“Avete copiato Malick? Sembra The tree of life”. Ecco la più frequente reazione al trailer di …E rivivrai. Il profeta Ezechiele, la crisi e la speranza, la mostra in allestimento al Meeting di Rimini 2011. (Il trailer è visibile su http://vimeo.com/26109179) In effetti il paragone regge, anche se la mostra ha preso forma prima dell’uscita del film. La somiglianza c’è e deriva dal fatto che l’ispirazione di fondo è la stessa.
Malick tenta di parlare della storia del mondo dall’inizio alla fine, e in parallelo racconta la storia di una famiglia, di un uomo, di ogni uomo. Tutto il cosmo (le stelle, il mare, le montagne…) nasce nella volontà del Creatore. Questa volontà non si ferma alla creazione della natura, ma giunge a un livello sublime con il dono della libertà: Dio ha voluto degli esseri a sua immagine e somiglianza, capaci di amare, di creare, di lavorare.
Malick racconta queste due storie insieme. E anche noi. Ma la mostra fa un passo in più e introduce una terza storia: la storia di Israele. Non basta guardare a ciò che Dio ha fatto all’inizio di tutto e a ciò che fa oggi. Occorre guardare anche a ciò che ha fatto nel frattempo, che è la chiave per capire ogni altra storia: la grandiosa storia d’amore che ha generato il popolo prediletto e in cui il suo Figlio è nato.
All’interno di questa storia d’amore, troviamo due realtà fondamentali, il peccato, e la misericordia. Il primo lo conosciamo bene: è la conseguenza della libertà, che ha sempre due alternative. Può costruire, può distruggere. Può accogliere il dono della vita con gratitudine, o può cercare avidamente di impossessarsi di tutto.
Qui entra in scena la seconda realtà. Quante volte il popolo di Dio si è allontanato da lui? Non si riesce a contarle. Eppure lui è rimasto fedele. Come un buon padre, ha accettato di pazientare con i suoi figli per farli crescere, senza risparmiare loro le conseguenze delle loro azioni. E quando erano caduti così in basso che sembrava non ci fosse altro che la condanna e la morte, li ha risuscitati.
Questa è la nostra storia. Tutto abbiamo ricevuto, la nostra storia inizia nel nulla. “Non c’eri, ci sei: dipendi”. Tutto abbiamo ricevuto, e molto abbiamo sprecato. E adesso la nostra tentazione più grave è di pensare che ormai sia troppo tardi. Ma Ezechiele ci insegna che non lo è. Anche la crisi più grave di tutta la storia d’Israele, la deportazione di Israele nel deserto di Babilonia, non era l’ultima parola: da quel deserto, il popolo torna a vivere. Ancora una volta, dal nulla Dio crea una cosa nuova – e vuole che in questa ri-creazione lavoriamo al suo fianco.
L’allestimento al Meeting, progettato da una squadra di architetti capitanata da Maurizio Bellucci, sarà multimediale. Scenografie cinematografiche metteranno il visitatore rapidamente in contatto con un mondo lontano, mentre la guida parlerà all’interno di una grande tenda nel deserto. Poi, tutta la storia d’amore tra Dio e Israele, che Ezechiele racconta attraverso il dialogo tra Dio e una giovane orfana, verrà proiettata in un video realizzato da Andrea Chiodi (regista di “Marina Judina, la pianista che commosse Stalin”, lo scorso anno al Meeting, e dei Centocinquant’anni d’Italia a Torino per Rai Uno). La “voce” di Dio è Andrea Soffiantini, che già ebbe questo ruolo nella mostra su Geremia (Meeting 2007). A questa voce reagisce la “trovatella”, Ester Botta, attrice televisiva e prescelta da Massimo Ranieri per la sua produzione de L’opera da tre soldi attualmente in tournée.
L’introduzione multimediale dura poco più di dieci minuti. Contiene già tutti gli elementi essenziali della mostra, ma in una forma ancora da sviluppare. Quindi la parete della tenda si spalanca su una seconda sala dominata da un immenso simbolo del lavoro, la trasfigurazione della materia, che è anche simbolo della risurrezione e dell’eternità. Qui il percorso viene completato attraverso un affondo che lega i temi messi in scena (lavoro e risurrezione) con le tre storie (creazione, Israele, vita di ogni uomo) suggerite nel video. A questo punto, la visita può terminare. Per chi invece rimane incuriosito dai temi trattati, i contenuti sono ampiamente approfonditi in una serie di pannelli. Oltre alla guida principale, ci saranno a disposizione molte altre guide che possono dedicare una visita personalizzata anche a gruppi di pochi visitatori.
Infine, due sussidi saranno disponibili: il catalogo della mostra, edito da Marietti, che contiene interventi di Marina Corradi, John Waters e Massimo Camisasca, e il prezioso libretto di Jean Daniélou, Il segno del tempio, ripubblicato da Cantagalli in occasione di questa mostra.
Il “folle volo” di Malick è imperfetto, ma non per questo è meno utile o meno commovente. Anche il nostro tentativo risulterà parziale: condensare parecchi millenni in quarantacinque minuti di visita, per visitatori sudati e distratti, in agosto nella fiera di Rimini, è impresa sovrumana. E tuttavia affascinante, come la storia di Dio con noi.
From Fraternità san Carlo on Vimeo.