Quando Dante giunge alla porta del Purgatorio, si trova con sorpresa in un luogo riempito di musica e di canto. Le anime intonano il Te Deum laudamus, l’antico inno in cui la consapevolezza dell’uomo peccatore si unisce alla gratitudine della salvezza. In questo passo Dante esprime poeticamente la natura della penitenza cristiana, una sofferenza che include la gioia.



Le parole stesse di Gesù indicano la luce entro cui vivere la propria conversione: Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?  Permanere in questa luce nel groviglio inevitabile della vita è il compito richiesto a chi ha ricevuto il dono della fede.

Ci sono periodi, anche lunghi, nelle vicende personali e di intere nazioni in cui è generale la percezione dello sbandamento e di bisogno connessi con la nostra condizione di creature, di uomini peccatori.

Come nota Péguy in Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, può sorgere anche nei credenti la tentazione: Padre nostro, padre nostro che sei nei cieli, com’è lontano il tuo nome dall’essere santificato; com’è lontano dall’arrivare il tuo regno. Ho pensato a tutti gli infelici, che non sono consolati, a quelli che non vogliono che li si consoli, a tanti e tanti che non vogliono più essere consolati, che sono disgustati della consolazione, e che disperano della bontà di Dio. Gli infelici si stancano dell’infelicità e insieme della consolazione stessa.

Giovanna d’Arco si strugge per la miseria del suo popolo. Alla sua voce si aggiunge quella dell’amica, Madama Gervaise, che le indica la grande certezza che nessuna pena può offuscare:

Egli è qui.

E’ qui come il primo giorno.

Una parrocchia ha brillato di uno splendore eterno. Ma tutte le parrocchie brillano eternamente, perché in tutte le parrocchie c’è il corpo di Gesù Cristo.

E’ la medesima storia, esattamente la stessa, eternamente la stessa, che è accaduta in quel tempo e in quel paese e che accade tutti i giorni in tutti i giorni di ogni eternità.

In tutte le parrocchie di tutta la cristianità.

Tutti i borghi sono splendenti di faccia a Dio,

tutti i borghi sono cristiani sotto lo sguardo di Dio.

Israele, Israele tu non conosci la tua grandezza; ma anche voi, cristiani, non conoscete la vostra grandezza; la vostra grandezza presente.

La Chiesa richiama alla serietà della vita, in particolare durante la Quaresima, tempo di perdono e di salvezza; il Papa quest’anno si sofferma in particolare sulla carità, partendo da un breve versetto della Lettera agli Ebrei: Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Citando il suo predecessore Paolo VI, Benedetto XVI afferma che il mondo soffre soprattutto a causa della mancanza di fraternità.