Molte nostre libere convinzioni, disse Keynes, sono spesso schiave di qualche economista defunto. Più costruttivamente possiamo dire che molte idee, che sentiamo e usiamo come nostre, sono il frutto di sintesi operate da pensatori del passato (il potere delle idee è veramente eccezionale). Queste sintesi sono utili, perché colgono un aspetto vero del reale, ma il pericolo sta nell’estrarle da un’esperienza e cristallizzarle in uno schema che poi si impone sulla realtà. Ora anche Keynes non è sfuggito a questo pericolo, cui Hayek mise in guardia nello storico discorso per il suo premio Nobel. Oggi quelle parole ci aiutano a capire l’attuale crisi.



Egli infatti affermò che la teoria che da molto tempo guida la politica monetaria e finanziaria consiste nell’asserzione che: a) esiste una semplice correlazione positiva fra la piena occupazione e la dimensione della domanda aggregata di beni e servizi. 

Non lo diciamo e lo pensiamo tutti? Cosa spinge l’economia? I “consumi”, ovvero la “domanda aggregata”. E come si rimette in moto l’economia, e con questa l’occupazione? Incentivando i consumi! Si sente sempre dire: “…se non ripartono i consumi…”. Lapalissiano.



Ma a volte, per capire veramente le cose occorre confrontarle con le proprie esperienze quotidiane, e giudicarle con un buon senso semplice. Vi sembra ragionevole che per il buon funzionamento dell’economia l’importante assoluto sia consumare? Veramente pensate che basti spendere, consumare, dare fondo alle proprie entrate, ai propri risparmi, e dire ai politici, agli amministratori, a qualsiasi responsabile della spesa che ciò che conta è spendere, spendere, spendere? Eppure questo è stato un dogma delle ultime decadi, uno schema imposto alla realtà.

Ora, aggiunge Hayek, il punto a) conduce alla convinzione che: b) possiamo permanentemente assicurare la piena occupazione mantenendo la spesa monetaria complessiva ad un livello appropriato.



Cosa aggiunge questo punto al primo? Che occorre intervenire dall’alto (il Governo, lo Stato) e si può creare moneta dal nulla al fine di ottenere, secondo la convinzione di cui sopra, la piena occupazione. Ma creare denaro dal nulla, non ha controindicazioni? Chiediamoci prima un’altra cosa. Se per creare occupazione non basta agire unicamente sulla domanda (consumare-per-consumare), qual è la causa della disoccupazione secondo Hayek? “La corretta spiegazione mi sembra che sia l’esistenza di differenze tra la distribuzione della domanda fra i diversi beni e servizi e la ripartizione della forza lavoro e delle altre risorse nella produzione di questi beni”.

Cioè: un disallineamento fra ciò che realmente serve e risponde a bisogni reali, e ciò che si produce. Infatti: è sufficiente, è sensato che la domanda cresca in modo aprioristico, basta che aumenti? Peggio ancora: che cresca in base alle idee di qualche politico-burocrate-stratega illuminato? Diamogli pure leve (cioè moneta) che lui sa cosa serve… ai suoi propri e personali interessi! 

Basta produrre? Basta consumare? Oppure occorre produrre e consumare ciò che è utile, ciò che è adeguato alle risorse, alle possibilità, alle necessità, agli obiettivi delle persone e delle comunità? La realtà, l’ambiente e l’uomo, è pieno di risorse… e di bisogni. Ma fra la risorsa ed il bisogno è necessario che scocchi una scintilla, che un bene “grezzo” (una melma nera, infestante, puzzolente e schifosa) diventi… petrolio (è successo proprio così!).

Senza la persona che coglie la possibilità di una utilità e lavora a questo fine, non c’è sviluppo, non c’è occupazione, non c’è benessere.

Come previde Hayek, è successo che “le stesse misure che la teoria macroeconomica dominante ha suggerito come rimedio per la disoccupazione – vale a dire, l’aumento della domanda aggregata – sono diventate la causa di una vastissima cattiva allocazione delle risorse che probabilmente renderà inevitabile una successiva disoccupazione su grande scala”. Infatti “l’iniezione continua di somme di denaro supplementari in punti del sistema economico in cui si genera una domanda provvisoria, che dovrà cessare quando l’aumento della quantità di moneta si arresterà o rallenterà, […] attira forza lavoro ed altre risorse in occupazioni [e iper-burocrazia!] che possono durare soltanto a condizione che l’aumento della quantità di moneta continui allo stesso tasso – o forse persino solo a condizione che continui ad accelerare”. Fino al collasso finanziario che è sotto i nostri occhi.

È solo la capacità della persona di stare all’erta che fa incontrare il bisogno con la risposta ad esso e che coglie, in un imprevedibile istante, la possibilità di generare un valore per tutti (il tanto invocato “sviluppo”). E così, non solo “spartire la torta”, ma farla crescere! La scuola austriaca di economia chiama questa capacità “funzione imprenditoriale”.

 

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