Si è detto in un articolo precedente della necessità e della difficoltà di pensare la letteratura come forma di conoscenza. Per molte filosofie di matrice positivista o neo-positivista la conoscenza poggia su forme logiche che non hanno niente a che vedere con i voli fantasiosi della letteratura. D’altro canto, alle volte è stata la stessa letteratura a rivendicare tale estraneità, come se essa conferisse più “libertà”. Per entrambe queste posizioni la letteratura sarebbe il frutto di facoltà come intuizione, immaginazione, sentimento, perfino divinazione, purché tutte siano mantenute nella stretta cerchia dell’irrazionale, a-razionale, extra-razionale.
Dicevamo anche delle tante forme di estetica o di paradigmi che cercano di cogliere invece il valore conoscitivo dell’esperienza letteraria. Da Aristotele (che giustamente mi è stato rimproverato di dimenticare) fino al recente paradigma narrativo si sono viste molte teorie che hanno provato a spiegare il fenomeno di questo tipo di conoscenza senza rassegnarsi all’irrazionalità.
Nonostante gli spunti illuminanti, personalmente trovo insoddisfacenti questi tentativi. Infatti, per quanto interessanti, essi non mi sembrano pensare la razionalità specifica della letteratura in modo adeguato. Spesso le considerazioni filosofiche sulla letteratura si limitano a forme di analisi a cui viene affidato il compito di estrapolare i meccanismi che la letteratura incarna inconsapevolmente. L’analisi filosofica strappa alla letteratura, o più facilmente a un particolare autore, il suo segreto e poi ne utilizza il concetto.
Al contrario, ho già accennato al fatto che il gesto con cui creiamo o ricreiamo, in quanto fruitori, la letteratura sembra essere più vicino al “gesto matematico” che all’analisi filosofica. Secondo il suggerimento kantiano, la matematica pensa l’universale nel particolare, a differenza della filosofia che pensa il particolare solo in quanto universale. La letteratura fa capire allora come l’universale si possa dare nel particolare; in altre parole, come faccia il significato a essere concreto e come mai esso raggiunga la propria piena comprensibilità proprio in “quel” concreto.
Una delle domande più affascinanti di questo settore di studi riguarda proprio la possibilità e la giustificazione di questo tipo di razionalità sintetica che potrebbe fornire un utile complemento alla razionalità analitica così studiata nell’ultimo secolo.
In ogni caso, qualunque sia la lettura che si vuol dare della razionalità in letteratura, penso che sia urgente cercare almeno di stabilire un campo di interesse e provare ad ordinarlo. Per questo, insieme a una collega brasiliana, Juliana Perez, abbiamo pensato di creare un data base che raccolga tutto il materiale di riferimento per la filosofia della letteratura, sperando che essa divenga, anche in Italia, un settore scientifico. Da qualche mese esiste un sito per la filosofia della letteratura: www.philosophyofliterature.org. Come wikipedia il sito richiede l’adesione e la collaborazione attiva dei suoi lettori. È una piccola avventura a cui invito i lettori de ilsussidiario.net.
Il sito è diviso in quattro sezioni: filosofi che parlano di letteratura (per far degli esempi: i nostri Eco, Guardini, Pareyson, Croce oppure Freud, Unamuno, Heidegger, ecc.), letterati che parlano di filosofia (Dante, Manzoni, Schlegel, Camus, Péguy, ecc.), letterati che parlano di letteratura (alcune celebri pagine di Eliot, Tolkien, Lewis, Borges ecc.), e infine filosofi della letteratura (recenti) in senso stretto (Lamarque per esempio).
In ogni sezione si possono caricare dei testi (se sono liberi dal copyright), mettere dei link a testi che compaiono già sul web, mettere dei link a libri che sono in vendita e si vogliono segnalare. Ciascuno può fare tutto questo iscrivendosi gratuitamente nel sito e seguendo le procedure per “submit an article”. Ovviamente si possono inserire anche i propri articoli. L’unica limitazione è che qualsiasi articolo o link va messo nella sua lingua originale.
Quando uno comincia a caricare i propri testi preferiti si rende conto che c’è molta letteratura nella propria conoscenza e molta conoscenza nella propria letteratura. Esserne consapevoli e mettere a disposizione di tutti questa ricchezza è un piccolo contributo per una visione della conoscenza più adeguata.