È l’Europa di oggi, non quella di sessanta anni fa che ha bisogno di De Gasperi, oggi: di una visione cioè che sappia fare la differenza tra un politico e uno statista. Sono parole sue, proprio di Alcide De Gasperi: “la differenza tra un politico e uno statista sta nel fatto che il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”.
È l’Europa di oggi, indecisa in troppe situazioni, impotente a Srebrenica, divisa sulla Libia come sull’Iraq che ha bisogno di De Gasperi per sperare di tornare ad essere protagonista sullo scenario della pace e della guerra.
È l’Europa di oggi, non quella di sessanta anni fa, che domanda un termine di paragone ed un esempio continuo nella nostra attività politica. La politica di oggi, infatti, ha un estremo bisogno di persone che abbiano un approccio con la gestione della cosa pubblica, di quel valore, che sentano cioè la parola popolo non come un pretesto per il proprio progetto di potere ma come un riferimento imperativo se si vuole che l’espressione bene comune abbia un senso. È anche l’Italia di oggi che ha bisogno di De Gasperi. Ne ha bisogno perché si possa riaffermare una visione delle istituzioni concepite come garanti e non come padrone della vita dei cittadini. Istituzioni che siano consapevoli che evitare un conflitto permanente è doveroso se si vuole da un lato favorire la convivenza civile, dall’altro aprire una stagione di riforme troppo a lungo rimandata.
Ma soprattutto, siamo noi ad aver bisogno di De Gasperi. Noi: tutti quelli cioè che pretendono fare politica a partire da un ideale cristiano. “Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide” è la frase che Konrad Adenauer, Robert Schuman e De Gasperi amavano ripetere. Queste parole ci fanno comprendere il contributo essenziale che uomini come loro hanno portato alla sconfitta delle ideologie totalitarie. La domanda di una nuova società europea, rispondente alla maturità civile e morale del popolo e allo sviluppo dell’energia che ne deriva. Libertà religiosa, libertà d’educazione, libertà d’impresa, cooperazione tra i popoli, questa la pace duratura che ha voluto De Gasperi. Se quella pace c’è stata ed è ancora una certezza nel nostro continente, lo si deve essenzialmente ad una geniale intuizione figlia di un approccio cristiano alla politica.
Possiamo sperare di uscire dalla drammatica situazione attuale se tutti decidiamo di essere veramente ragionevoli sottomettendo la ragione all’esperienza, se cioè, liberandoci da ogni presunzione ideologica, siamo disponibili a riconoscere quel qualcosa che ci unisce. Questo significherebbe ricordare degnamente, e non solo nella giusta dedicazione di una sala del Parlamento europeo, la figura di Alcide De Gasperi.