Va bene, ti viene subito da pensare: la solita stupidaggine americana della notizia gonfiata in modo da attirare i lettori che, per quanto già navigati, un click o un’occhiata in più sul Babbo Natale che dà cattivo esempio perché fumatore e obeso li sprecano comunque; così, forse, lo scopo della signora McColl, avvocato canadese promotrice della causa anti-fumo, è già stato raggiunto, dato che la sua idea è stata quella di investire duecentomila dollari per pubblicare una versione depurata e corretta da diffondere tra i genitori di lingua inglese, francese e spagnola (in questo caso se ci ignorano stiamo zitti volentieri) di “Twas the night before Christmas”.
Che è una canzoncina di Natale tutta rimata, facile da ricordare, nella quale togliere o modificare un verso equivale ad azzoppare la memoria di qualsiasi bambino americano con un raggelante bip da post edizione messo, secondo la McColl, su un paio di versi: quelli nei quali si racconta dell’aureola creata dal fumo della pipa attorno alla testa del vegliardo, e che è sceso dal camino vestito di pelliccia dalla testa ai piedi.
Si tratta di una poesia ingenua scritta nell’800 da un papà per i suoi bambini, che si pubblicava in quelle edizioni cartonate con i disegni a penna di bambini perfetti, bimbe con capelli biondi corti, vestaglietta imbottita e fratellino con l’orsetto, per di più newyorkesi, in pigiama davanti al fuoco, un altro più piccolo in braccio all’omone con il faccione.
Al limite trovavamo l’immagine un po’ stucchevole, ma la folata del politically correct che l’ha raggiunta e stravolta non ha un buon odore, perché trova lo scorretto, il vizio nascosto, il male dove nessuno lo sarebbe andato a cercare. Tutti aspettavamo che si alzasse questa geniale avvocatessa a notare che nel 21° secolo non si può più tollerare che Santa Claus sbuffi fumo in faccia ai pargoli, ma soprattutto che spinga i ragazzi al vizio del fumo.
A parte la risibile considerazione che non si vede nessun sedicenne in giro che si fa bello con gli amici con una pipa in bocca, credo che saremo debitori alla McColl dell’immagine di Babbo Natale che scuoia un orso bianco per farsi i bordi di pelliccia; cosa che non era mai venuta in mente a nessuno, finchè lei non ci ha aperto gli occhi, e avvelenato l’immaginazione da qui all’eternità.
Noi europei, di fronte a queste notizie che sembrano spinte da un sistema di mass-media senza ritegno, restiamo sempre un po’ perplessi; sono idee che ci lasciano freddi, le scartiamo come esagerazioni ancora prima di aver finito di leggere il titolo. Invece intrigano e stregano gli americani fino alle estreme conseguenze, articoli e contro-articoli sui giornali e probabilmente una bella causa in tribunale. E’ il lato oscuro di una civiltà contraddittoria e ingenua, nella quale l’ideale del coraggio ha sostenuto degli uomini con la divisa da pompiere mentre risalivano contro corrente una folla che fuggiva per andare a vedere se potevano aiutare qualcuno, un cammino lungo in cui c’è molto tempo per pensare a quello che stai facendo, per toglierti ogni dubbio sul fatto che non ritornerai; la stessa che ha l’ideale della libertà e della felicità a portata di mano per tutti, e che per questo suggerisce l’uso degli psicofarmaci per i bambini troppo agitati o che hanno disturbi d’attenzione. Oppure nella quale, se ti assale il malumore, ti puoi sempre procurare il Prozac.
Una degenerazione di questo voler star bene ad ogni costo, nell’apparire sempre a posto e in linea con le regole ultime della società produce poi l’avvitamento su se stessi dei cervelli alla McColl, che si vanno ad esercitare anche dove non hanno permesso di entrata. Noi europei invece, distaccati e scettici come siamo, tra un po’ ritorneremo a preparare il presepe di Gesù Bambino, e corriamo il rischio di considerarlo l’equivalente dei Babbi natalizi americani; per fortuna i bambini che per natura distinguono le rappresentazioni dalle favole, sanno benissimo che Babbo Natale l’hanno inventato gli adulti per farli sorridere e che l’Altro, invece, è vero.