Domenica i cristiani di tutto il mondo celebreranno la Santa Pasqua, e il Lunedì dell’Angelo del calendario copto noi musulmani egiziani festeggeremo una seconda ricorrenza antichissima chiamata Sham el-Nessim. Si tratta di una tradizione che risale all’epoca dei Faraoni, di secoli precedente rispetto sia al Cristianesimo sia all’Islam. In origine Sham el-Nessim coincideva con l’inizio della primavera, e ogni anno cade il primo lunedì dopo la Pasqua dei Copti. Ancora oggi noi musulmani egiziani siamo abituati a vivere le due festività come l’una complementare all’altra e a percepirle come in forte relazione tra di loro.
Il fatto che per un musulmano anche la Pasqua rappresenti un momento di festa non deve stupire. Il Corano e gli Hadith, il libro con i detti del profeta Maometto, ci ammoniscono a rispettare profondamente i nostri vicini cristiani, trattandoli con generosità e senza compiere distinzioni sulla base delle reciproche convinzioni religiose.
Il profeta Maometto ci ha ricordato diverse volte che colui che crede in Allah e nel Giorno del Giudizio Finale, non deve recare danno ai suoi vicini. Mentre in altri passaggi del Corano si afferma che quando i concittadini di altre religioni celebrano le loro festività, noi musulmani dobbiamo condividere la loro gioia. Quando l’Angelo Gabriele apparve al profeta Maometto, insistette ripetutamente con lui ricordandogli che doveva rispettare le persone di altre religioni. La tradizione di festeggiare lo Sham el-Nessim il lunedì di Pasqua si è tramandata anche in era islamica proprio perché i musulmani hanno il dovere di tenere nella massima considerazione i cristiani.
Maometto ha parlato del rapporto che un fedele islamico deve avere con i suoi vicini anche nella parte del Corano dedicata alle eredità. Nel sistema ereditario musulmano, se un uomo muore le sue sostanze sono tramandate non soltanto ai figli e alle figlie, ma in parte anche ai vicini, di qualsiasi religione essi siano. E questo è avvenuto per decisione dei compagni più stretti che il Profeta ha avuto in vita, che hanno trasmesso in forma scritta il suo insegnamento orale.
L’importanza della Pasqua per noi musulmani è ancora più viva oggi, nell’attuale contesto politico e sociale dell’Egitto.
Dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011, nel Paese si è creata una situazione tale per cui noi musulmani partecipiamo alle celebrazioni religiose dei cristiani, e questi ultimi sono spesso presenti alle preghiere islamiche. E’un modo per esprimere la nostra unità, e ribadirla anche di fronte a coloro che vorrebbero dividerci. La rivoluzione ci ha infatti resi consapevoli del fatto che, musulmani e cristiani, viviamo tutti sulla stessa terra, abbiamo tutti gli stessi obiettivi, e se non riusciremo a convivere accettandoci gli uni gli altri falliremo nel tentativo di raggiungerli.
Le ragioni dell’unità tra musulmani e cristiani non sono da ricercare però solo in un’analisi politica o nella contingenza storica particolarmente difficile che l’Egitto si trova ad affrontare.
Le motivazioni sono molto più profonde, e vanno individuate all’origine della creazione del mondo. Perché fin dal principio Dio ha creato ogni uomo? Nel Corano possiamo trovare alcune risposte. Tutto ciò è avvenuto perché noi esseri umani potessimo adorare e ringraziare il nostro Creatore. Nello stesso tempo, i musulmani credono nel fatto che Dio non ha alcun bisogno di essere adorato da noi, perché essendo infinito potrebbe gettarci via in qualsiasi momento come oggetti privi di qualsiasi valore, e ricominciare tutto da capo con una seconda creazione del mondo. Proprio per questo noi musulmani non ci sentiamo superiori agli altri esseri umani e rispettiamo le altre due grandi religioni monoteiste, Cristianesimo ed Ebraismo. La Pasqua è dunque un’occasione unica affinché noi musulmani possiamo aprire una porta piena di pace e di amore ai nostri fratelli cristiani, in grado di illuminare questi giorni così difficili che sta vivendo il nostro Paese.