Oggi è la ricorrenza della scoperta dell’America, la data per antonomasia, che ha destinato per sempre un navigatore genovese alla gloria dei posteri. Genovese di nascita, ma spagnolo di adozione e per riconoscenza. Fu, infatti, la regina Isabella di Castiglia e rendere possibile una delle più grandi imprese della storia. «Impresa originata per un errore di calcolo. Ma un errore decisamente fortuito, che cambiò non solo i confini materiali, ma anche quelli mentali delle persone», spiega Marco Meschini, storico medievista contattato da ilSussidiario.net. In effetti, Colombo era convinto che navigando verso ovest sarebbe stato possibile raggiungere le Indie. Ritenne, infatti, il diametro della terra inferiore a quello reale e il continente asiatico ben più esteso di quanto in realtà non fosse. In ogni caso, sulla rilevanza della sua scoperta non si discute. Tanto che il 12 ottobre 1492 viene indicato tradizionalmente come il passaggio dal Medioevo e all’Epoca moderna. Non solo, tuttavia, per il viaggio di Colombo.  



Perché si stabilì quella data a fare da spartiacque?

Otre alla scoperta dell’America, nello stesso anno accaddero due avvenimenti decisivi. Si spense Lorenzo de Medici, la famiglia del quale segnò un’epoca. Vi fu un periodo, infatti, prima della sua morte, di calma relativa in cui le grandi potenze – quella dei Medici, economicamente, era la più grande – vissero in sostanziale equilibrio. Nello stesso anno morì Innocenzo VIII. Tutto ciò contribuì ad avviare un processo che, negli anni immediatamente successivi, portò alle cosiddette Guerre d’Italia.



La notizia della scoperta, all’epoca, non riscosse particolare successo…

Le informazioni, all’epoca, viaggiavano ad una certa velocità ma non erano ponderabili. Inoltre, erano considerati molto più importanti gli equilibri europei. Per quasi un cinquantennio le maggiori potenze del tempo si contesero, sul suolo italiano, il predominio dell’Europa. L’orizzonte era ancora mentalmente dominato dal baricentro di sempre.

Secondo la vulgata corrente, la Chiesa tentò di impedire il viaggio di Colombo per ragioni teologiche. Come stanno le cose?

Benché al di là delle Colonne d’Ercole vi fosse l’ignoto, tutti all’epoca sapevano che la Terra era sferica. I maggiori scienziati, inoltre,  non potevano che essere uomini di Chiesa: nelle università, tenute a battesimo da Papi e sovrani cattolici, i professori prendevano gli ordini minori, erano chierici. La Chiesa, quindi, rappresentava l’avanguardia scientifica. La commissione di saggi voluta dai regnanti spagnoli contestò il viaggio per ragioni puramente tecniche. Non pensava fosse fattibile. E, in fondo, aveva ragione. Tra gli errori compiuti, Colombo utilizzò anche un’unità di misura sbagliata.



Cambia, con la scoperta, la concezione dell’uomo e del mondo. In che modo?

Il mondo, da un parte, si dilata. Gli uomini medievali lo concepivano come tre continenti abitati: Europa, Asia e Africa. Con la scoperta dell’America, diventa più grande. Ma, dall’altra, si comprime. Una volta varcate le Colonne d’Ercole – limite fisico e mentale, per gli antichi -, e una volta che, effettivamente, gli eredi degli esploratori giungeranno nell’Indie passando per l’America, il cerchio si chiude. L’indeterminato diventa determinato.  Se il mondo manteneva una dimensione infinita di mistero, il prenderne consapevolezza e rimuovere il mistero, lo ha rimpicciolito.

Quale spirito animò il viaggio di Colombo?

Il dibattito è aperto. Non resta che fidarsi di quanto lui stesso diceva di sé. Nel suo diario scrisse che intendeva trovare una strada alternativa alla Via della seta. Voleva giungere all’oriente estremo bypassando l’oriente islamico. Va ricordato che siamo ancora in epoca cristiana, e Colombo era una persona profondamente religiosa. Sognava uno scambio di ricchezza tra Oriente e Occidente tale da permettere di ottenere le risorse per riconquistare il Santo Sepolcro. Fu un obiettivo spesso nascosto, non sempre esplicito, ma pur sempre presente nel  profondo del proprio animo. In un certo senso, Colombo fu un crociato molto atipico. Voleva, inoltre, “raccordare” il mondo, rendendo la sfericità della Terra esperienza condivisibile della natura manifesta.