John Henry Newman (1801-1890) è una personalità intellettuale talmente poliedrica e ricca di faccettature che non è possibile sintetizzare il suo pensiero filosofico, teologico, apologetico, storico (e questo semplice e incompleto elenco è già significativo) in un sistema unitario. Non è possibile perché il suo stesso modo di procedere non è mai stato sistematico, ma si è sempre lasciato guidare dagli avvenimenti interiori ed esterni. Lo mette ben in evidenza Roderick Strange nel suo recente John Henry Newman. Una biografia spirituale (Lindau). Strange dichiara fin dalle prime pagine che non è sua intenzione offrire il panorama completo del pensieri newmaniano; più modestamente (e in modo più affettivamente implicato) egli intende dare ragione del perché Newman è stato importante per la sua vita e la sua fede e quindi possa esserlo – così si augura l’autore – anche per i lettori: «Non pretendo che il mio libro sia estremamente originale, ma mi piacerebbe pensare che offra spunti utili per comprendere Newman, le sue idee e il suo approccio ai problemi e alle difficoltà con cui molto spesso lottiamo anche oggi».



Fedele a questa impostazione, Strange dedica il primo capitolo a motivare il suo interesse per Newman e il secondo a fornire gli elementi essenziali della biografia newmaniana: dalle origini rigorosamente anglicane, al nobile tentativo di riavvicinamento con il cattolicesimo in cui è consistito il «movimento di Oxford» fino all’ingresso nella Chiesa cattolica (1845); dalle successive difficoltà con alcuni anglicani, ma anche con i cattolici, alle complesse vicende legate alla guida dell’università cattolica di Dublino o alla rivista Rambler; per finire con le incomprensioni subite da Newman da parte di un certo cattolicesimo aggressivo, fino al riconoscimento della sua autorevolezza con l’attribuzione della porpora cardinalizia. Una lunga vita piena di avvenimenti e, soprattutto, sempre sottesa da un formidabile lavoro intellettuale per approfondire sempre di più la fede cristiana e la sua ragionevolezza.



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Strange cerca di individuare alcune linee di tendenza in un pensiero che non è mai stato puramente teorico: Newman «fu sempre più interessato alla realtà che alla teoria. Si occupava di ciò che veramente accadeva». Le linee di tendenza o, meglio come le chiama Strange, le «preoccupazioni ricorrenti» sono, a suo avviso, quattro. La rivelazione, la Chiesa, il dogma e l’istruzione.

I capitoli successivi, che sono poi il corpus principale del volume, sono dunque esemplificazione di come queste preoccupazioni si sono applicate nel pensiero di Newman a riguardo di specifici argomenti cui ha dovuto far fronte. Si parla di: infallibilità pontificia, mariologia, ruolo dei laici nella Chiesa, ecumenismo, significato della provvidenza, istruzione religiosa, santità per finire con un breve capitoletto dedicato al poema Il sogno di Geronzio in cui Newman tratta il tema della morte e del giudizio.



 

In tutti questi ambiti specifici di studio e di interventi pubblici di Newman – che non si è mai sottratto alle polemiche che riteneva necessarie – Strange mette in evidenza, non senza qualche ripetitività, alcune caratteristiche del modus operandi di Newman. Anzitutto l’onestà intellettuale, cioè quella stima della ragione come non contraddittoria con la fede, che consente di affrontare ogni tematica nella nettezza del giudizio, senza dover ricorrere all’enfasi ingiustificata o all’esagerazione. Da qui un equilibrio e una capacità di tener conto di tutti i fattori che hanno fatto di Newman un precursore di molte scoperte che sarebbero diventate patrimonio comune della Chiesa dopo molti decenni. Strange sottolinea poi la preoccupazione educativa che soggiace a tutti gli scritti di Newman, anche quelli apparentemente più teorici. Questo gli derivava non solo dalla sua personale esperienza in campo educativo (in università, in parrocchia, nella Congregazione da lui fondata e guidata), ma anche e soprattutto dal suo fortissimo senso della Chiesa. Fin dai tempi del suo anglicanesimo il problema centrale della ricerca newmaniana era quello di individuare il luogo dove la straordinaria rivelazione cristiana permane lungo tutta la storia; proprio perché si convinse, in base anche a rigorosi studi storici, che questo luogo è la Chiesa di Roma, si fece cattolico e la passione perché questo luogo fosse il più possibile compreso da tutti, accogliente verso tutti dominò tutta la sua attività.

In vita ciò gli fu riconosciuto con l’attribuzione da parte di papa Leone XII della porpora cardinalizia; dopo la morte la sua influenza è stata enorme e ora non si aspetta altro che l’ultimo sigillo della beatificazione.

  

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