Scoperti i resti di “Abele”. L’Iraq, oltre che degli scontri quotidiani, sarebbe stato anche il teatro del primo omicidio della storia, avvenuto nell’Età della Pietra.

L’autore del delitto, avvenuto in un’epoca che va dai 75 mila ai 50 mila anni fa sui Monti Zagros, fu, a quanto pare un homo Sapiens. La vittima invece, manco a farlo apposta, un uomo di Neandertal. L’arma si ritiene sia stata una freccia. L’unica cosa che manca a questo punto è il movente. A riferire, decisamente in ritardo, questo delitto è stata ieri “La Stampa”. Sul giornale è infatti stato ospitato l’intervento di Steven Churchill, professore alla Duke University, in North Carolina, il quale si dichiara convinto di aver scoperto il primo crimine al mondo. I resti di Shanidar-3 – come è stato battezzato il malcapitato – sono stati ritrovati in una caverna del nord-est iracheno. «La ferita è proprio quella di un “proiettile” lanciato da un aggressore» ha spiegato lo studioso. La prova è nella lesione della nona costola sinistra, ancora evidente.



Dalle analisi degli studiosi è inoltre emerso che il Neandertal era un tipo sui 40-50 anni, parecchio avanti con l’età per quell’epoca, ed era affetto da artrite, la malattia più diffusa a quei tempi.

L’uomo, forse un capo, o forse solo il l’anziano della tribù, fu soccorso dai compagni che lo portarono nella caverna dove cercò di sopravvivere prima di spegnersi dopo una lunga agonia, probabilmente con un polmone perforato e un’infezione che lo divorava. Si consumò così il primo delitto della storia, o almeno il primo di cui finora sia stata individuata una testimonianza.



Leggi anche

STORIA/ Elezioni universitarie del ’75, lo spartiacque tra realtà e ideologia