Richard Shusterman è il più noto e influente rappresentante vivente nel campo della teoria estetica di ispirazione pragmatista. Il suo approccio si ispira direttamente all’estetica di John Dewey, uno dei padri fondatori del pragmatismo americano, ma la innova e sviluppa verso nuovi orizzonti.
Shusterman è noto per la sua teoria “somaestetica”, che propone una nuova integrazione estetica tra dimensione spirituale e corporea, e i suoi libri sono tradotti in oltre venti lingue. Estetica pragmatista, pubblicato per la prima volta nel 1992, e per la prima volta in lingua italiana nel 2010, è il testo fondamentale per comprendere le idee di Shusterman.
Il libro presenta le linee essenziali di un approccio pragmatista all’estetica e mostra in modo chiaro l’originalità di questa prospettiva, contrapponendola alle principali scuole estetiche novecentesche, a partire da quella di matrice analitica, dominante in particolare nel mondo anglosassone. In estetica come nelle altre discipline, il pragmatismo si fa portatore di una difesa accorata delle ragioni dell’esperienza. L’estetica di Shusterman sviluppa in modo coerente questa intuizione, riportando a nuova vita l’idea deweyana che l’oggetto dell’estetica non è la mera fruizione intellettuale dell’opera d’arte, ma la vita tutta intera.
Questa frase non va intesa solo nel senso, reso celebre da Michel Foucault, di un’estetica dell’esistenza, ma più in generale nel senso di una filosofia dell’esperienza che riconosce il carattere universale delle esperienze di fruizione e godimento, le quali identificano l’estetico nella sue dimensione più autentica. Il vero oggetto dell’estetica non è dunque l’opera d’arte ma gli effetti che essa produce sull’esperienza umana.
La somaestetica, che secondo Shusterman costituisce la quintessenza dell’arte, costituisce un’evoluzione della concezione pragmatista dell’arte come esperienza. Shusterman sviluppa questa idea a partire dal riconoscimento dell’enorme potenziale estetico collegato al corpo. Si tratta di un potenziale la cui fonte è duplice: da un lato in quanto sistema sensoriale attraverso il quale facciamo esperienza della bellezza; dall’altro, in quanto il corpo stesso è fonte di piacere estetico. Rivendicando il potenziale estetico del corpo Shusterman ritiene di rimanere fedele ad una consolidata tradizione filosofica, che vede in Montaigne, Dewey, ma anche Baumgarten – il fondatore dell’estetica – alcuni dei rappresentanti più noti.
La somaestetica costituisce una nuova disciplina – al tempo stesso estetica e filosofica – che si caratterizza per due tratti distintivi di notevole originalità: il richiamo al fine esistenziale di un miglioramento della vita e il ricorso alla dimensione della pratica e non solo a quella della teoria.
Shusterman la definisce come “lo studio critico, migliorativo dell’esperienza e dell’utilizzo del proprio corpo come sede di fruizione estetico-sensoriale (aisthesis) e di automodellazione creativa”. Varrà allora la pena ricordare che Richard Shusterman, fedele in questo alla propria vocazione filosofica, non è soltanto un apprezzato professore di filosofia (egli è Dorothy F. Schmidt Eminent Scholar Chair in the Humanities alla Florida Atlantic University), ma è anche un terapeuta esperto in tecniche di riabilitazione corporea secondo il metodo Feldenkrais, un metodo che mira ad intensificare la consapevolezza e le prestazioni corporee attraverso tecniche la cui finalità è al tempo stesso terapeutica ed educativa.
Il libro di Shusterman costituisce una prima stimolante introduzione a questi temi, aprendo sfide nuove e dimostrando la vitalità del pragmatismo come corrente di pensiero capace di rinnovarsi attraverso un confronto sempre attento e radicale con il mondo della nostra esperienza vissuta.