Jorge Luis Borges fu tra i più importanti scrittori, filosofi e poeti contemporanei. «Un intellettuale Argentino che ha saputo trascendere i confini della sua Nazione», lo ha definito la docente di letteratura angloamericana presso l’Università di Bologna, Vita Fortunati. Un giudizio corrispondente al vero. Tanto che oggi Google arriva addirittura a dedicargli il logo personalizzato al 112mo anniversario dalla nascita. Le sue opere, infatti, influenzarono, e influenzano tutt’oggi, buona parte della letteratura non argentina. E non solo. Le ragioni alla base del suo stile letterario, dei suoi modelli narrativi e del modo di intendere il rapporto con gli autori che lo hanno preceduto e condizionato, hanno fornito importanti contributi alla storia della critica letteraria. «Pur essendo argentino ha rappresentato un punto di riferimento per la letteratura europea, diventando un esempio per molti dei nostri scrittori, tra cui Umberto Eco, che lo conosceva bene e, nelle sue opere, ha voluto citarlo più volte». Sono molti i settori in cui la sua eredità si è fatta avvertire: «penso – continua – alla sua concezione del fantastico e alla commistione tra sogno e realtà che qualificava la sua scrittura». Borges, nonostante 9 operazioni, divenne completamente cieco, così come lo era diventato il padre. Un elemento della sua esistenza determinante per la sua attività intellettuale. «Infatti influì profondamente sul suo pensiero – fortemente introspettivo – e sulla rappresentazione onirica della sua narrazione, il punto da cui partire per comprendere e interpretare correttamente l’estrema complessità dei suoi racconti». Fu anche un grande traduttore; «il che si rifletté sulla sua concezione della scrittura: lo aiutò a radicarsi negli autori che conosceva e ai quali si ispirava». In questo campo, val la pena ricordare il fatto che «tradusse l’Orlando di Virginia Woolf, un brano estremamente difficile, di cui colse per primo l’importanza; la sua fu una traduzione creativa, inizialmente disprezzata dalla critica. Era un pezzo d’avanguardia, che stava precorrendo i tempi». Borges, poliedrico e internazionale, ebbe modo di dare un contributo fondamentale alla sua stessa nazione.



«Ad esempio, dedicò particolare attenzione al Tango. Che, come ci ha fatto comprendere, non è solamente un ballo, ma uno degli elementi fondanti dell’identità argentina». E, poi, ci sono i racconti: «alcuni (l’Aleph, anzitutto, una raccolta di narrazioni), hanno profondamente influenzato gran parte degli scrittori europei». Borges fu anche nominato direttore della Biblioteca Nazionale: “E’ una sublime ironia divina ad avermi dotato di ottocentomila libri e, al tempo stesso, delle tenebre”, disse, riferendosi, ovviamente, alla sua cecità. «La biblioteca – spiega la professoressa -, fu uno degli elementi determinanti del suo sistema di pensiero relativo alla critica letteraria e della sua pratica stilista: la lettura induce la scrittura creativa; possiamo sintetizzare così la sua prassi e il suo pensiero». Le sue opere sono, inoltre, «contrassegnate da un forte dialogo intertestuale tra gli autori, in modo da rendere visibile l’idea secondo cui non è possibile prescindere dagli autori letti, amati e studiati. Non a caso, la sua creatività nasce anche dalla conoscenza di altri testi». Per queste ragioni, probabilmente, «la storia della critica letteraria è il settore che gli deve di più».

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