Andare alla messa dell’Ascensione domenica 5 giugno nella grande Chiesa di Nostra Signora del Buon Consiglio in quel di Vienna, Virginia, a due passi dalla George Mason University che è la  vera roccaforte del pensiero liberista, aiuta a meglio comprendere l’ultimo, in ordine di tempo, saggio di Luciano Pellicani Dalla Città Sacra alla Città Secolare, Rubbettino 2011. Un saggio letto volando da Roma a New York ed in treno da Pennsylvania Station alla Union Station della Capitale Federale Usa.
La Chiesa – una grande struttura del 1973 ampliata e ammodernata un paio di anni fa – è stracolma, specialmente di famiglie giovani con bambini (ai quali è riservato uno spazio speciale). La congregazione è attenta. La celebrazione è accompagnata da canti. Dopo il servizio – 9.30 e 10.30 – i fedeli si disperdono in vari locali e nel prato (per breakfast-picnic). E’ in programma un’altra Messa alle 11.30 ed una “pizza” parrocchiale alle 18.30. Vienna è una città satellite della Capitale federale, a reddito medio-alto, a pochi chilometri da McLean, dove la case sono enormi ville ed il reddito familiare molto elevato. I fedeli sono in gran misura bianchi, ma non mancano famiglie afro-americane ed ispano-americane. Un ambiente lieto. Molto differente da quello che toccai con mano lo scorso inverno a Parigi nella Chiesa di St. German-de-Près, semi vuota pur se si era in una fredda giornata d’inverno (in estate meno del 3 per cento dei francesi va alla celebrazione domenicale dell’Eucarestia) e con una congregazione composta principalmente da anziani.
Cosa c’entra tutto questo con il saggio di Pellicani, circa 350 pagine a stampa fitta in cui si percorre la strada verso la secolarizzazione, intesa non come rifiuto della religione ma come sofferto e difficile passaggio da una società di regole monocratica (Sparta è correttamente portata come esempio di “città sacra”) ed in cui il potere è ierocratico, ad una società pluralistica centrata sull’uso pubblico della ragione e la libertà individuale in tutti i campi – da quello politico a quello religioso, da quello filosofico, a quello religioso?
Nel capitolo in cui Pellicani analizza l’America di oggi, la caratterizza come quella in cui più è sviluppato “il mercato delle religioni”: non è più WASP (White Anglosaxon and Protestant) ma sempre più un crogiolo in cui l’offerta della religione cattolica (anche a ragione dell’aumento della popolazione afro-americana) si confronta con quella di varie denominazioni protestanti, con le principali dottrine dell’islam, con il ritorno a culti antichi, con l’avanzare di fedi asiatiche.



In questo “mercato delle religioni”, che sarebbe più appropriato chiamare “mercato delle fedi”, c’è un prodigioso “iperdinamismo” ed una vastissima creatività. Idee e Credi sono in competizione continua così come lo sono le merci, i servizi, i  fattori di produzione. Vince chi offre di più a consumatori sempre alla ricerca del meglio.
Come spiegare i successi della Chiesa cattolica negli Usa nonostante gli scandali che hanno travagliato alcune diocesi negli ultimi tre lustri? Non solamente con il cambiamento demografico e la crescente proporzione della popolazione ispano-americano. Ciò non spiegherebbe il fenomeno delle conversioni di protestanti al cattolicesimo: il 5 giugno la più importante comunità anglicana del Maryland, la Chiesa di San Luca, pastore in testa, è passata al cattolicesimo.
Katherine Marshall, della Georgetown University, a lungo rappresentante della Banca mondiale su problemi di fede e sviluppo, indica come la determinante principale sia della costanza dei valori fondamentali coniugata con l’efficienza adattiva ad un modo sempre più integrato ed in rapido cambiamento.

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