Come sempre più spesso accade, anche oggi con il logo di Google dedicato a Martha Graham, il motore di ricerca di Mountain view dà la possibilità ai navigatori di imbattersi in figure non sempre note al grande pubblico, ma che hanno lasciato un segno indelebile nella storia di qualche disciplina, artistica o scientifica che sia. La danza contemporanea ha molte “eroine”, donne coraggiose e geniali e anche spregiudicate (considerando il loro tempo) che hanno dato un contributo fondamentale per l’evoluzione del mondo di Tersicore che dai primi del ‘900 ha cambiato il modo stesso di concepire questa straordinaria ed universale, al pari della musica, forma d’arte.
Ed ecco che all’alba del ‘900 il panorama della danza appare fortemente condizionato dal mutare della vita moderna che si va via via facendo più dinamica all’insegna di un un inedito cosmopolismo culturale. Le donne, in particolare, acquistano nuova coscienza di sé e scoprono che si possono rifiutare modelli sociali precostituiti e di matrice patriarcale. Rivoluzionarie come Isadora Duncan (1878-1927) trasferiscono nella danza queste istanze sociali ed esistenziali rifiutando la costrizione delle punte e dei corsetti: nasce la “danza libera”. L’americana Isadora Duncan porta in Europa la sua rivoluzione e trionfa a Parigi, Vienna, Berlino, Pietroburgo, Londra. La visione dionisiaca della Duncan, il suo passo leggero che traduce in lirica bellezza le visioni di Rodin come le teorie di Nietzsche sulle note di Beethoven come di Wagner, fa proseliti nel Vecchio Continente dove nascerà la danza espressionista o centro-europea. Questa nuova estetica ha altre eroine rivoluzionarie come Mary Wigman e grandi maestri e veri ideologi del nuovo verbo coreutico come Rudolf von Laban e Kurt Jooss.
Aldilà dell’Oceano Atlantico opera un’altra “passionaria”, Ruth Saint Denis, che si ispira ai riti mistici orientali. Ed è proprio la Saint Denis, insieme al danzatore Ted Shawn, a dare il moto propulsivo più efficace per la nascita della “danza moderna” . I due fondarono a Los Angeles, nel 1914, una scuola di danza, la Denishawn, centro di formazione di matrice universitaria. Alla Denishawn School si insegna la “music visualization” ovvero concepire il movimento come contrappunto del ritmo e del colore della musica. In questa scuola si formano quelli che diventeranno i veri protagonisti e capiscuola della “modern dance” americana: Doris Humphrey, Charles Weidman e soprattutto Martha Graham, la “grande madre” della danza moderna.
Martha Graham nasce a Pittsburgh, Pennsylvania, l’11 maggio del 1893. Muore a New York nel 1991 alla veneranda età di 98 anni.
Martha Graham è considerata, a ragione, la più grande coreografa e danzatrice statunitense del XX secolo nonché creatrice di una tecnica che è alla base di ogni corrente ed estetica di danza contemporanea che conosciamo. Il suo gesto è strettamente connesso a profonda introspezione che vuole indagare quali demoni si celano nei recessi dell’animo umano. Il suo lavoro può dirsi “coreosofia” in cui corpo materico e anima sono un unicum. La Graham studia minuziosamente le varie regioni anatomiche e ne scopre le potenzialità espressive e la plasticità. La sua danza è dinamica ma pretende la più intensa espressività in un’alternanza di cadute e risalite che tendono a contraddire l’effetto di gravità in un insieme di straordinaria leggerezza.
Donna carismatica dalla personalità fortissima, affascinante ed enigmatica, Martha Graham ha creato balletti che sono vere pietre miliari, insuperabili capolavori pionieristici e rivoluzionari nell’accezione più alta del termine come “Primitive Mysteries” (1931), “Appalachian Spring” (1944), “Clytemnestra” (1958), “Phaedra” (1962) fino all’ultimissimo “Maple Leaf Rag” (1990).
Tra le ultime apparizioni in Italia si ricorda quella memorabile per la stagione di danza 1985-1986 del Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia: Martha Graham già molto anziana, 92 anni, accompagna la sua compagnia, la Martha Graham Dance Company. Minuta, magrissima, con la chioma ancora corvina, si lascia ammirare muta in uno dei saloni del Teatro emiliano. I suoi occhi severi sono ancora di brace in un viso di eterna bellezza, maschera di inaudita forza espressiva che il tempo non è riuscito ad appannare. Già monumento a sublime arte.
La sua autobiografia è apparsa postuma, “Blood Memory” (1991, tradotta in italiano nel 1992).
La Martha Graham Dance Company festeggia quest’anno gli 85 anni di vita.
Rende omaggio a questa grande artista, in occasione del giorno della sua nascita, anche Google che mette in sequenza nel proprio logo una sequenza di figure tratte da schizzi che la stessa Martha Graham realizza nel 1930 per la coreografia “Lamentation”.