Antonio Rosmini Serbati nacque da famiglia nobile a Rovereto nel 1797, quando la città era ancora sotto il dominio austro-ungarico. Ricevette un’educazione privata fondata sulla tradizione cattolica, soprattutto su s. Agostino e s. Tommaso. Dal 1816 al 1822 studiò teologia e diritto a Padova, dove entrò in contatto con Nicola Tommaseo e con le dottrine allora più diffuse, specie il criticismo kantiano e il sensismo di Condillac, un’emanzione nostrana dell’empirismo. Divenne sacerdote nel 1821 e nel 1826 si trasferì a Milano dove strinse amicizia con Alessandro Manzoni. Fu il papa Pio VIII a spingere i suoi interessi verso la filosofia, esortandolo a condurre gli uomini alla religione per mezzo della religione. 



Le Cinque Piaghe della Santa Chiesa è l’opera più nota e – allora – controversa di Rosmini. Scritta nel 1848 con l’intento educativo di rinnovamento della Chiesa, fu causa del suo cadere in disgrazia: dopo la I Guerra d’Indipendenza, in seguito all’esilio di Pio IX, alleato ora con i Borboni e gli Austriaci, (i quali sospettavano di Rosmini per le sue idee liberali, considerate progressiste), la sua opera fu messa all’indice e fu costretto a ritirarsi – dopo esser stato sul punto di diventar cardinale – in Piemonte, dove si dedicò fino alla morte allo studio e alla produzione filosofica. Morì nel 1855. Un anno prima il Sant’uffizio stabilì che le sue opere potevano circolare («Dimittantur») ma solo in questo secolo le Cinque piaghe sono state riabilitate e tolte dall’indice



– Nell’opera, Antonio Rosmini giudicava come piaghe della Chiesa la separazione del clero dal popolo nella liturgia, l’insufficiente educazione del clero, la mancanza di unità tra i vescovi, le interferenze dall’autorità politica nella vita della Chiesa e i problemi legati al possesso di beni ecclesiastici.

Uno dei temi che più stavano a cuore ad Antonio Rosmini era quello dell’educazione, sul quale scrisse, in particolare, i saggi Dell’educazione cristiana e Sull’unità dell’educazione. Per Rosmini il nocciolo del problema risiedeva nell’idea di perfezione umana e nel modo per raggiungerla. Distinguendo l’educazione cristiana da quella non cristiana scriveva: «Il carattere della prima è quello di tendere a conseguire la perfezione della persona nell’alunno che è quanto dire di tutto l’uomo; il carattere della seconda è quello di tendere a conseguire una specie di perfezione solo della natura che è quanto dire di alcune parti staccate dell’uomo».



– All’idea di educazione nelle opere di Antonio Rosmini sono strettamente correlate quelle del diritto e della politica. Secondo Rosmini soggetto di tutti i diritti è la persona umana, realtà sussistente – cioè esistente in se stessa -, alla quale appartengono tutti i diritti (ovvero i doveri da parte degli altri) in quanto realtà suprema nell’ordine gerarchico dell’essere. Per Rosmini «la persona umana è il diritto stesso sussistente». Significa che, in politica come in ogni altra dimensione della società, il bene comune non potrà mai coincidere con il bene pubblico, perché questa nozione condurrebbe alla sopraffazione sulla persona da parte dello Stato. Quest’ultimo, per Rosmini, non è altro che un struttura artificiale, creata dall’uomo per garantire, nella misura minima necessaria, la sicurezza alla società civile reale e realmente esistente, concepita come «unione di famiglie».

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Rosmini elaborò un sistema filosofico l’intento a rinnovare la Chiesa e la Società nel solco della tradizione. Considerato da molti un liberale, la sua produzione spaziò su vasti campi, ma principalmente, i filoni della sua indagine furono: la critica all’empirismo e all’innatismo; l’idea dell’essere e il problema della conoscienza; la morale; il diritto e la politica; l’ontologia e la teologia naturale.