Manzoni è un autore che ha avuto uno strano destino: osannato e celebrato già ancora in vita per la straordinaria creatività linguistica, letteraria e culturale, ha finito per rimanere “pietrificato”, sia nel dibattito culturale, sia nella scuola, nel ruolo di autore di un’unica grande opera, sia pure il più importante romanzo “italiano” dell’Ottocento: I Promessi sposi.



Eppure Manzoni è molto di più; ce ne rende avvertiti un denso dossier della rivista Lineatemponline n. 24, che a partire dalla rivisitazione di una serie di opere dedicate al rapporto tra Manzoni e il Risorgimento, apparse in occasione del 150° anniversario dell’unificazione, ci permette di riscoprire l’originale disegno socioculturale che attraversa l’intero arco della sua produzione letteraria e culturale.



È l’idea del Risorgimento come liberazione dalla “servitù politica” allo straniero in virtù dei propri valori tradizionali, la lingua, la letteratura, la religione e la storia (è l’Italia una di lingua, d’altare, di memorie), vivificando il passato con la riscoperta del sentimento di appartenenza (il cor) alla “comunità di discendenza” del popolo italiano (il sangue). 

L’intensa produzione culturale di Manzoni è infatti tutta attraversata da un’ansia di compimento (nei singoli uomini e nei popoli) di quell’esigenza di liberazione dell’umano dagli impedimenti alla realizzazione di quella positività originaria e originale che egli riconosce in sé e negli altri fin dalla prima giovinezza.



Così (in L’Italia di Manzoni) viene presentato il fil rouge che collega i versi della prima giovinezza,  in cui esalta il valore della libertà contro i tiranni, con le celebri pagine dei Promessi sposi – in cui mostra come solo l’immedesimazione con la realtà di Cristo salva tutto l’umano e permette di vivere (e comprendere) l’iniziativa storica in modo realistico – e con gli scritti e gli interventi giornalistici degli anni della vecchiaia, a difesa dell’ideale di libertà, unità e indipendenza dell’Italia, di un popolo che ha maturato nel corso dei secoli una serie di “ragioni”, ovvero una tradizione che gli dà diritto a svilupparsi ed organizzarsi liberamente.

Il Risorgimento viene poi contrapposto idealmente alla rivoluzione francese sulla base di una “filosofia originale: per temi, per forma, per sviluppi” (Garin), una filosofia che, come nota Rita Zama (“Vedere più che si può in noi e nel nostro destino”. Alessandro Manzoni poeta-filosofo), si può compendiare nel famoso binomio “pensare e sentire” perché “il nesso e l’intima unione tra la filosofia e la poesia sono pensati e sentiti profondamente da Manzoni e costituiscono la cifra ultima del suo impegno artistico”.

La riflessione filosofica di Manzoni si nutre insieme di “logicità” e di “eticità”: “Ed è con questi ‘strumenti’ che Manzoni supera la tradizione illuminista tendenzialmente atea in cui si era formato: la coerenza tra la logica e l’etica conduce coerentemente Manzoni alla fede; la ricerca delle ragioni dell’operare giunge alle ragioni ultime di un solido approdo teologico: «l’eticità sfocia nella religiosità. La ragione logicamente porta alla fede». L’approdo alla fede – oltre che dono della grazia divina – è frutto logico di un accordo tra le ragioni della mente e quelle del cuore; ragioni che trovano nella fede la loro piena giustificazione e il loro pieno compimento, in una visione antropologica integrata e integrale: integrata nella complessità delle sue facoltà mentali e spirituali, contro qualsiasi riduzionismo razionalista e misticista, e integrale nella completezza di una dimensione trascendente che evita di ridurre l’uomo ad una visione puramente biologica”.

Alla radice di questa prospettiva filosofico-poetica non è però una verità astratta, ma una fede che diventa cultura, e ce lo conferma la riflessione su La «verità» di un ritratto. Sul volto di Cristo dipinto da Giulietta Manzoni di Massimo Castoldi.

Nello studio di Alessandro Manzoni nella casa in Via Morone 1 a Milano era appeso un quadro, dipinto dalla figlia Giulietta, che raffigura la testa di Cristo ed è una copia dell’affresco dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Ora, analizzando la relazione del quadro di Giulietta con l’originale leonardesco e il significato che gli attribuiva Manzoni, si comprende che la presenza di quell’acquerello nel suo studio rappresentava per Manzoni qualcosa di più del semplice ricordo della figlia, ma il segno tangibile «delle discussioni durante le quali prese forma la sua idea di prossimità tra romanticismo e cristianesimo e tra cristianesimo e sensibilità moderna.»

La riscoperta dell’orizzonte globale dell’opera manzoniana conduce ad una rilettura del suo capolavoro in cui si coglie come la nuova visione antropologia maturata dopo la conversione e la poetica costituiscano per lui un’unità inscindibile.

Nel breve saggio I Promessi sposi: per quale famiglia? Daria Carenzi mostra che anche se nel romanzo paradossalmente si incontrano poche famiglie, c’è un mirabile scavo antropologico della dimensione familiare. Scavando in profondità nel groviglio dei personaggi e della trama dell’opera si può così comprendere che quanto oggi si dice nella formula del sacramento del matrimonio è già in un certo senso messo alla prova prima in questa magnifica preparazione al matrimonio che è il romanzo manzoniano. 

Le sorprese su Manzoni non finiscono qui, in altri contributi emerge quanto, ad esempio, la tesi tradizionale della “sfortuna” editoriale di Manzoni nei paesi anglosassoni sia da rivedere (La fortuna di Manzoni in Inghilterra di Alice Crosta): numerose testimonianze, finora sfuggite agli studiosi, mostrano che la sua opera ha influenzato grandi spiriti in Inghilterra ed è stata apprezzata proprio per gli aspetti di antropologia religiosa dei suoi testi.

È proprio questa costante tensione di ricerca della verità sul «guazzabuglio del cuore umano» e la consapevolezza che il cristianesimo sia continua fonte di rigenerazione di “lumi” su tutti gli aspetti dell’esistenza umana, da quelli privati a quelli sociali e nazionali, che oggi ci illumina ancora di più sul disegno complessivo dell’opera culturale manzoniana, esprimere secondo la verità dell’arte il cammino personale verso la verità e il compimento di sé, inscritti nel cuore dell’uomo.