Il cristianesimo ha favorito oppure ostacolato il progresso scientifico? Ha lavorato per il superamento della schiavitù o non l’ha piuttosto giustificata o quanto meno scusata? Quanto alla caccia alle streghe, non è stato forse artefice e vittima di un’ossessione che ha provocato un numero sterminato di vittime?

In questo pregevole lavoro pubblicato solo adesso in edizione italiana – il volume era uscito negli Stati Uniti nel 2003 – l’autore, sociologo della religione, intende superare la riduzione operata da Émile Durkheim nel primo decennio del ‘900 nei confronti delle religioni in generale e dei monoteismi in particolare, in forza della quale esse consisterebbero solamente nella partecipazione a riti e rituali allo scopo di rafforzare «i vincoli fra individuo e società […] essendo il Dio solo una rappresentazione figurativa della società». Tale riduzione finì con l’imporsi nella cultura occidentale divenendo una vera e propria nuova ortodossia delle scienze sociali. Da allora la religione venne sì concepita come capace di consacrare l’ordine esistente nelle società, ma non già di produrre lei stessa implicazioni morali come sviluppo della volontà di Dei percepiti dalla sociologia come insignificanti e sostanzialmente secondari alla religione stessa.



Rodney Stark, invece, si propone di mostrare come la presenza degli Dei costituisca la sostanza del fenomeno religioso e sia il criterio ispiratore delle organizzazioni religiose. Le religioni quindi, dando corpo alla volontà del Dio in cui credono, creano civiltà; non ne sono il frutto, come affermano Durkheim e i suoi seguaci. In particolare, il Dio cristiano è all’origine della civiltà occidentale che non si spiegherebbe senza la fede nella sua onnipotenza, onniscienza e razionalità.



In questo libro l’autore prende in esame, fra gli altri, quattro fenomeni che nel bene e nel male caratterizzano la storia della cultura europea: la lotta contro le eresie, la nascita e lo sviluppo della scienza, la tragedia della caccia alle streghe e la fine della schiavitù. È la concezione cristiana del Dio unico che è logos (ragione), e di cui l’uomo è immagine, che è in grado di spiegare questi fenomeni e di rispondere ad alcuni nostri interrogativi. Fra gli altri: perché le chiese più rigorose in campo dottrinale e morale soffrono meno i colpi della secolarizzazione rispetto a quelle che si adeguano alla mentalità corrente e si arrendono alle istanze dell’opinione pubblica espressa dai media?



Secondo Stark ciò accade perché «le fedi a tensione più elevata offrono ai propri membri un’esperienza molto più appagante di quanto facciano le chiese permissive, a basso costo». Per questo si sono generati in passato e si generano nel presente movimenti di riforma religiosa che favoriscono la formazione di sette ereticali, quando non sono accolti o perché minacciano la struttura dell’organizzazione ecclesiastica o perché sono portatori di una visione incompatibile con la sua ortodossia. Stark rimanda così alla perenne dialettica fra «la chiesa del potere e la chiesa della pietà», quella che il nostro don Sturzo individua tra due correnti: la mistica e l’organizzativa che «sono perenni nella chiesa e la pervadono da un capo all’altro e dal basso in alto. […] Ma da un lato e dall’altro i limiti possono essere e sono stati sorpassati, fino all’eresia e fino alla mondanizzazione. Così l’una fa da freno e l’altra da spinta».

Ancora: perché la scienza nacque nell’Europa medievale piuttosto che in Asia, conferendo all’Europa un potere che le consentì di estendere la sua autorità politica e intellettuale al mondo intero? Sarebbe stato possibile senza la concezione di un Dio dotato di consapevolezza, razionale e onnipotente, creatore di un mondo plasmato dal suo logos e retto da leggi razionali che all’uomo è lecito e perfino doveroso indagare e scoprire?

Perché per secoli, quasi tutti gli europei istruiti hanno creduto che le loro società fossero vittime di una terribile macchinazione, quella delle “streghe”, che avrebbero giurato fedeltà a Satana e gioito nell’infliggere sofferenza, morte e distruzione al loro prossimo? Bastano a chiarire questo fenomeno le spiegazioni abitualmente fornite? Quella che crede che esistessero davvero persone vendute a Satana e intanto ammicca al fenomeno contemporaneo dei vari gruppi Wicca che aspirano ad acquisire poteri occulti e a far rinascere la stregoneria. Oppure quella che ipotizza che quelle donne soffrissero di una malattia mentale non diagnosticata o che le società a cui appartenevano fossero  afflitte da follia collettiva. O quella per cui le presunte streghe fossero vittime del sessismo dei loro inquisitori che intendevano così colpire chi si sottraeva a ruoli prestabiliti nell’ambito delle relazioni sessuali. O che il tutto possa essere spiegato coi cambiamenti sociali intervenuti nell’epoca in cui si accesero più numerosi i roghi che intendevano estirparle. O che fossero l’oggetto delle ossessioni di un clero celibatario sessualmente represso – ma quale ossessione, allora, animava lo zelo dei pastori protestanti sposati quando erano loro a condannare le streghe?

Stark esamina e rifiuta queste spiegazioni e ne propone una sua: fu l’esigenza razionale di chiarire perché la magia popolare praticata prevalentemente da donne “curatrici” sembrava funzionare anche meglio della “magia della chiesa” (le preghiere, le benedizioni rituali, i pellegrinaggi, la liturgia) a spingere teologi che erano le migliori menti dell’epoca ad attribuire al satanismo la causa di tale apparente successo. Ciò fu, in sostanza, «il risultato della ragione e della logica applicate a una falsa premessa».

Quanto alla schiavitù, essa, argomenta Stark, non ebbe fine per la sua inefficienza, come una certa scuola di pensiero insegna, e «l’emancipazione  non fu il risultato di un complotto capitalista» che intendeva utilizzare meglio la forza lavoro degli schiavi. La fine della schiavitù , sostiene Stark citando Vogel, «fu l’esecuzione politica di un sistema immorale all’apice del suo successo economico, voluta da persone ardenti di fervore morale» e religioso.

In questo libro provocatorio, ricco di citazioni tratte da un ampio spettro di autori (anche se prevalentemente di area anglosassone), Stark smaschera dunque la superficialità e i pregiudizi, non solo di molti storici ma di intere scuole storiografiche, e con puntigliosa ironia ne indica gli errori e i fraintendimenti non sempre involontari. Questo volume, infine, mostra con una serie sterminata di esempi come i pregiudizi ideologici delle varie scuole non solo abbiano compromesso l’imparzialità di cordate intere di storici, ma li abbiano talora indotti a forme di aperta denigrazione del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo.

Come osserva il medievista Jeffrey Burton Russel «ciò che comunemente sappiamo su scienza, religione, stregoneria, schiavitù e sette religiose, purtroppo, è falso. Questo libro chiarirà le cose a chiunque abbia una mente abbastanza aperta per trarre degli insegnamenti dalla sua lettura». 

 

Rodney Stark, A gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù, Lindau, Torino 2011, pp. 555.