E’ stato il poeta di Parigi negli anni ’50 e oggi avrebbe compiuto cent’anni. Il fotografo Robert Doisneau con i suoi scatti in bianco e nero ha contribuito a diffondere nel mondo l’immagine poetica e bohèmien della Parigi moderna, e il celebre motore di ricerca Google lo ricorda oggi con un singolare logo fotografico. Nato nel 1912 nelle balieu a nord di Parigi non si staccò mai completamente da questa città romantica e frenetica, allo stesso tempo. Nel 1934 diventa impiegato presso le officine Renault ma il ruolo di colletto bianco gli sta stretto, si licenzia e entra a far parte dell’agenzia fotografica Rapho con cui collaborò per oltre mezzo secolo.Da lì iniziano le sue immagini frutto di un occhio ironico e attento sulla vita di tutti i giorni fatta di volti comuni di donne, bambini e uomini che popolavano “le rue” della metropoli transalpina.
“Robert Doisneau fa parte della scuola dell’umanismo francese che ha segnato nella storia del reportage un esempio per tutte le generazioni a seguire- dice Enrica Viganò, membro del Comitato Scientifico di Mia, Fiera della Fotografia di Milano e fondatrice di Admira, agenzia che si occupa di organizzare mostre e manifestazioni di fotografia- “Aveva uno spirito unico, un ottimismo che la vita potesse essere migliore, dopo gli anni duri della guerra e molte delle sue fotografie trasmettono un sentimento, un’ironia e una passione uniche. Nella storia della street-photography sicuramente è un grande esempio”. Clochard, il circo con i suoi clown tristi, i locali della dolce vita in Saint-Germain-de-Pres con feste e balli sfrenati, i musicisti di strada che suonavano negli angoli più caratteristici della Ville Lumière.
“Doisneau era anche un grande ritrattista ci sono delle foto cariche di ironia- continua Viganò- ricordo uno scatto di Jacques Tati che lo ritrae circondato da pezzi di biciclette sul pavimento oppure un ritratto di Picasso seduto ad un tavolo dove dei piccoli panini sembrano essere le mani del grande artista, in un gioco di prospettiva molto divertente. E’ un professionista a tutto campo come spesso accadeva a quella generazione di fotografi: addirittura negli anni ’80 ha scattato servizi di moda”. Il suo scatto più famoso, “Il bacio davanti all’hotel de Ville” del 1950 resta nella storia ed è il poster più venduto al mondo: un uomo e una donna che, incuranti dei passanti, si baciano appassionatamente fra i tavoli di un bistrot sullo sfondo del Municipio di Parigi.
Troppo appassionati per essere due fidanzati, si dirà: forse due amanti clandestini è l’ipotesi di molti. Più tardi si scoprirà che quell’affascinate uomo un po’ arruffato in giacca scura e quella donna di cui si vede solo un quarto di viso, sono in realtà due modelli e che quello scatto non era un bacio rubato fra due innamorati, ma una posa studiata nei minimi particolari. “Di fatto – continua Viganò – nella fotografia odierna non ci stupisce per niente, l’importante è dichiararlo.



Ha fatto scatti di moltissimi visi n giro per Parigi e, penso, che il novantanove per cento delle sue foto siano di reportage. Il “Bacio”, che è semplicemente ricostruito, è in tutte le sue meravigliose fotografie, un caso isolato. Del resto, se anche si aggiusta la luce o altri parametri, l’importante resta comunque l’emozione che provi quando guardi un’immagine”.



L’immagine più rappresentativa e tecnicamente più riuscita? “ Era molto bravo, secondo me, a fotografare i bambini: ricordo uno scatto di alcuni monelli di strada che camminano sulle mani”. Vivrà sino al 1994 con la macchina fotografica al collo e Parigi nel cuore. Oggi, nel centenario della sua nascita Google gli dedica un artistico Doodle con  un collage dei suoi quattro scatti più belli in bianco e nero, incluso il “bacio”. 

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