Se dobbiamo a qualcuno una buona dose di brividi (e di fascino), nella letteratura di fine ‘800 questo è Bram Stoker. Un disegno stilizzato che ritrae, in un rigoroso bianco e nero, un vampiro, una bella vittima, ragnatele, pipistrelli e l’immancabile castello avvolto nella notte scura. Così Google ha dedicato il suo logo alla prima copertina dell’edizione di debutto di “Dracula” di Bram Stoker, in occasione dei 165 anni dalla sua nascita. Abraham “Bram” Stoker nacque l’8 novembre 1847 a Dublino da genitori molto devoti. Frequentò il prestigioso Trinity College dove si diplomò in matematica e divenne preside della University Philosophical Society dello stesso College. Intorno al 1870 iniziò a pubblicare alcuni racconti che lo resero piuttosto noto nell’ambiente intellettuale dove conobbe Sir Arthur Conan Doyle. Nel 1890 scrisse il suo primo romanzo “Il passo del serpente” e sette anni pubblicò la sua opera più conosciuta e apprezzata, “Dracula”. L’autore usò numerosi registri durante il romanzo, passando dalla forma epistolare, al diario, dai testi ai telegrammi. Per molti critici si tratta di un racconto fluido, vivo e avvincente. Sono molti i personaggi a prendere la voce del narratore e la trama si snoda attraverso questi diversi punti di vista, che mostrano tutti l’indole del personaggio-narratore di turno. Per ilSussidiario.net, abbiamo sentito Paolo Gulisano, esperto di letteratura anglosassone.



A chi si ispirò Bram Stoker per il personaggio di Dracula? O fu solo un “character” di pura fantasia? Fu soltanto fantasia, ma ben alimentata dal clima culturale dell’epoca, l’Inghilterra vittoriana che era affascinata dal mondo dell’esoterico e dell’oscuro: un clima che era una mescolanza di fascinazione del magico e, allo stesso tempo, ideologia scientista e positivista. Non a caso Bram Stoker era un matematico con la passione per il teatro e la narrativa, e per i suoi scritti fantastici, partiva da presupposti razionalistici. Stoker si documentò poi attraverso la lettura di antiche leggende transilvane che contribuirono ad alimentare la sua immaginazione.



Perchè prima fu definito un romanzo “Gotico” e, solo in seguito, “Horror”? E’ una questione di definizioni e di gusti dell’epoca. Il “Gotico” è un genere letterario dell’inizio dell’Ottocento che vedeva ne “Il monaco” di Lewis il suo capolavoro: si tratta di un romanzo ambientato nei monasteri, visti all’epoca come luoghi cupi, oscuri e nefandi. Il termine “Horror” è successivo e veniva usato per catalogare alcuni romanzi fantastici. “Dracula” può essere definito indifferentemente sia gotico che horror.

Perchè il romanzo non ebbe la fortuna sperata fra i suoi contemporanei ma ebbe tanto successo solo in seguito? Questo scrittore è stato poco considerato dalla critica del tempo, quasi snobbato e anche il suo cimentarsi con il teatro, la sua prima passione letteraria, ebbe risultati molto mediocri. Il successo, soprattutto in fatto di pubblico, arrivò solo ai primi del Novecento quando cominciò un crescente interesse per le opere narrative dedicate all’immaginario. Possiamo dire che Stoker quando scrisse “Dracula” fu decisamente in anticipo rispetto al suo tempo e fu pienamente compreso e apprezzato solo dopo la sua morte.



Nel romanzo è presente una visione metafisica o religiosa dell’uomo? Bram Stoker è nato in Irlanda da una famiglia di origini inglesi, protestante, e ha una visione religiosa piuttosto cupa. E’ curioso che l’antagonista di Dracula, Van Helsig sia cattolico. Probabilmente il fatto di essere cresciuto in un ambiente iper-cattolico, come l’Irlanda di quei tempi, lo ha spinto ad attribuire al suo personaggio caratteristiche legate ad una fede profonda e totalizzante. Secondo il mio parere, la religiosità del romanzo alberga nella trama e nel fatto che Dracula tenti di vincere e superare la barriera della morte: lui è una sorta di “negromante” che attraverso il sangue delle sue vittime prolunga la sua vita e la sua giovinezza. Un tentativo quasi luciferino di vincere e superare la morte che, però ha un esito drammatico e mostruoso poiché, di fatto, Dracula, è a metà fra la vita e la morte. Nella trama c’è, quindi, questa pretesa dell’uomo positivista e scientista di superare la barriera ultima della morte. Da questo punto vista, Bram Stoker supera i precedenti letterari che parlano di vampiri: ad esempio, all’inizio dell’epoca vittoriana, lo scrittore John Polidori scrisse “Il vampiro” che aveva connotati del tutto romantici e che ha ispirato, in anni recenti, la saga di “Twilight”. Nel “Dracula” di Stoker non c’è nulla di tutto questo poiché è una figura tragicamente titanica che aspira ad una vittoria sula morte.

Stoker come ebbe l’idea di scrivere “Dracula” sotto forma di romanzo epistolare? Fu uno stile totalmente nuovo o era già stato inventato? Questo era uno stile abbastanza tipico dell’Inghilterra vittoriana. Anzi, “Dracula” può essere considerato ultimo esempio di un filone che, di fatto, chiude un periodo.

Perchè spesso vengono “trascurati” personaggi “secondari”che sono comunque portatori ideali profondi, come la purezza e la bontà d’animo di Lucy o l’more e la fedeltà che lega i coniugi Harker? Dracula sovrasta tutti gli altri personaggi. Quando Bram Stoker si era documentato, probabilmente, rimase talmente affascinato dalla figura del Principe Vlad che il suo protagonista, ha finito per sfuggirgli di mano, sovrastando tutti gli altri personaggi positivi che dovevano fare da contraltare alla sua cattiveria. La sua malvagità, in effetti, finisce per catturare sin troppo la fantasia dei lettori, più sensibili al fascino del male e dell’oscuro.

Perchè nelle tante trasposizioni cinematografiche viene attribuito un forte simbolismo sessuale in Dracula che nel romanzo sembra essere quasi del tutto assente?

Si tratta di una spettacolarizzazione hollywoodiana del personaggio e della storia, connessi probabilmente, al sangue e ai fluidi vitali umani. Non trascuriamo anche il fatto che le pellicole hanno avuto protagonisti dalla bellezza romantica e dal fascino tenebroso, come ad esempio, Christopher Lee. In realtà, il tema principale cioè il disperato tentativo di vittoria sula morte, viene spesso dimenticato.

Il marketing successivo ha stravolto lo spirito del romanzo? Cappe, pipistrelli e denti finti sono fortemente connessi alle trasposizioni cinematografiche che puntavano sul mistero e sulla morte: elementi che stanno anche alla base anche di fenomeni come Halloween. Il marketing dell’oscuro e dell’occulto ha sempre una grossa presa sull’immaginario collettivo, soprattutto, sui più giovani che sono propensi a cedere al fascino della trasgressione. Non è un caso che la saga dei vampiri di “Twilight” abbia avuto un successo così virale.

Cosa ne pensa dei romanzi di Stephanie Meyer? E’ una scelta letteraria basata, più che altro, sulla spettacolarizzazione e basata sull’estetica che dimentica alcuni valori fondamentali della letteratura del genere, come ad esempio, la malinconia di certi personaggi e non ne coglie lo spessore.