Attraversato il ponte, Forchtenberg è tutta lì, arroccata sotto le rovine del suo antico castello. In questo borgo trascorsero parte della loro infanzia Hans e Sophie Scholl, due dei protagonisti della Rosa Bianca, il gruppo di studenti che si opposero in modo non violento al regime nazista e che vennero condannati a morte nel ’43. Dal 2006 è possibile ripercorrere i luoghi della loro infanzia grazie al «Percorso Scholl», che per il turista diventa una sorta di caccia al tesoro che si snoda su e giù fra le viuzze tortuose di quella che qui guai a non chiamare città!
La prima tappa è facile da trovare: il municipio, dove Sophie nacque il 9 maggio del ’21. Suo padre, Robert Scholl, era stato obiettore di coscienza durante la prima guerra mondiale, e nel ’16 si era sposato con Magdalene Müller, figlia di un sarto di Forchtenberg, dove Robert nel ’19 fu eletto sindaco. La famiglia crebbe rapidamente: Inge, Hans, Elisabeth e Sophie. Erano gli anni duri del dopoguerra, la nascente Repubblica di Weimar era vessata dalle riparazioni stabilite dai vincitori e costretta a fare i conti con un’iperinflazione che provocò disoccupazione e tensioni, preparando l’humus su cui si sarebbe sviluppato il nazionalsocialismo.
Dal municipio ci si inerpica poi verso la chiesa evangelica dell’Arcangelo Michele, dove fu battezzata Sophie. Da bambini, in inverno si divertivano a sfrecciare con la slitta a rotta di collo dalla chiesa fin giù al fiume. L’infanzia dei fratelli Scholl è legata all’ambiente parrocchiale anche per l’amicizia con la famiglia del pastore Krauss; accanto alla chiesa c’è ancora il giardino parrocchiale dove un tempo i figli del borgomastro giocavano con quelli del parroco.
Un breve sentiero sale verso le rovine del castello. Costruito nel XIII secolo, durante la Guerra dei Trent’anni finì in rovina e tale rimase. Negli anni ’20 i bambini ci andavano a giocare, costruivano casette con le pietre, ma era pericoloso e così il sindaco fece sbarrare l’accesso.
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Scholl era fautore di una politica «progressista», ma non riscuoteva molto successo, anche se riuscì a far costruire una canalizzazione, un nuovo magazzino per i raccolti e una palestra. Nel ’24 collegò persino Forchtenberg alla rete ferroviaria, e per l’occasione presso il castello fu allestito uno spettacolo teatrale.
Scendendo verso il centro ci si imbatte in scorci pittoreschi offerti da splendide case a traliccio, contornate da giardinetti affollati di piante di ogni tipo. Il vecchio asilo non c’è più, ma il cespuglio di rose bianche è il segno eloquente che sei sul percorso. Ai tempi di Sophie ospitava una settantina di bambini: la signorina li accudiva facendoli cantare e raccontando le storie della Bibbia. Naturalmente giocavano: col monopattino, nel recinto della sabbia e con l’acqua della fontana.
La vecchia scuola invece è rimasta. «La più brava non sono, la più bella non voglio essere, ma la più intelligente sì», amava ripetere Sophie. C’erano tre aule, ognuna delle quali ospitava due classi assieme, così anche Sophie venne a trovarsi per qualche tempo nella stessa classe di Elisabeth. Quando, proprio nel giorno del suo compleanno, Elisabeth venne retrocessa dai primi banchi (i più meritevoli stavano davanti), Sophie lo considerò una palese ingiustizia e andò a protestare dal maestro. Il percorso scende verso il Kocher, dove la piccola diga era il posto preferito per tuffarsi: a 6 anni Sophie imparò a nuotare con Inge, mentre Hans rischiò di sprofondare nel fiume ghiacciato.
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Ricorderà Inge: «Siccome la canalizzazione non funzionava bene, in primavera si verificavano spesso degli allagamenti. Mio papà ci comprava dei trampoli con cui attraversavamo le strade allagate, fieri come dei piccoli re che si fossero conquistati un nuovo territorio». Lungo il fiume, al posto dell’orto e del frutteto degli Scholl, oggi c’è la stazione degli autobus. Di fronte, una scaletta invita a salire sulle antiche mura di cui resta una torretta e un breve camminamento.
La vita dei fratelli Scholl non si esauriva nel borgo, come scrisse Sophie: «Come non posso vedere un torrente limpido senza farci ciondolare dentro i piedi, tanto meno riesco, a maggio, a superare un prato senza inoltrarmici… Se mi giro, la mia testa tocca lo scabro tronco di un melo. Come allarga protettivo i suoi buoni rami sopra di me!… Premo la faccia contro la sua calda corteccia scura e penso: terra mia, patria, e provo un sentimento immenso di riconoscenza in quel momento». E Inge: «I dintorni di Forchtenberg erano incredibilmente belli. Vigneti e boschi di faggi misti ad abeti circondavano la cittadina. Passavamo intere giornate in quei boschi». Ancor oggi è così.
Alle elezioni del 1929, Robert Scholl venne sconfitto e la famiglia si trasferì. Hans e Sophie proseguirono gli studi a Monaco, dove si ampliò la rete di amicizie decisive per la loro vita. Ci fu spazio anche per un’iniziale infatuazione per gli ideali del nazionalsocialismo, seguita dalla repentina disillusione e repulsione, fino a pagare il loro dissenso con la vita.
Romano Guardini così si espresse in occasione della loro commemorazione nel novembre ’45: «Erano persone normali, che vivevano intensamente la loro vita; gioivano delle cose belle che la vita regalava loro, e sopportavano le difficoltà imposte. Guardavano diritto al futuro, pronti all’opera buona e fiduciosi nelle promesse che la giovinezza porta con sé. Ma erano cristiani per convinzione… Hanno lottato per la libertà dello spirito e per l’onore dell’uomo, e il loro nome resterà legato a questa lotta. Nel più profondo hanno vissuto però nell’irradiazione del sacrificio di Cristo, che non ha bisogno di alcun fondamento nell’esistenza immediata, ma sgorga libera dalla fonte creativa dell’eterno amore».