Conosciuto come Mark Twain, in realtà lo scrittore americano la cui nascita il 30 novembre 1835 è stata ricordata ieri anche dal doodle di Google, si chiamava Samuel Langhorne Clemens. La scelta del suo nome d’arte rivela tutto lo spessore delle sue maggiori opere, un tributo scelto da lui stesso a quella America che aveva segnato la prima parte della sua esistenza, quando lavorava sui battelli a vapore del grande fiume Mississippi che taglia in due la nazione. Nel dialetto dei marinai di quei battelli infatti, l’espressione “by mark, twain” significava “dal punto del segno, ci sono due tese”, cioè le due unità di misura usate al tempo e che corrispondono circa a quattro metri. Un grido sentito e pronunciato così tante volte che al futuro autore di Tom Sawyer e tanti altri celebri libri era rimasto nel cuore, tanto da volerlo usare come pseudonimo. Mark Twain è stato definito dallo scrittore William Faulkner il “primo vero scrittore americano”: proprio partendo da questa espressione IlSussidiario.net ha voluto chiedere a Vita Fortunati, docente di letteratura angloamericana nell’Università di Bologna, qual è oggi il valore di Mark Twain.
Professoressa, è d’accordo con quanto diceva William Faulkner? E cosa si intende oggi per “scrittore americano”?
La profonda americanità di Twain, come la intendeva anche Faulkner, si riscontra nel suo linguaggio e in quell’umorismo che fu sua grande prerogativa. Twain si rifà all’umorismo di frontiera, l’umorismo paradossale di quelle che si definivano le “tall tales”, le panzane, i miti, le leggende alla David Crockett per intenderci. In questo senso Mark Twain è profondamente americano: tutto il suo interesse per il Mississippi, l’epopea fluviale, le storie di Huckleberry Finn e Tom Sawyer reclamano questa sua appartenenza all’America più profonda.
E’ possibile dire che l’amore di Mark Twain per l’America, la capacità di descriverne i grandi spazi, possa avere in qualche modo influenzato l’analoga passione per l’America e il viaggio degli scrittori della Beat Generation?
Direi di sì: l’epica fluviale, l’amore per il viaggio, la vita sul Mississippi, il senso dell’avventura si ritrovano anche negli scrittori come Jack Kerouac, è qualcosa di profondamente connesso.
In Italia Twain è stato spesso consigliato come lettura per ragazzi. Perché? E’ davvero così?
Certamente Twain, come d’altronde anche Stevenson, ha scritto molto per i ragazzi, ma definirlo lettura per ragazzi è molto riduttivo. La sua grandezza va ben oltre a questo. Teniamo conto poi che l’ultima fase della sua vita è molto pessimista e critica, ha scritto anche libri di critica sociale ambientati in un medioevo tutto suo ad esempio. Era un uomo che aveva un aspetto molto triste e pessimista, era molto di più dello scrittore per ragazzi. Leggendo attentamente la sua opera ci si accorge di questo.
Si è detto che avesse anche una visione anti religiosa: è così?
C’era un aspetto di scetticismo nei confronti di Dio, senz’altro. Aveva anche sollevato molte critiche nei confronti della politica e della società americana. Era un un uomo che visse la sua ultima parte di esistenza in un momento storico di transizione, quando si assisteva alla fine della vecchia America che lui aveva incarnato e cominciava una nuova fase nella letteratura americana e nella società. Lui vive intensamente questa crisi di passaggio.
E’ possibile fare un parallelismo con un suo collega dell’epoca?
Sebbene vivessero in ambienti profondamente diversi, viene in mente Charles Dickens. Entrambi scrissero moltissimo, avevano certamente uno stile di comicità differente, ma sono entrambi due grandi scrittori dell’Ottocento che hanno dei punti in comune. Anche Dickens ad esempio scrisse libri di viaggio.
E oggi come è percepito, soprattutto in America? Le nuove generazioni lo leggono ancora?
Senz’altro: Mark Twain è uno scrittore entrato nel canone della letteratura americana, anche se è vero che oggi i giovani leggono meno di un tempo. Viene ancora studiato a scuola e all’università, e soprattutto come scrittore per ragazzi c’è ancora. Certe opere probabilmente non vengono più lette, ma ricordiamo che lui ha scritto anche saggi interessanti come le sue impressioni di viaggio, ad esempio quando viene a Venezia o va in Palestina. Opere che probabilmente sono meno conosciute al grande pubblico e maggiormente dagli studiosi.
Dunque Mark Twain rimane tutt’oggi nella cultura e nel pensiero americano.
E’ un pilastro della cultura americana. La rilettura dell’intero mito della frontiera non può non passare dalla lettura della sua opera. Le radici della sua comicità sono là, le avventure di Huckleberry Finn sono leggende americane che fanno parte del tessuto stesso dell’America.