I milioni di appassionati dell’autore de Il Signore degli Anelli e della saga dell’Hobbit (quest’ultima in procinto di uscire sugli schermi cinematografici) staranno festeggiando. La notizia infatti è che è un poema di J.R. Tolkien mai pubblicato in precedenza verrà stampato su libro e pubblicato il prossimo anno. Si tratta di The Fall of Arthur, la caduta di Artù, dedicato all’omonimo leggendario re della tavola rotonda. Tolkien per questo poema venne ispirato dal quadro del pittore inglese John Mulcaster Carrick, in cui è raffigurato Artù caduto a terra che viene sollevato per un braccio da un altro cavaliere. “In realtà non si tratta di un inedito”, spiega a IlSussdiario.net Paolo Gulisano, esperto di Tolkien, autore dell’unica monografia pubblicata in Italia di studio sull’opera dello scrittore inglese. “Io stesso così come molti altri studiosi lo avevamo potuto leggere e analizzare, in quanto custodito nella biblioteca Bodleian di Oxford. E’ vero invece che sarà pubblicato e dunque reso pubblico per tutti dal prossimo maggio in edizione inglese”. “Esiste molto altro materiale non pubblicato di Tolkien, soprattutto appunti e bozze di libri che non portò mai a termine”, aggiunge Gulisano, “ma anche questo non è materiale inedito perché conosciuto dagli studiosi, presumibilmente verrà pubblicato anche questo restante materiale”.
Una nuova pubblicazione di Tolkien è sempre una grande notizia, ma in realtà non si tratta di un inedito, giusto?
No. Che esistesse questo manoscritto si sapeva, io stesso ne ho parlato nel mio libro. La caduta di Artù è un poema molto particolare e molto bello perché si vede un Artù molto umano, ritratto non nel momento della vittoria ma del fallimento. Un tema, questo della caduta e del fallimento, presente anche nel Signore degli Anelli. E’ quello che accade a Frodo che non riesce a distruggere l’anello, la sua missione. La missione va a compimento grazie all’intervento provvidenziale dell’amico.
Perché aveva caro questo tema del fallimento?
La fallibilità umana: essendo Tolkien uno scrittore profondamente cristiano non poteva non essere affascinato da questo tema, quello della caduta e quello dell’aiuto. Sono molto contento che finalmente possa essere pubblicato quello che il figlio ha portato all’editore, è una versione finalmente integrale di questo poema di un migliaio di versi.
Cristopher Tolkien, figlio dello scrittore, ha sempre mostrato grande disappunto per la versione cinematografica dell’opera del padre, non è vero?
Sì. Fin dall’inizio quando uscì la prima trilogia Cristopher ha espresso tutto il suo disappunto. Nell’ambito familiare invece altri la pensano diversamente, ad esempio il figlio di Cristopher che è a sua volta uno scrittore difende la trilogia cinematografica. Cristopher si era quasi opposto al film. Personalmente ritengo che la versione cinematografica innanzi tutto era quasi inevitabile.
Perché inevitabile?
E’ inevitabile cioè che un classico della letteratura diventi anche una versione cinematografica. In questo senso Cristopher ha una visione elitaria della cultura ma il cinema ha rappresentato anche grandi opere come Shakespeare, non si vede perché non debba accadere con Il Signore degli Anelli, tenuto conto che è un libro tra i più letti al mondo. Una visione elitaria che comunque non è l’unica in famiglia, la sorella ancora vivente Priscilla ha avuto parole di apprezzamento per il film.
E lei cosa ne pensa?
Io credo che il film, sia la prima trilogia sia quella dello Hobbit che sta per uscire, abbia sostanzialmente rispettato i contenuti e la bellezza di quello che c’è nel libro. Regista e sceneggiatori sono dei cultori di Tolkien, e hanno fatto i film con grande rispetto e grandissima passione.
Dobbiamo aspettarci altre pubblicazioni inedite in futuro?
In realtà Tolkien ha scritto moltissimo e pubblicato poco. In Inghilterra ad esempio, recentemente, sono usciti nove volumi della Storia della terra di mezzo che sono in gran parte bozze e frammenti. Tolkien aveva iniziato molti libri tra cui anche uno di fantascienza mai finito. Evidentemente portarli a una versione editabile non è facile e ovviamente questo è un compito che si è riservato Cristopher. Già negli anni scorsi portò a editori degli inediti anche se erano conosciuti, già presenti nel Simarillion. Dovremo assistere nei prossimi anni, perdurando per fortuna l’interesse per Tolkien, al riaffiorare periodico di queste opere che in realtà non vanno pensati come manoscritti usciti da un baule ma come una produzione esistente e anche nota agli studiosi ma che va dotata di una forma editabile.