Gentili senza cortile: è una nuova ricerca a cura del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) sul tema ateismo e irreligiosità in Italia. La ricerca è stata diretta e condotta da Massimo Introvigne e da Pierluigi Zoccatelli, vicedirettore del centro, e fa parte di uno studio sulla fede in Italia di cui sono già stati pubblicati tre volumi contenenti i dati di altrettante ricerche. L’indagine Gentili senza cortile, effettuata nel territorio della Sicilia centrale, viene presentata oggi all’Istituto Salesiano di Gela dai due autori e da monsignor Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina. Da tale ricerca risultano dati interessanti, ad esempio che il numero degli atei convinti dal 1990 a oggi non è sostanzialmente cresciuto, fermandosi intorno al 7,4%, mentre è cresciuto quello di coloro che si dichiarano credenti, ma non partecipano attivamente e con frequenza alla vita della Chiesa. Secondo Massimo Introvigne, contattato da IlSussidiario.net, “questi dati dicono essenzialmente due cose. Il numero degli atei che rimane molto basso e costante dimostra come certe campagne pressanti a livello nazionale a favore dell’ateismo non hanno portato alcun risultato”. Il secondo punto invece, dice Introvigne, “è che la continua erosione di partecipanti attivi alla vita della Chiesa ha origini storiche lontane nei secoli e che un certo modo di intendere il Concilio Vaticano II, ad esempio tagliando i ponti con la tradizione, ha portato a danni ulteriori”. Resta infine il fatto che anche la minoranza fedele alla Chiesa ha grossi problemi di identità e di conoscenza delle verità storiche del cristianesimo.



Professore, la vostra ricerca è stata condotta in una zona unica e precisa dell’Italia, è così?

Sì, esattamente nella Sicilia centrale. Fa però parte di una serie di volumi di cui ne abbiamo già pubblicati tre, questo sarà il quarto, che ha dimostrato come questa sia una zona piuttosto variegata e quindi attendibile come campione a livello nazionale. 



In che modo?

Ad esempio presenta punti di realtà industriale con tradizione di sinistra e socialista come quella della città di Gela, oppure un centro amministrativo come Enna. E poi diverse zone rurali. Possiamo dire che è un campione abbastanza rappresentativo di dati che emergono in ricerche di livello nazionale.

Ci sono dunque riscontri a livello nazionale.

Sì, abbiamo raffrontato i nostri dati con quelli di diverse ricerche nazionali e anche internazionali, ad esempio una che si tiene ogni cinque anni,  e abbiamo così potuto appurare che i dati che abbiamo raccolto a proposito di coloro che si dichiarano atei stanno fra il 6 e l’8%. Noi abbiamo trovato il 7,4%, un dato dunque costante a partire dal 1990. Possiamo dire che certe campagne ateiste a livello nazionale non hanno avuto alcun effetto né positivo né negativo.



Un dato confortante.

E’ certamente un numero di italiani pari a 3 milioni di persone dunque non pochi; se uno però vuole giudicare in base al classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto potrebbe dire che circa il 90% degli italiani non è interessato all’ateismo in quanto tale. 

Però circa il 70% degli italiani non frequenta la Chiesa in modo assiduo pur dichiarandosi credente.

Bisogna dire che è stato un processo lento e non drammatico, non deriva da scandali recenti come ad esempio quello relativo ai preti pedofili o a qualche scandalo del Vaticano. Occorre risalire almeno all’illuminismo e alla rivoluzione francese come fattori che hanno fortemente influenzato un pensiero di tipo anti cattolico. D’altro canto chi fa della sociologia storica può rilevare che dopo le guerre c’è stato un ritorno alla Chiesa, sia dopo la Prima che dopo la Seconda guerra mondiale. C’è chi dice addirittura che in Italia, ma in genere in tutto l’occidente, gli anni in cui ci sono stati più cattolici in contatto regolare con la Chiesa siano stati gli anni del dopoguerra, da quelli immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale fino ai primi anni 60. Da allora comincia una erosione che, come detto, è il portato di un processo molto antico. Ricordiamo che non si parte dal cento per cento ma da circa il 50% di italiani che frequentavano la Chiesa in modo assiduo.

 

Le recenti ondate massmediatiche contro la Chiesa non avrebbero dunque avuto un effetto particolare. 

 

Effettivamente, in una zona come quella che noi abbiamo preso in esame non si è verificato alcun aumento vertiginoso di allontanamenti dalla Chiesa per scandali come ad esempio quello dei preti pedofili. 

 

Citando il poeta T. S. Eliot a proposito di questo abbandono dei credenti, sono gli uomini che hanno abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato gli uomini?

 

Quella di Eliot è una domanda senz’altro valida anche da noi, basti pensare a tutte le volte che Benedetto XVI parla della crisi dell’interpretazione avviata dal Concilio nei termini di una ermeneutica della discontinuità. Essa ha avuto conseguenze negative, pensiamo alla Sicilia stessa, dove sono state tagliate tutte le radici della religiosità popolare legate alle confraternite o alle feste popolari, secondo una sciagurata mentalità, propria degli anni 70, che ha avuto cattive conseguenze. Questo dato, ben noto anche ai vescovi, è però relativo ad un fenomeno attivo in tutta Europa. E anche altre fedi religiose, ad esempio i protestanti, hanno subito tale erosione. Esso ha anche a che fare con una diffusione massiccia dell’edonismo, del materialismo e con le conseguenze della rivoluzione sessuale.

 

E’ sbagliato secondo lei dire che questa minoranza che rimane attaccata alla Chiesa è fatta di pochi ma buoni, cioè di cristiani impegnati e attivi? 

 

Si può dire e non si può dire, perché una nostra opera precedente si chiamava proprio Identità in pericolo e mostrava effettivamente una forte identificazione con la Chiesa. Persone cioè che sono una minoranza e vogliono bene alla Chiesa e al Papa, una identificazione forte dove però è in pericolo l’identità. C’è molta confusione tra queste persone,  magari non hanno le idee chiare su cosa si intende per presenza reale di Cristo nell’eucarestia o cosa ci sia dopo la morte. Questo la Chiesa lo sa e cerca di reagire.