Uno degli ultimi progetti di Solzenicyn, che dagli anni dell’esilio si era dedicato a un gigantesco lavoro per riportare alla luce la verità storica, è la monumentale «Storia della Russia nel XX secolo» (oltre 2000 pagine in due volumi), che ha finalmente visto la luce a Mosca.

L’opera è stata presentata il 16 novembre al Centro Culturale «Biblioteca dello Spirito» di Mosca dal redattore responsabile Andrej Zubov, docente dell’Università MGIMO, e da uno dei 45 autori che hanno partecipato al progetto, padre Georgij Mitrofanov, decano dell’Accademia teologica di San Pietroburgo.



Che cos’ha di speciale questa pubblicazione rispetto alla messe di libri di storia contemporanea usciti finora, in Russia e all’estero? Il fulmineo esaurirsi della prima tiratura (5.000 copie), nonostante la mole e il costo dell’opera, e la partecipazione massiccia del pubblico alla presentazione sono dati eloquenti circa l’interesse che desta fra i lettori. Anche la partecipazione di un collettivo di ben 45 storici all’opera (lo stesso Solzenicyn aveva stilato l’indice e l’elenco degli autori, e nessuno di essi ha rifiutato), è indicativa dell’impegno e del respiro di quest’opera. Un dato interessante: tre autori hanno chiesto di mantenere l’anonimato – ha detto Zubov nel corso della presentazione – perché il testo ha visto la luce in un momento non facile per la verità storica, all’indomani dell’istituzione della commissione governativa «contro le falsificazioni storiche ai danni degli interessi dello Stato».



Un atto di responsabilità civile e morale, dunque, da parte di autori e lettori, secondo la tradizione della grande cultura russa in epoca sovietica; i due autori l’hanno definita la «prima versione anticomunista di grande respiro della storia russa del XX secolo», una «rivisitazione critica e “contrita” del corso della storia russa», ha sottolineato padre Mitrofanov.

 

Dall’inizio della perestrojka fino ad oggi, infatti – ha osservato Zubov – la maggior parte dei nuovi manuali di storia ha continuato a mantenere uno «spirito sovietico», mentre quest’opera ha scelto come criterio non lo Stato o il progresso economico, la potenza militare o l’ammodernamento del Paese, ma «l’uomo, la sua dignità, libertà, felicità, possibilità di mettere a frutto le proprie potenzialità – questi i criteri di valutazione della storia russa del XX secolo che abbiamo utilizzato».



Il testo, sebbene sia già stato adottato anche come manuale scolastico, all’Accademia teologica di Pietroburgo, vuol essere più che un manuale. Lo si vede dallo sviluppo dei singoli temi, dallo spazio riservato a personaggi principali e meno noti, a biografie, brani di memorie, diari e testimonianze personali, ai pareri di vari storici sui diversi avvenimenti.

La storia del XX secolo è riletta come chiave della «memoria collettiva» delle generazioni di oggi in Russia, epoca di un «gigantesco crollo interiore, le cui conseguenze non sono ancora state risanate». In questo contesto, la storia della Chiesa è ampiamente trattata come fattore di primo piano nel corso della storia russa, si sollevano interrogativi sul suo ruolo e responsabilità del passato, nella prospettiva di comprendere i fondamenti di una possibile rinascita della Russia. «L’umano è stato annientato in Russia, ma c’è qualcosa di sovrumano, ed è appunto la Chiesa, che è indistruttibile. Questo è uno dei miracoli a cui abbiamo assistito in Russia nel XX secolo, il miracolo della conservazione della Chiesa, che non è morta sebbene tutto facesse pensare che era impossibile che sopravvivesse», ha detto a questo proposito Mitrofanov.

 

Oggi, anche all’interno della Chiesa, c’è il grave rischio di censurare la memoria storica; uno dei successi dell’ideologia comunista è quello di essere riuscita in parte a plasmare un «nuovo tipo umano» incapace di pensare in maniera autonoma. «La rinascita della Russia può iniziare solo dalla rinascita dell’uomo e della sua autocoscienza, dal suo pentimento», è stato detto più volte nel corso della serata di presentazione, ma si è anche da più parti rilevato che questo processo è già in corso: infatti, se l’élite odierna torna a parlare di statalismo e imperialismo, è evidente che in varie sfere della coscienza sociale (cinema, letteratura, pubblicistica e così via) sono in atto interessanti ricerche di una «dimensione umana autentica, integrale».

 

(Giovanna Parravicini)