Il successo del San Giovannino del Louvre che ha visto lunghe code fuori palazzo Marino riporta ancora una volta alla ribalta il genio di Leonardo. Egli, che amava definirsi polemicamente omo sanza lettere, ha lasciato aforismi, brevi pensieri annotati sulle sue carte. Eccone alcuni:

No si volge chi a stelle è fiso.

Io non mi appartengo.



L’acqua che tocchi dei fiumi è l’ultima che quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.

Parola come sacco, vuota non si regge.

La nebbia addolcisce i contorni.

Il voto nasce quando la speranza more.

Sono pensieri di uno scienziato, artista, poliedrico investigatore delle cose e costruttore di macchine, di impianti idraulici, di progetti. E, senza altro aiuto che una riga di parole nella bella lingua del Quattrocento, bisogna intuire e interpretare.



Al cimento si conosce il vero oro.

Leonardo lascia in eredità molte altre massime, capaci di condensare in un solo enunciato le varie meditazioni che gli provengono dallo studio e dall’osservazione delle cose attorno a lui. Alcune sembrano proverbi di saggezza popolare:

 

Beata è quella possessione, che vist’è da l’occhio del padrone.

 

Chi altri offende, sé non sicura.

 

Chi cava la fossa, questa gli ruina addosso.

 

Altre si appuntano sull’arte del conoscere:

 

Chi disputa allegando l’autorità, non adopra lo ‘ngegno, ma più tosto la memoria.



 

Chi poco pensa molto erra.

 

Chi non si fida mai sarà ingannato.

 

Chi si promette dalla sperienza quel che non è in lei si discosta dalla ragione.

 

Fuggi e precetti di quelli speculatori che le loro ragioni non son confermate dalla isperienzia.

 

La sapienza è figliola della sperienzia.

 

Nessuno effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienzia.

 

Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti.

 

I sensi sono terrestri, la ragione sta for di quelli quando contempla.

 

E se un pensiero sembra scettico Nissuna cosa è che più c’nganni che ‘nostro giudizio, è tuttavia corretto da una sostanziale convinzione positiva: La verità al fine non si cela.

 

Belle le sentenze che derivano dall’osservazione della natura e dei comportamenti umani:

 

 

Natura non rompe sua legge. La natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive.

 

Nessuna azione naturale si po’abreviare.

 

Chi non raffrena la volontà colle bestie s’accompagni.

 

Dimanda consiglio a chi ben si corregge.

 

La memoria dei beni fatti, appresso l’ingratitudine, è fragile.

 

Altre sembrano dettate da una lieve mestizia, dominata dalla serena accettazione della vita:

 

Niuna cosa è più veloce che gli anni.

 

Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica.

 

La fama vola e si leva al cielo, perché le cose vertudiose sono amiche a Dio.

 

Ogni torto si dirizza.

 

Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.

 

Uno degli uomini più grandi del nostro Umanesimo mostra di avere quella fiducia nella bontà delle cose che lo tiene attaccato a un sentimento di giustizia e a un equilibrio di valutazione.