Non si considera un letterato anche se si è laureato in lettere moderne, ma un musicista. Per passione e per amore, come lui afferma, ha scritto questo libro. Per passione di Giovannino Guareschi e dei suoi scritti.
Walter Muto ha presentato il suo libro, Guareschi l’umorismo e la speranza, edito da Marietti 1820 in un’affollata libreria dell’hinterland milanese. Il libro è una piccola antologia a commento dell’opera del padre di don Camillo e Peppone. Lo snodo centrale del libro è la parola umorismo.
Oggi quando parliamo di ciò pensiamo a Zelig, a Crozza che fustiga i politici, a Berlusconi oggetto di culto sarcastico dei uomini della sinistra come Vauro e la Guzzanti.
Nel libro, l’autore evidenzia che l’umorismo nasce sempre dall’ironizzare su sé stessi come Guareschi afferma: “L’umorismo non è un genere letterario ma un modo particolare di intendere la vita”.
E ancora: “[…] l’unico argomento di cui posso trattare scherzosamente in pubblico con la sicurezza di non suscitare risentimenti, è quello costituito dalla mia persona e dai miei affari personali”.
L’umorismo è nemico della retorica, geniale fu l’invenzione dei trinariciuti, uomini con una terza narice da cui esce la materia grigia cerebrale per lasciare entrare le direttive del partito. Non sono solo i comunisti, che il nostro rappresenta anche con le sue vignette, ma chiunque rinuncia a pensare con la propria testa.
Guareschi parte sempre dalla sua vita, dalla Bassa, dalla sua famiglia, dal lager, in breve, parte da ciò che vive e dalla realtà e la sua concezione di esse è assolutamente cristiana. È il Destino, o come spesso dice Giovannino, è la Divina Provvidenza che permette di cogliere il positivo dell’esistenza.
È perciò il suo un umorismo profondamente cristiano.
Walter Muto accosta al nostro scrittore l’americana Flannery O’Connor perché intravede nei loro scritti lo stesso comune intervento della Grazia divina nella vita degli uomini, del Mistero, che per entrambi lascia però vitale la libertà dell’uomo.
Da questa concezione si pone l’accento su l’umorismo di Guareschi come speranza, da cui nasce anche il titolo del libro.
Provate a riflettere un attimo: è andato in guerra, è stato in un lager nazista, è stato imprigionato in Italia dai democristiani che aveva aiutato nelle elezioni del ’48 con il suo Candido, è stato bistrattato dalla intellighenzia italiana che brindò alla sua carcerazione.
Ma non ha mai odiato nessuno e mentre era in carcere scriveva: “È Dio che regola queste faccende e Dio non sbaglia mai. Il mio cuore è sgombro e leggero.[…] Completa è la mia fede nella Divina Provvidenza che, per essere veramente tale, non deve essere mai vincolata da scadenze”.
C’è in Giovannino la certezza di un Destino buono.
Conclude Walter Muto con un sillogismo: “Guareschi è un vero umorista. Guareschi è un cristiano.Un vero umorista può solo essere cristiano”.