Quest’anno il Venerdì Santo coincide con la Pasqua ebraica. E’ stato in questo giorno che i fratelli, cristiani ed ebrei, si sono allontanati tra loro. Perché nella vigilia di questo giorno Gesù fu processato davanti al Sinedrio ebraico. Alla domanda di Caifa, il capo sacerdote: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio?”, Gesù, che avrebbe potuto scagionarsi in vari modi, nel racconto di Marco risponde semplicemente: “Io sono.” Il risultato era inevitabile: un verdetto unanime di blasfemia, un reato che porta alla pena capitale. E tu, immagina di essere un membro del Sinedrio e ti viene portato davanti uno che faceva miracoli e sosteneva di essere, niente di meno, il figlio di Dio. Non ti ritrarresti sconvolto e indignato e non grideresti alla bestemmia?
Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe istintivamente pensare, non è quel verdetto e la successiva esecuzione per crocifissione di Gesù la fonte della rottura tra l’Ebreo e il Cristiano. Perché dopo tutto, non riposa sulla crocifissione e la risurrezione il nucleo centrale del cristianesimo? Sulla morte di Gesù come espiazione per i peccati dell’umanità? Si puo’ immaginare il cristianesimo senza la crocifissione? La fonte della separazione e di millenni di sentimento antiebraico da parte dei cristiani e’ nel rifiuto costante degli ebrei, anche dopo il racconto della Resurrezione, di abbandonare la loro vecchia strada, il loro “Vecchio” Testamento e la loro “Vecchia” Alleanza, di abbandonare le leggi e gli usi di Mosè in favore della Nuova Alleanza.
Infatti, nella Messa tridentina, il Messale Romano del 1962 che ora può essere utilizzato, proprio il Venerdì Santo c’è una preghiera speciale per la conversione degli ebrei, che chiede a Dio di porre fine “alla cecità di quel popolo”. La cecità è la vera colpa degli ebrei.
Nel 2007, quando Benedetto XVI ha tolto alcune restrizioni all’uso della Messa tridentina, compresa la preghiera del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei, molti nella comunità ebraica si sono offesi. Comprensibilmente, perche’ il sentimento che sta dietro a quella preghiera è responsabile di molto sangue ebreo innocente sparso nel corso dei secoli.
Ma io non mi sono sentito per niente offeso, perché sono un amico molto prossimo del cattolicesimo, uno studioso attento del cristianesimo. Eppure quel fatto stesso, agli occhi dei cattolici mi condanna all’inferno, perché ho un’intima conoscenza del Vangelo e continuo, tuttavia, a rifiutarlo. Per me non è possibile la scusa dell’ignoranza. Quindi, se i miei amici cattolici vogliono pregare per la mia salvezza, lo prendo come un atto di amicizia piuttosto che di ostilità.
Ma li invito anche a considerare, il Venerdì Santo e durante questo periodo di festa, un’altra possibilità. Che quando Dio, il Santo, benedetto Egli sia, ha stretto l’alleanza con gli ebrei per l’eternità – mille generazioni per gli scettici – e gli ha ordinato di non abbandonare mai questa così detta “antica alleanza”, forse voleva dire proprio questo? Forse gli ebrei sono stati scelti, in maniera unica nel piano del Divino, come un tipo diverso di testimoni, un santo ordine molto particolare, con un propria via alla Salvezza? E che la Buona Novella di Gesù è stata voluta dal divino, nella continua espansione della sua Grazia, per il resto dell’umanità? Forse, nonostante le buone intenzioni, Dio non vuole la mia conversione, ma vuole invece la mia fedeltà alla sua alleanza eterna?
La risposta a questa domanda si saprà alla fine del tempo quando tutte le nazioni convergeranno sulla città santa di Gerusalemme.