La crisi finanziaria esplosa nel 2008, ma di cui si vedevano chiaramente le avvisaglie sin dall’estate 2007, è stata per gran parte dell’opinione pubblica una sorta di “buco nero”, un fatto da subire senza comprendere. Perché la crisi, che si cercava di circoscrivere alla finanza americana, è presto dilagata sui mercati finanziari di tutto il mondo? Perché è poi ricaduta pesantemente sull’economia reale, tagliando gli investimenti e la produzione delle imprese, ma soprattutto provocando disoccupazione e riduzione dei consumi delle famiglie ?



Si è scritto molto su questa crisi e le televisioni di ogni tipo e “colore” hanno quasi monopolizzato il dibattito sulla cause, sugli effetti, su come superarla, su come rilanciare l’economia e su come stabilizzare, per il futuro, i mercati finanziari. Ma nonostante chilometri di immagini, volumi di carta di giornale e una bibliografia che si può definire “sontuosa”, l’opinione pubblica, la grande parte dei cittadini che subisce in prima persona gli effetti della crisi, sembra ancora disorientata, scettica e quasi rassegnata ad ascoltare i resoconti e le “medicine” che propongono gli “iniziati”. Certo, sia l’economia che la finanza non sono argomenti semplici da affrontare, ma il linguaggio, usato e scontato, dei grandi media di oggi sembra proprio quello degli scribi egizi, impermeabile per scelta di casta al grande pubblico.



È nata da questa considerazione elementare, ma profondamente democratica, l’esigenza di spiegare le cause, la storia e i problemi di questa crisi nei termini più semplici possibili. È per questa ragione che gruppi di studenti di economia della “Cattolica” di Milano e della “Bocconi” hanno posto il problema che è stato subito raccolto dalla Fondazione per la Sussidiarietà.

La scelta conseguente, fatta con molta umiltà e con molto lavoro di consultazione, è stato l’allestimento di una Mostra al Meeting che si aprirà il 22 agosto a Rimini, con pannelli, filmati di vario tipo, testimonianze di economisti e imprenditori, persino vignette e sequenze ironiche, con un libretto infine di cento pagine, che cercherà di far comprendere, anche ai cosiddetti non “iniziati” o non “evoluti”, i problemi connessi alla crisi. Il titolo della Mostra non ha alcuna pretesa, ma si basa su una visione realistica e positiva: Un impiego per ciascuno. Ognuno al suo lavoro. Dentro la crisi, oltre la crisi.



Alla fine si può dire che in tre stanze del Meeting si è allestita una “piccola guida” alla grande crisi, ma il risultato, se ci è permesso dirlo, non è di secondo livello. La sequenza della Mostra è riassunta nelle tre stanze: dalla prima che riguarda il retroscena del collasso finanziario, alla seconda stanza dove si analizza l’impatto e le risposte alla crisi, alla terza stanza dove si allarga l’orizzonte della crisi guardando alla società attuale e considerando la reazione dell’uomo che per natura lo spinge verso grandi cose.

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Nei filmati e sui pannelli della Mostra si è cercato, con grande sforzo, di sintetizzare tutti i temi della crisi economico-finanziaria, partendo dalla spiegazione elementare di alcuni termini-tabù e quasi sconosciuti come “mutuo subprime”, “cartolarizzazione”, banca d’affari, effetto leva, obbligazioni e tassi di interesse. La ricerca di sintesi è andata avanti per mesi, cercando di ottenere un linguaggio comprensibile per spiegare una realtà tanto complessa.

 

È stato uno sforzo di conoscenza e di apprendimento, anche esaltante. Ridurre la complessità alla comprensione non significa necessariamente schematizzare, ma magari conoscere dei principi fondamentali che ti spingono poi a porti domande più concrete sulla stessa complessità.

Non è questo il solo metodo seguito nell’allestimento di questa Mostra. Sulle cause e gli effetti della crisi c’è ora, da molto tempo, una sorta di “palleggio di responsabilità”. Secondo alcuni è stata la cattiva finanza a provocare il disastro. Ma ci sono altri che puntano il dito sulla “corruzione politica”. Il percorso della Mostra non cerca invece “capri espiatori”, non demonizza la finanza, non se la prende con la politica, non si cala in contrapposizioni che sono ancora ideologiche, nonostante sia passato il “secolo delle ideologie”. Il percorso della Mostra che sarà presentata al Meeting di Rimini cerca di essere il più lineare possibile, partendo dall’analisi dei fatti, dalla cadenza delle date, dalla risposta che banche centrali e governi hanno cercato di suggerire di fronte alla crisi.

Solo nell’ultima stanza della mostra, con molta attenzione, ci si permette di esprimere un giudizio che non vuole affatto essere ultimativo. Ci si permette di dire, di fronte alla molteplicità dei fatti analizzati e dei comportamenti usati dai protagonisti del mercato, che probabilmente la grande crisi non riguarda una categoria di operatori o di “persone importanti”, ma investe complessivamente una intera società.

Spiega il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini: “La domanda è se un’economia dell’uomo e per l’uomo non debba tener conto solo dei desideri, delle aspirazioni, della creatività, ma anche valorizzare l’esigenza e la capacità di creare legami e di realizzare il bene comune. È quindi una diversa concezione del lavoro il punto centrale da cui ripartire”.

 

 

 

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