La Domus Aurea, imponente costruzione voluta dall’imperatore Nerone, non smette ancora oggi di destare sorprese e regalarci tesori e scoperte di inestimabile valore archeologico. È il caso dell’ultima notizia rapidamente diffusasi per la quale sarebbe stata rinvenuta ieri la famosa sala che Svetonio chiama della Coenatio Rotunda, un grande salone a volta affrescata che rappresentava le costellazioni celesti. A commentare quest’ultimo rinvenimento il professor Eugenio La Rocca, docente di archeologia e storia dell’arte greca e romana, nonché sovraintendente ai beni archeologici della Capitale.
Professor La Rocca, la notizia parrebbe di gran rilievo da un punto di vista archeologico ma lei frena gli entusiasmi. Perché?
Per il semplice fatto che non ci sono ancora notizie certe. Sono in contatto con i colleghi della sovraintendenza per approfondire quest’ultima scoperta. La Domus Aurea è sempre una miniera di scoperte e le novità ci sono praticamente ogni mese. Sicuramente se si trattasse della sala in questione saremmo di fronte a un evento molto importante.
Può spiegarci la misura di questa scoperta?
È un luogo che fa parte anche della letteratura latina, è entrato nella leggenda. La sala in questione doveva essere a dir poco meravigliosa. Nerone aveva fatto le cose in grande convocando due dei più celebri architetti del tempo per costruirla e invitare i propri ospiti. La volta interamente affrescata rappresentava l’intera volta celeste, come una sorta di planetario, e i segni dello zodiaco. Probabilmente però tali affreschi sono andati perduti, è molto difficile se non impossibile che la volta sia rimasta intatta.
Per quale motivo?
Quando gli architetti Severo e Celere furono convocati dall’imperatore per costruire la stanza organizzarono la volta in modo tale che ruotasse seguendo il movimento astrale. Un numero imprecisato di schiavi attendeva ad alcuni marchingegni adibiti alla rotazione della cupola. Possiamo solo immaginare lo spettacolo che all’epoca questo effetto doveva suscitare. Ma c’è un problema: è improbabile che questa cupola fosse stata realizzata in pietra. Molto più verosimile è che l’abbiano costruita in legno pitturato. Un materiale piuttosto deperibile direi. Quindi al massimo della stanza si potranno scoprire, o forse si sono già scoperte, solo le pareti. Intendiamoci, non è certo una scoperta da niente.
Ma al di là di quest’ultima la Domus Aurea avrà ancora per lungo tempo diverse sorprese da riservarci. Del resto già nel cinquecento era fonte di tesori e ispirazione per molti artisti del Rinascimento.
Infatti molti collegano la Domus Aurea all’epoca rinascimentale, come uno dei modelli attraverso i quali l’umanesimo si rifaceva all’antichità. Può farci un esempio?
Le “grottesche”. Sono elementi decorativi importantissimi durante il Rinascimento. Il Ghirlandaio, Pinturicchio, Giulio Romano ne fecero ampio uso. Un uso che nasce dalle ripetute visite, da parte di questi artisti, degli affreschi superstiti nella Domus Aurea. Quando fu scoperta si pensò per molto tempo che si trattasse delle terme di Tito, ma le chiamavano “grottesche” perché rinvenute dentro grotte. Altro non erano che le stanze della Domus che affioravano nel terreno. Molti giovani romani si infilavano attraverso i buchi della terra dentro queste stanze magnifiche annaspando nel buio o con l’aiuto delle fiaccole. Anche grandi personaggi sono entrati in passato a visitare questi spazi e hanno lasciato le loro firme. Un paio piuttosto “libertine” come quella del marchese De Sade e di Casanova.
Quando si è compreso che si trattava della Domus Aurea?
Molto più in là, in realtà è una scoperta già ottocentesca. Si è prima scoperto che le terme di Tito non erano quelle grotte ma consistevano in una struttura molto più piccola. Sono state rinvenute assai più vicino al Colosseo. La Domus Aurea, il settore sul Colle Oppio, era stato spazzato via dalla realizzazione delle terme di Traiano, molto più grandi, che avevano innestato una sorta di piattaforma di quanto restava degli edifici precedenti.
La Domus Aurea è invece di per sé, come dicevamo, un’opera voluta esclusivamente da Nerone.
Sì. Fu realizzata dopo il grande incendio di Roma del 64 dopo Cristo in pochissimo tempo. Considerando che Nerone si uccise nel 68 significa che in meno di quattro anni una bella fetta della da era già stata realizzata e copriva uno spazio di circa ottanta ettari. Quella che vediamo oggi è solo una piccolissima porzione della domus aurea che dobbiamo immaginare come tanti padiglioni più o meno grandi sparsi in un enorme giardino nel quale c’erano laghetti, fontane, ninfei. E Nerone appena la vide pronunciò la famosa frase «finalmente posso vivere come un uomo».
Frase famosa quanto discussa
Piuttosto ambivalente. Da un lato pensava che gli uomini dovessero vivere come dei, dall’altro che anch’egli avesse un suo spazio privato. Sebbene in realtà Nerone fosse molto amato dal popolo, contrariamente a quanto si pensi. Anzi spesso invitava i senzatetto a dimorare fra le proprie mura, nelle proprie case. La stessa Domus Aurea in determinate ore del giorno era aperta al pubblico.
Una domanda più “tecnica”. Quando avviene una scoperta di questo tipo come si procede da un punto di vista archeologico? In quanto tempo potremo disporre di ulteriori notizie?
Dipende dalla qualità della scoperta e dall’avanzamento del lavoro. Se l’intera stanza è stata scoperta può essere che gli archeologi diano delle informazioni precise. È chiaro che. trattandosi della Domus Aurea, le documentazioni e le informazioni dovrebbero arrivare in tempi più rapidi. Se si tratta di un lavoro in corso immagino che ci vorrà un po’ più di tempo perché si abbiano delle informazioni che siano un più precise. L’importante è evitare sensazionalismi. Le grandi sensazionali scoperte sono rarissime mentre quelle che avvengono ogni giorno sono altrettanto fondamentali, ma vogliono uno studio scientifico.