Quando, nel luglio del 2001, sono salito per la prima volta a San Valentino, il paese dell’Appennino reggiano dove Rolando ha vissuto e dove ora è sepolto e venerato nell’antica pieve, quando ho iniziato a conoscerlo, sono stato colpito da questo fatto: Rolando era un ragazzo innamorato di Gesù, che da questo amore era stato trasformato, su questo amore aveva impostato tutto il progetto della propria vita e, per l’intensità di questo amore, perché pubblicamente proclamava di essere tutto e solo di Gesù, per questo era stato sequestrato, brutalmente torturato e ucciso dai partigiani comunisti, il 13 aprile 1945, nel tentativo, vano, di cancellare la novità che lui era dalla sua terra, dalla storia del suo paese.
Rolando amava Gesù e il suo grande Amico era la ragione per cui quel ragazzo si alzava la mattina, e il suo primo gesto era inginocchiarsi sui gradini della scala di casa e pregare. Il suo grande Amico era la ragione per cui mangiava, studiava, viveva l’amicizia ed era lui che aggregava gli altri ragazzi, organizzava i giochi e al termine del gioco guidava tutti in chiesa.
L’amore per Gesù lo rendeva naturalmente autorevole. Ere un leader che suscitava negli altri il desiderio di imparare da lui a seguire Cristo. Ma, per chi vagheggiava il folle progetto di costruire un mondo senza Dio e senza misericordia, per chi voleva trasformare la fine della guerra nell’inizio di una rivoluzione per affermare la dittatura del proletariato in Italia, per i partigiani comunisti di quella terra, che poi è anche la mia terra, l’Emilia rossa nel triangolo della morte, Rolando era solo un nemico da eliminare.
Ho pensato, se Gesù è tutto per noi, se la realtà è Cristo, il tesoro della testimonianza di amore e libertà di questo giovane seminarista è un tesoro immenso. E quando si trova una cosa bella e preziosa si desidera farla conoscere. Così, da giornalista, mi sono messo a scrivere. Ne è nato anche questo nuovo libro, “Rolando Rivi, seminarista martire”, Edizioni Shalom, www.editriceshalom.it, in cui racconto di questo bambino attraverso i documenti storici che ho raccolto e soprattutto attraverso la voce, la passione, l’amore di quanti lo hanno conosciuto, di chi ha partecipato a quei drammatici eventi.
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Finalmente questa storia che per 60 anni si è cercato di nascondere, che per 60 anni si è cercato di cancellare dalla memoria del popolo, viene raccontata in tutta la sua nuda drammaticità, in tutta la sua verità. Molte volte ho cercato di immedesimarmi in quel momento, in quel venerdì pomeriggio, due giorni prima della domenica in albis, quando i suoi persecutori lo hanno tirato fuori dalla porcilaia dove lo tenevano rinchiuso per trascinarlo nel bosco dove l’avrebbero ucciso.
Ho pensato a lui prigioniero insultato, percosso, schiaffeggiato, preso a cinghiate, spogliato a forza dell’abito talare che tanto amava. Ho pensato a lui tremante, assetato, da tre giorni non mangiava e non aveva più lacrime per piangere. Ho pensato alla paura che come una lama si deve essere insinuata nel suo cuore di bambino, mentre inutilmente chiedeva pietà. Ho pensato al brivido di gelo che lo ha attraversato quando i partigiani comunisti hanno estratto il coltello per torturarlo e poi la pistola per ucciderlo.
Eppure anche in quel momento, in quel momento in cui ognuno di noi credo sarebbe stato solo gelato dal terrore, Rolando ha ridetto a chi solo apparteneva la sua vita, ha ribadito la sua identità, ha chiesto, come raccontano i testimoni, di poter pregare. L’amore è stato più forte della paura, del dolore, dell’umiliazione, delle sevizie, delle percosse. Questo libro in qualche modo chiude con il passato, ma insieme apre al futuro e provoca la nostra vita.
In questo momento in cui, come scrive il grande poeta Eliot, la Chiesa è “minata dall’interno e attaccata dall’esterno”, la figura del giovane Rolando ha un valore profetico, perché ci parla dell’amore a una Chiesa profondamente radicata nella tradizione, cosciente della propria irriducibile identità, viva per rendere presente Cristo e aperta a tutti i fratelli uomini in un autentico spirito missionario.
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Il libro esce nel momento in cui presso la Congregazione per i Santi di Roma, la Positio è stata ultimata, stampata, e portata al protocollo. In pratica tutto quello che dovevamo fare perché Rolando sia beato è stato fatto, ultimato, abbiamo consegnato il nostro lavoro alla Chiesa e attendiamo in tempi brevi, speriamo e preghiamo entro il 2011, il giudizio dei teologi e dei Cardinali e il decreto di beatificazione. Sarebbe un evento di grande rilievo ecclesiale e civile.
Ecclesiale, perché Rolando sarebbe infatti, nella storia della Chiesa italiana, il primo seminarista di un seminario minore diocesano a salire all’onore degli altari come martire; civile perché si concluderebbe la prima causa di beatificazione avviata in favore di uno dei 130 sacerdoti e seminaristi uccisi, sul finire della guerra e nel dopoguerra, dai partigiani comunisti per impedire che portassero il contributo della propria fede e delle proprie idee di libertà alla nuova Italia che stava nascendo.
Il libro si legge e si guarda, con 50 foto in gran parte realizzate da Carla Canovi, che accompagnano il racconto. Grazie poi all’impegno dell’editore, Shalom, e rinunciando a tutti i diritti d’autore, abbiamo realizzato un libro di 190 pagine, tutte a colori al prezzo “impossibile” di soli 4 euro. Abbiamo voluto forte mente questo prezzo per favorirne al massimo la diffusione. Con soli 8 euro ne compro due copie. Una per me e una da regalare a un amico e non c’è regalo più bello che far conoscere un testimone della fede.