“accogliere conviene”: questi due verbi che costituiscono il sottotitolo del libro “La porta spalancata” di Sandro Bocchio e Adriano Moraglio incuriosiscono il potenziale lettore, sempre interessato a trovare inchieste che svelano interessi economici discutibili (quando non  inconfessabili) dietro qualunque iniziativa a prima vista disinteressata. E’ questo sottotitolo, ben più del titolo, degno di un’opera di Stephen King, che potrebbe spingere ad iniziarne la lettura per cercare le motivazioni di questa “convenienza”. Dico subito che non se ne troveranno, almeno nel senso atteso all’inizio, ma che il libro offrirà ben di più: 9 dialoghi di coppie che hanno dato, nel corso della loro vita di famiglia, la disponibilità ad accogliere in casa propria, in esperienze prevalentemente di affido, bimbi, adolescenti, adulti ed anziani che di accoglienza avevano bisogno.



Sono dialoghi piani, molto diretti, in cui le voci della moglie e del marito si rincorrono, precorrendo le domande che il lettore istintivamente porrebbe, e completando le risposte che il lettore attende con crescente curiosità. Inutile dire, che come spesso nella realtà, le voci femminili sono più intense e significative…



Nove mariti e nove mogli ripercorrono la loro vita: vite normalissime di persone qualunque, toccate inaspettatamente da proposte che molti di noi lascerebbero cadere facendo finta di non sentire o rifiuterebbero adducendo scuse tanto ragionevoli quanto banali. “Accogliereste qualcuno in casa vostra per qualche giorno?”.

Molto spesso questo invito, una volta accolto, ha letteralmente rivoluzionato la vita di queste coppie, ma nessuna di esse, nel momento di un bilancio, ha una minima recriminazione. Lo dice chiaramente Pietro, che con Anna e le loro due figlie ha vissuto esperienze di accoglienza di bambini in difficoltà famigliari, poi di una ragazza più grande delle figlie, poi ancora di una neo mamma, di altre ragazze ed infine di ex terroristi carcerati: “Le cose non le abbiamo inseguite, sono sempre state loro a venirci incontro… Non le abbiamo cercate, ma il “ritorno” è stato incredibile. Ci ha salvati l’aver sempre detto di sì: abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo saputo dare”.



Leggere queste storie non è esperienza facilissima: ci si chiede, magari con qualche rimorso, se noi avremmo potuto anche lontanamente accogliere allo stesso modo e più ancora ci si chiede: “Ma chi glielo ha fatto fare?”

Queste stesse coppie, peraltro, se lo chiedono, e ci offrono qua e là sommessamente le loro risposte. Eccone una, dalla voce di Anna: “Entriamo in una compagnia molto semplice, che ci chiede di andare a fondo dell’Incontro che abbiamo fatto con Gesù attraverso persone ben precise. E’ un qualcosa che ci insegna a prendere la vita completamente sul serio.”

Chiude il libro il monologo di Lorenza, a suo tempo figlia affidataria ed ora moglie e madre. Ripercorre la sua vita di bambina, ricca purtroppo di vicissitudini dolorose, e si sofferma soprattutto sulla convivenza con Teresa e Mario, che ora chiama “i miei”, dopo aver nutrito per diverso tempo la convinzione che non potessero volerle bene come dei genitori, come quel concetto di genitori ideali che si portava dentro, e conclude così: “Chi lo ha fatto fare ai miei di accompagnarmi così nella mia vita, togliendo il tempo anche ai loro figli? … Ci si sente inadeguati di fronte a tanto amore…”

Sandro Bocchio e Adriano Moraglio sono giornalisti affermati e ben conosciuti in campo sportivo (il primo) e letterario (il secondo) Avrebbero potuto riprendere i contenuti delle interviste e reinterpretarli dando loro un impatto anche più provocante. Non l’hanno fatto, lasciando alle voci dei genitori affidatari la spontaneità e la sincerità di persone vere quali esse sono. Finita la lettura del libro, dovremmo avere un’espressione di gratitudine anche per il loro essersi davvero messi gratuitamente a disposizione dei protagonisti delle 10 storie di vita che il libro ci regala.

 

(Giuseppe Crippa)