Nel 2012 al Premio internazionale della Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa ricorrono tre anniversari: il trentesimo compleanno del premio, i cinquant’anni dalla fondazione del Comune dei Giovani, i cent’anni dalla nascita di Don Didimo Mantiero.

«Fin da quando è nato 30 anni fa, il Premio alla Cultura Cattolica della città di Bassano ha sempre avuto come obiettivo quello di indicare al pubblico delle personalità che, nel loro specifico ambito di competenza, abbiano saputo “fare della fede cultura”, come diceva Papa Giovanni Paolo II. Non a caso nel tempo sono stati premiati esponenti di tutti i campi del sapere: dalla filosofia alla teologia, dal giornalismo al cinema, dalla musica alla letteratura, dalla scultura alla scienza. Tutti i premiati sono accomunati dall’essere riusciti ad avere uno sguardo particolare sulla realtà e sull’uomo, uno sguardo determinato dalla loro fede in Gesù Cristo. Queste personalità sono la conferma che la fede non è un limite nell’esercizio della ragione, ma semmai è qualcosa che potenzia la capacità della ragione di comprendere la realtà e di dare un giudizio su di essa». Così si esprime il presidente della Scuola di Cultura Cattolica Andrea Mariotto.



Tra gli illustri personaggi che hanno conseguito il premio annoveriamo i filosofi Augusto del Noce e Cornelio Fabro, il pontefice Joseph Ratzinger (allora cardinale), i cardinali Giacomo Biffi, Carlo Caffarra, Camillo Ruini, Angelo Scola, il fondatore di Comunione e Liberazione don Luigi Giussani, i giornalisti e scrittori Vittorio Messori e Cesare Cavalleri, il teologo René Laurentin, il romanziere Eugenio Corti, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede Mary Ann Glendon.



Quest’anno è stato insignito del premio il fisico italiano Ugo Amaldi, «il primo scienziato di ricerca che riceve il riconoscimento. La sua attività non si è limitata alla ricerca pura, ma si è allargata alla ricerca applicata nella cura dei tumori. Attraverso la fondazione Tera vengono curati ogni anno migliaia di pazienti. Inoltre, Amaldi è membro del comitato per il Progetto Culturale creato dalla Cei» (A. Mariotto). Tra le motivazioni con cui la Scuola di Cultura Cattolica di Bassano ha conferito il premio a Amaldi leggiamo: «Scienziato di fama internazionale, Ugo Amaldi è anche uomo di profonda fede. Il suo amore per la scienza, per la verità e per l’uomo appaiono sempre saldamente ancorati alla fiducia nello Spirito Santo. Non a caso i difficili dibattiti di questi anni su scienza e fede lo hanno visto tra i principali protagonisti. La sua competenza, il suo rigore rispetto a un concetto di ragione «ampio» e mai riduttivo, la sua straordinaria capacità di rendere comprensibili anche i problemi più intricati della fisica contemporanea fanno di lui uno dei testimoni più eloquenti, anche se discreti, di quanto la cultura cattolica sia oggi viva e vitale».



Che cosa c’entra la fisica con la cultura? «Giovanni Paolo II diceva che la cultura è “ciò che rende l’uomo più uomo”. E se l’uomo è rapporto con l’Infinito, come abbiamo imparato all’ultimo Meeting di Rimini, allora la cultura è tutto ciò che ci consente di indagare e approfondire questo nostro rapporto con l’Infinito. Grazie agli studi sull’universo, dagli immensi pianeti alle più piccole particelle, la fisica consente di intuire l’ordine intrinseco delle cose, un ordine che è dato da un’intelligenza. Molti grandi scienziati nella storia hanno constatato che, più si facevano approfonditi i loro studi, più si rendevano conto che alla base di tutto c’era un Mistero insondabile con gli strumenti della scienza, ma avvicinabile attraverso la fede. È questa constatazione che consente all’uomo di capire di “essere dato” da un Altro, che lo ha posto in una certa realtà storica e in un certo contesto per perseguire un destino» (A. Mariotto).

Nella Lectio magistralis intitolata «Marginalità e centralità dell’uomo nell’universo» tenuta la serata dell’assegnazione del Premio di Cultura Cattolica il fisico italiano ha ripercorso le tappe che hanno portato l’uomo a  concepirsi sempre più marginale nel cosmo, spiegando con mirabile capacità di sintesi ed estrema chiarezza comunicativa le teorie dell’universo dal geocentrismo all’eliocentrismo al galattocentrismo al cosmocentrismo alla teoria della massenergia fino all’ultimissima teoria del multiverso, molto accreditata presso gli scienziati (il nostro sarebbe uno degli infiniti universi esistenti). Le teorie scientifiche, se da un lato sembrano indicare una marginalità sempre più grande dell’uomo nell’universo, dall’altra sono frutto di una mente, quella umana, che è capace di prendere coscienza di sé all’interno del cosmo. L’uomo è perciò l’autocoscienza del cosmo. L’uomo è centrale, perché l’universo è stato creato da un Dio amorevole che ha voluto dar vita a coscienze libere di sceglierlo.

Amaldi ha poi spiegato come il grave pericolo del mondo scientifico (e non) attuale sia quello di ritenere come unico criterio di conoscenza la razionalità scientifica, dimenticandosi che esiste una «ragionevolezza sapienziale» e «una ragione filosofica»: diversi criteri di conoscenza, che sono metodi per conoscere ambiti diversi del reale.

Amaldi ha, poi, molto insistito sul pericolo maggiore che più influisce sulla mentalità dei giovani, il naturalismo scientifico (secondo il quale esisterebbe solo la natura, non Dio, e l’uomo ne sarebbe solo una componente, una sorta di materia pensante), ben più grave del «nichilismo filosofico e del relativismo etico». Urge che gli scienziati e gli intellettuali diano una risposta al «percolare del naturalismo scientifico nella mente dei giovani», che avviene già dai primi anni di scuola e viene poi completato nelle scuole superiori. Altrimenti «tutte le battaglie contro il nichilismo e il relativismo saranno perdute» (Amaldi). 

 

La Lectio magistralis, l’incontro che il fisico ha tenuto ai giovani di una scuola nella mattinata della premiazione, tutta la sua attività di ricerca sono testimonianza della consapevolezza della missione culturale, della necessità dell’ampliamento del concetto di ragione e di un dialogo tra fides e ratio tanto richiamati da Papa Benedetto XVI nel suo magistero. Vale allora la pena ricordare quanto scritto dallo scienziato Antoninno Zichichi: «La scienza […] nasce da un atto di fede. Cosa ne sapeva Galileo Galilei che, studiando come oscillano le pietre legate a uno spago, o come rotolano le pietre lungo un pezzo di legno inclinato, sarebbero saltate fuori le prime impronte di colui che ha fatto il mondo? Cosa ne sapeva lui che quelle leggi dovevano esistere? […] Le pietre, gli spaghi, i legni, il battito del cuore non sono mai mancati ad alcun uomo. In tutti i tempi. E in tutte le civiltà. Una cosa invece era sempre mancata a tutti. Il credere che Colui che ha fatto il mondo avesse potuto lasciare negli oggetti volgari – pietre, spaghi e legni − l’impronta della sua straordinaria potenza intellettuale».