Quasi 200 pagine fitte di analisi, considerazioni, giudizi sulla realtà della politica alla luce dell’insegnamento cattolico. Si presenta così il Primo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo recentemente pubblicato per i tipi Cantagalli. Ne è autore l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa www.vanthuanobservatory.org. I curatori di tale importante documento, che vuole essere, d’ora in poi, un appuntamento annuale, sono il Presidente del medesimo ente, mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, e Stefano Fontana, direttore. A mons. Crepaldi abbiamo posto alcune domande su questo nuovo testo.
Eccellenza, perché questo rapporto?
Il rapporto è il frutto della normale attività del nostro Osservatorio, che monitora lo “stato di salute” della Dottrina sociale della Chiesa (DsC) nel mondo. Credo che corrisponda ad una esigenza: avere uno sguardo di insieme, articolato ma anche sintetico, di come l’incarnazione della DsC sta procedendo. Il Rapporto è uno strumento di informazione, riflessione e discernimento.
Quali sono le “emergenze” della Dottrina sociale della Chiesa più sentite oggigiorno?
Il grande attacco laicista all’America Latina, ove grandissime risorse sono impiegate per far approvare leggi pro aborto e contro la famiglia naturale; la mancanza di libertà per i cristiani in molti paesi in cui parlare di Cristo è reato punibile (e punito) con la morte; la situazione di stallo nella riduzione degli armamenti; la mancanza di istituzioni economiche capaci di vincere la fame e la denutrizione; le autocrazie personali, le lotte tribali, la corruzione in Africa; l’autoreferenzialità degli organismi internazionali, spesso eccessivamente burocratizzati; l’eugenetica in atto sia nei paesi asiatici, con grave danno per le bambine cui non è riconosciuto il diritto alla vita, sia in Europa tramite la selezione prenatale o preimpianto. Il nostro Rapporto fa un grande affresco dei problemi emergenti, ma anche di quanto la Santa Sede e le comunità cristiane fanno: dalla lotta all’Aids al dialogo tra le religioni e per la pace, dalla critica all’incipiente nuovo sistema autoritario in Venezuela, all’educazione alla riconciliazione e democrazia in Africa.
Si parla molto di America Latina in questo rapporto, come mai?
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È un continente molto interessante dal punto di vista della DsC che è ancora ampiamente contestata tra gli intellettuali, anche cattolici, mentre riscuote un nuovo successo tra il popolo per la capacità dei vescovi di accompagnare la gente in un percorso di vera giustizia. La resistenza mite e propositiva dell’episcopato venezuelano nei confronti del “socialismo del XXI secolo” di Chávez o l’impegno dei vescovi del Perù per contrastare la legislazione sul divorzio breve o sull’aborto sono capitoli di uno stesso significativo impegno.
Nel rapporto si parla una Chiesa “a due velocità”: da una parte Benedetto XVI che guarda avanti, mentre il corpo ecclesiale non sempre lo segue. Quali le resistenze più forti?
Il Papa è in prima linea su due punti: il posto di Dio nel mondo e la coerente globalità dell’impegno sociale cristiano. Il Papa sostiene che il Cristianesimo non solo è utile ma è indispensabile per la vita sociale. Egli insiste sul fatto è che l’ecologia ambientale non va mai separata da quella umana. Non ci sono solo le foche in pericolo ma soprattutto l’uomo. I temi della vita e della famiglia non possono essere separati da quelli della povertà e dello sviluppo.
La secondo velocità riguarda poi coloro che sono ancora fermi a schemi superati, che hanno un concetto di laicità che esclude Dio dalla pubblica piazza e sono sensibili alle nuove ideologie, dal terzomondismo all’ecologismo. La Dottrina sociale della Chiesa ottiene tutta la sua importanza solo se è intesa come una proposta di verità e di carità avente la pretesa di rispondere alle reali attese dell’umanità.