I Greci identificarono l’Europa come la naturale antagonista dell’Asia: alla libertà e indipendenza delle poleis greche si contrapponeva la servile obbedienza dei popoli orientali; alle virtù generate e coltivate nella temperie politica e culturale della Grecia classica, delle quali Atene era stata antesignana e maestra, si opponeva una massa informe di uomini e donne apparentemente senza identità; alla grandezza della persona umana, protagonista della propria esistenza fino al punto di interloquire con gli dei e di decidere di dare la vita per la libertà propria e della propria città, l’Oriente asiatico non poteva opporre che la regalità dinastica e la grandezza di uno solo, ignorando tutti gli altri.
L’idea di Europa nasce in Grecia e si afferma come termine di contrasto con l’Asia: in definitiva, fra gli uomini liberi e la democrazia, da una parte, e coloro che sono asserviti e non conoscono la libertà, non sanno morire per essa, non praticano le virtù collegate ad essa, dall’altra. I valori di libertà e democrazia, che caratterizzano i Greci e l’Europa, si radicheranno nei secoli successivi anche nella mentalità romana. Ne è un esempio Cicerone, che ricorderà ai suoi concittadini (Sullo stato) che nessuno può esimersi dal difendere la libertà della propria città, qualunque sia la sua condizione, al punto da affermare (Oraz. per Cecina) che libertas e civitas possono esistere soltanto unite. Agli stessi principi Cicerone attinge ancora in definizioni di principio della democrazia, come l’idea di stato: res publica res populi («lo stato appartiene al popolo») e la definizione di popolo: «[il popolo non è] ogni accozzaglia di uomini convenuti per caso ma un insieme ben ordinato di persone unite dalla condivisione dei principi e del bene comune».
L’idea di Europa, soprattutto la coscienza del suo significato storico, si affievolisce con la decadenza di Atene e del mondo greco. L’avvento del dominio romano realizzerà, a partire dal III secolo a.C. e fino all’età di Adriano (117-138 d.C.), una unità sovranazionale che raggiungerà progressivamente anche l’Asia e l’Africa cosicché le categorie più rispondenti alla nuova realtà politica e territoriale rappresentata da Roma saranno quelle di Oriente e di Occidente, senza contrapposizioni né pregiudizi ideologici, anche se, per allontanare da sé l’impressione di voler rinnovare la guerra civile, Ottaviano non dichiarerà la guerra ad Antonio ma al monstrum orientale, Cleopatra: qui prende il sopravvento la negatività dell’Oriente che si contrappone – ma ideologicamente e politicamente, non per la sua debolezza o viltà – all’Occidente, solidale con la politica di Ottaviano.
Roma, secondo una teoria storiografica (la successione degli imperi) radicata da secoli nel pensiero greco e affermatasi in quello romano intorno al II secolo a.C., era succeduta ai grandi imperi precedenti di Assiri, Medi, Persiani e Macedoni. Il suo dominio su quasi tutta l’oikoumene (le terre conosciute) non distinguerà un territorio dall’altro. Tuttavia, anche se Roma non alimenterà l’idea di Europa, si può dire che la cultura e il pensiero giuridico che oggi chiamiamo europei – senza dimenticare che gli stessi principi sono accolti e professati anche oltreoceano – sono elaborati e perfezionati da Roma fin dal V secolo a.C., non molti anni dopo la vittoria dei Greci alle Termopili. Di Europa si ricomincerà a parlare in età tardo antica (sebbene il termine ricorra in Cesare, Plinio il Vecchio e Tacito), quando cominceranno a prendere forma gli stati nazionali, si affermerà il Cristianesimo come fede comune a tutti i popoli del continente europeo e sorgerà il Sacro Romano Impero, baluardo della Cristianità contro l’avanzata islamica.
La formazione dell’Europa sarebbe stata probabilmente impossibile senza l’esperienza, che fu giuridica, culturale e civile, di Roma antica. Avanti alle altre conquiste del pensiero romano e prima delle conquiste militari, va considerata la promulgazione delle leggi scritte, le leggi delle dodici Tavole. Esse rappresentano il livello di coscienza e di rispetto del diritto dei singoli e dei popoli di cui Roma fu maestra (come Atene lo fu della democrazia ideale). Le leggi contenute nelle dodici Tavole permisero a tutti i cittadini romani di conoscere le norme di procedura e garantirono l’uguaglianza di tutti i cittadini romani di fronte alla legge, primo fondamento della democrazia.
La superiore civiltà di Roma e la progressiva, talvolta travolgente conquista del continente al tempo di Cesare e dei suoi successori fu l’elemento unificante dei popoli europei insieme con la lingua latina, che divenne quella comune perché ufficiale e di uso corrente fra i soldati, i commercianti, i sacerdoti. Lo stato romano aveva la capacità di aggregare popoli e nazioni con i quali veniva a contatto e assunse i connotati di uno stato multinazionale senza per questo diventare multiculturale; anzi, la cultura romana fu diffusa anche con la forza del dominio e difesa all’interno in tutti i modi.
Un altro elemento decisivo per l’unificazione intorno a Roma di tanti popoli – cosicché il poeta Rutilio Namaziano, di origine gallica, vissuto fra IV e V secolo, poteva dire, rivolgendosi a Roma: Fecisti patriam diversis gentibus unam… Urbem fecisti, quod prius orbis erat «Desti una patria ai popoli dispersi in cento luoghi… di tutto il mondo una città facesti» (De reditu suo, I; trad. di Giosuè Carducci) – fu la capacità, unica nel mondo antico, di integrare i vinti e i peregrini (popolazionicon uno stato giuridico non riconosciuto da Roma: sostanzialmente tutti gli stranieri). Una unità che non si arrestava dinanzi ai confini continentali. Strumento privilegiato dell’integrazione romana fu l’esercito e il servizio militare. I provinciali, spesso di stato giuridico inferiore, potevano aspirare alla cittadinanza romana dopo aver servito onorevolmente Roma per decenni, «contribuendo lealmente a conservarne la maggior grandezza».
Ma il fattore decisivo della nascita dell’Europa moderna fu il Cristianesimo, che, in seguito all’Editto di Milano del 313, divenne religio licita e poté essere praticato liberamente in tutto l’impero. Ciò avvenne dopo quasi tre secoli di periodiche persecuzioni, l’ultima delle quali, quella di Diocleziano, nel 305, fu breve ma feroce. Il pensiero giudaico-cristiano è il fondamento parallelo al diritto romano che diede forma alla nuova civiltà europea, all’interno della quale trovano ordinatamente posto molte istanze di pensiero diverse che tuttavia non possono né cancellare né indebolire una sostanziale unità di sentire, presente in tutte le manifestazioni culturali e soprattutto nelle categorie del pensiero.
Sotto il profilo culturale, l’idea di Europa si può identificare con la figura di S. Paolo, giudeo di origine, romano di nascita, greco di lingua e di cultura, punto di congiunzione fra il pensiero classico e il pensiero cristiano, e di S. Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale e autore della prima Regula monastica.