati. Il suo singolare talento lo portò a non soffermarsi a descrivere le opere umane per puntare al cogitare Deum, ma la sua ingenua sensibilità di fanciullo che guardava il cielo vedendovi l’abitazione di Dio, della Vergine, degli Angeli e dei Santi, maturò, proprio nel monastero, in una capacità di visione teologica radicata nella concretezza del mondo.
In mostra è documentato, pertanto, quanto è giunto a noi: del grande monastero matrice di Cluny, in Borgogna, caratterizzato da autorità straordinaria all’epoca; dell’affascinante chiostro, pervenutoci quasi completo, dell’abbazia cluniacense di San Pietro di Moissac, nell’attuale provincia di Tarne-et-Garonne; del complesso di monastero, palazzo vescovile, cattedrale e annessi, con alte mura di Canterbury, in Inghilterra, dove Anselmo fu primate dopo l’abate vescovo Lanfranco di Pavia e prima del celebre Thomas Becket, che vi fu assassinato. In sintesi l’esposizione consente di cogliere, in modo chiaro ma anche molto controllato, un intreccio di temi di cultura, religiosità, politica, filosofia, teologia, di cui Anselmo fu protagonista, chiamando ad un paragone con la qualità e complessità di quegli stessi temi nel nostro tempo. Consente anche di cogliere l’importanza del movimento monastico medievale nelle costituzione dell’identità cristiana europea.
Nell’epoca in cui Anselmo visse, il monachesimo benedettino era al vertice del proprio sviluppo, sia nella formulazione originaria che in quelle riformate. Costellava con monasteri/cittadelle autonome, in foreste, in recessi collinari e montani, oppure a distanza relativa da città, gran parte dell’Europa, con una densità per noi difficile da concepire. Conservando una originaria funzione oppositiva al seculum, al mondo dei non-monaci, i monasteri si impegnavano nella formazione globale della persona che ne entrava a far parte. La loro rete geografica sosteneva una corrispondenza fittissima di relazioni, di informazioni e scambi anche con paesi lontani, di cui godevano persino città e villaggi. La stessa rete era tramite fondamentale di rapporti diretti con il papato, di conseguenza di relazioni importanti con i vescovadi disseminati sul territorio.
Nei suoi viaggi Anselmo poté usufruire liberamente di questa trama, i cui caposaldi sono giunti a noi solo parzialmente oltre che, spesso, in complessi edilizi radicalmente modificati, frammentari se non addirittura ridotti a rudere.
A quel tempo, andare di monastero in monastero coincideva con la frequentazione di grandi cantieri in costruzione, in cui lavoravano monaci e maestranze esterne, con la conoscenza degli ultimi perfezionamenti nelle colture agricole e nella gestione delle acque, con contatti diretti con biblioteche eccezionali e con personalità di grande levatura culturale, con la conoscenza di devozioni – anche per reliquie importanti – diffuse nel territorio europeo. Si pensi ad esempio, a quest’ultimo riguardo, al fatto che, soggiornando nell’abbazia/fortezza di Saint Michel sul monte Tumba in Normandia, Anselmo ha sicuramente conosciuto il legame di devozione per l’arcangelo guerriero Michele tra questo luogo, la Sacra di San Michele, sul monte Pirchiriano nell’attuale Piemonte, e la grotta/santuario di San Michele del Gargano, nella Puglia di oggi. La geografia naturale dei luoghi era infatti strutturata da un’organizzazione religiosa dalla forte carica simbolica.
Inoltre, l’analogia medievale tra macrocosmo e microcosmo umano, rendeva facile contemplare il mistero della natura, non come mistero chiuso in sé, ma come mistero stesso dell’uomo. Guardando la natura l’uomo comprendeva se stesso; immaginazione e pensiero si svolgevano, in questo rispecchiamento, a partire dalla realtà concreta, procedendo per visibilia ad invisibilia. Architettura e arte divenivano spontaneamente, in tale percorso immaginativo/intellettuale, simboli, segni che rimandavano al mistero, in figure naturali, rappresentazioni bibliche, interpretazioni della condizione umana e del suo destino.
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La mostra, realizzata dalla Associazione Sant’Anselmo di Milano su incarico della Regione Valle d’Aosta nell’ambito delle celebrazioni anselmiane 2009, è stata inaugurata sabato 14 novembre a Cesano Maderno, provenendo dalla Cattedrale di Aosta. Presentata con l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (ISAL), in collaborazione con il Comune di Cesano Maderno, il Tourig Club Italiano, l’Associazione Pierres d’attente e l’Associazione Amici del Palazzo e Parco Arese Borromeo, si compone di 35 pannelli con testi e immagini tratte da opere d’arte di musei europei e delle chiesa della Valle d’Aosta. La prima sezione biografica descrive le principali tappe della vita di sant’Anselmo da Aosta al vescovato di Canterbury, evidenziando i momenti storici fondamentali come la lotta per la libertà religiosa con l’affermazione della separazione tra potere temporale potere spirituale. La seconda sezione tematica, oltre alla dimostrazione filosofica dell’esistenza di Dio, sottolinea anche i temi che presentano motivi di interesse attuale come la ricerca della verità, la formazione della coscienza personale, l’impegno educativo, l’importanza riservata all’amicizia. Sugli stessi temi, una terza sezione propone citazioni tratte dagli scritti di Anselmo. Segue una sezione molto ampia che presenta immagini di Anselmo in Valle d’Aosta. Alla realizzazione hanno contribuito, tra gli altri, Franco Cardini, Maria Antonietta Crippa, Alessandro Ghisalberti, Costante Marabelli, Lucetta Scaraffia, Piergiorgio Thiébat, Timothy Verdon. La mostra è accompagnata da un catalogo a stampa in coedizione con la Libreria Editrice Vaticana, che la riproduce integralmente e che contiene scritti di Piergiorgio Thiébat, Alessandro Ghisalberti, Antonio Maria Sicari, Carlo Collo, Maria Antonietta Crippa, e le Benedettine di Isola San Giulio. Info: [email protected] e [email protected].
È ora visitabile nell’Auditorium Paolo e Davide Disarò dell’antica Chiesa di Santo Stefano, Cesano Maderno, piazza mons. Arrigoni, orario sabato e domenica 10.00-12.00, 15.00-18.00, ingresso libero. Visite guidate, anche per scuole, su prenotazione al 0362. 52 81 18 (chiedere, in orario di ufficio, della dott.ssa Luana Redaelli).