Il talento femminile è un talento innato, una disposizione originaria, un assoluto virtuosismo nel conferire al finito un senso. La donna concilia l’uomo e se stessa col mondo, è in armonia con l’esistenza in una misura che l’uomo non conosce. Poiché la donna spiega la finitezza, essa è la vita profonda dell’uomo: una vita tranquilla e nascosta, come è sempre la vita delle radici”. Così Cesare Pavese descriveva il dono che la donna è per l’uomo; le sue parole possono indicare, fatte le debite proporzioni, un punto di vista con cui guardare alle figure femminili presentate da Benedetto XVI nel corso delle udienze da settembre 2010 a gennaio 2011 e pubblicate da Marietti 1820, con il titolo  Donne nel Medioevo. Il genio femminile nella storia del popolo di Dio.



Con la forma tipica del parlato delle udienze, il Pontefice traccia il profilo di 15 donne vissute nel Medioevo o nella prima età moderna. Non di rado egli esplicita il suggerimento che dalle loro vite promana anche per l’esistenza di oggi, così distante non solo nel tempo. Più spesso sono le loro stesse parole e azioni quotidiane a parlare a Dio, alle consorelle, a noi.



Papa Ratzinger sfata un pregiudizio piuttosto radicato, che spesso tiene lontano dall’accostare queste donne dalle molte visioni, dalla vita penitente: egli mostra che i doni mistici non sono affatto solo per la persona che li riceve, ma generano la carità, la comprensione, l’affabilità, il discernimento delle anime e perciò si riversano come una sorgente di pace su tutti coloro che hanno la possibilità di accostarvisi.

Troviamo tra esse vergini che hanno vissuto tutta la via nel chiostro, donne sposate e poi vedove, che si sono dedicate a opere di carità, giovani guerriere come Giovanna d’Arco, che arsa viva per gli errori degli ecclesiastici, non è mai venuta meno all’amore per la Chiesa; regine, popolane come Caterina da Siena, totalmente immersa nella sua città e nei gravi problemi politici del suo tempo, segnato dalla Cattività Avignonese.



In esse l’unione con Gesù, sia voluto e perseguito fin dall’infanzia, sia incontrato più tardi dopo una vita disordinata, è il cardine delle occupazioni quotidiane, che non si limitano alla preghiera, ma si adoperano nell’ascolto dei dubbi altrui, nel conforto dei dolori, nell’aiuto alla necessità materiali. Nascono anche come opera di carità piccoli testi in cui queste donne mistiche raccontano le loro visioni, i doni particolari a loro concessi, affinché diventino utili anche ad altri.

Per tutte il Papa ha parole di elogio e di ammirazione e cita, quasi a esergo delle suoi ritratti, un passo della Mulieris dignitatem, scritta nel 1988 dal beato Giovanni Paolo II: “La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza, carità; ringrazia per tutti i frutti di santità femminile”.
Commentando la vita di santa Brigida di Svezia, che sposa  Ulf, gli dà otto figli e riesce a fare della sua casa una chiesa domestica, il Papa si augura: “Possa lo Spirito del Signore suscitare anche oggi la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: l’amore, la tenerezza, l’aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell’educazione dei figli, l’apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa”.