Di recente alla «Biblioteca dello Spirito» di Mosca sono stati presentati gli ultimi due volumi di una collana di libri che costituisce la prima ricerca scientifica sistematica sul Concilio del 1917-1918, un evento cruciale nella storia della Chiesa e della società russa nel XX secolo. È stata l’occasione di riproporre un tema di cui negli ultimi mesi in Russia si discute molto – sia all’interno degli ambienti ecclesiastici che nel più vasto ambito della società –, ossia la necessità di una riforma della Chiesa.
Paradossalmente, a volere e anche a portare energicamente avanti le riforme in questo caso è la gerarchia ecclesiastica, nella persona del patriarca Kirill, che nei tre anni del suo governo ha più volte insistito sulla priorità dell’educazione dei fedeli al sensus Ecclesiae, all’appartenenza ecclesiale, scontrandosi non di rado con l’inerzia di un episcopato e di un clero abituati a un cristianesimo rituale o al massimo riconducibile a regole di comportamento morale. Il patriarcato di Mosca sta riformando le proprie strutture a più livelli, da quello centrale a quello parrocchiale: in particolare, ha introdotto un nuovo organo di governo centrale, la Consulta intersinodale, e sta riorganizzando le diocesi, ridimensionandone i confini e raggruppandole in circoscrizioni metropolitane. D’altro canto, all’attivo programma di riforme in atto si rimprovera da più parti un carattere burocratico e tecnicistico, estraneo all’autentico spirito di rinnovamento ecclesiale, e in ultima analisi violento.
In questo clima, sono ben comprensibili l’interesse e le discussioni suscitati dalla presentazione dei due volumi, editati all’interno di un progetto che la Fondazione Russia Cristiana sta realizzando in collaborazione con il Centro culturale «Biblioteca dello Spirito» e il Patriarcato di Mosca (erano presenti numerosi esponenti ecclesiastici, praticemente tutte le testate ortodosse e tutti i principali specialisti del settore, con un notevole rilievo mediatico). Un progetto di carattere scientifico e pastorale insieme, che studia a fondo alcune tematiche ecclesiali fondamentali, le esperienze e le proposte sorte intorno ad esse un secolo fa, per rispondere ai problemi che la Chiesa si trova a dover affrontare oggi; un progetto che si inscrive nelle finalità peculiari di Russia Cristiana, di restituire – come aveva suggerito a suo tempo don Luigi Giussani – al popolo russo, così prodigo di doni e testimonianze nei confronti dell’Occidente, il patrimonio di memoria e di tradizione di cui è stati privato così duramente in epoca sovietica.
Padre Nikolaj Balašov, curatore scientifico della collana, una delle personalità più in vista della Chiesa ortodossa russa, ha sottolineato l’attualità del progetto, in quanto «recupera le voci dell’inizio del XX secolo per restituirle al lettore contemporaneo. Infatti, in questo periodo storicamente breve ma molto vivace di fioritura del pensiero ecclesiale, tra il 1905 e il 1917, si scoprì tutta l’indilazionabile necessità di una riflessione all’interno della Chiesa sulle sfide e i problemi che si paravano dinanzi alla Chiesa stessa».
Un’immensa ricchezza di esperienza che sarebbe poi rimasta lettera morta per decenni, perché i padri conciliari furono ben presto chiamati alla professione di fede sulle vie della deportazione e della prigionia. Tanto che, come ha ricordato ancora padre Balašov, mettendo mano al progetto, il desiderio di rendere un doveroso tributo alla memoria di chi aveva dato la vita per Cristo, di ripristinare la memoria dei martiri e confessori della fede non era meno forte della consapevolezza delle prospettive aperte dal progetto per il futuro.
Il legame tra santità e riforma della Chiesa è emerso, in particolare, nell’intervento dell’archimandrita Savva Tutunov, che ha fatto notare come nelle discussioni sui vari aspetti di questa problematica i padri conciliari partivano da posizioni discordanti, che potevano essere «conservatrici», «innovative» o addirittura «rivoluzionarie». Eppure, approcci radicalmente diversi rispetto non impedirono ai membri del Concilio, guidati in primo luogo da un sincero desiderio di servire il vero e di lavorare per il bene della Chiesa, di venirsi reciprocamente incontro e di raggiungere un risultato espressivo di una comunione.
È indubbio l’interesse che oggi riveste agli occhi della Chiesa russa il Concilio del 1917-1918. In particolare, il vescovo Savva Micheev, vicario patriarcale del monastero stauropegiale del Salvatore Nuovo a Mosca, sta realizzando per incarico del patriarcato un progetto colossale, un’edizione critica integrale degli atti conciliari. E tuttavia, non vi sarà una reale riscoperta e ripresa del Concilio se non si riconoscerà innanzitutto la sua natura di esperienza, di avvenimento cristiano irriducibile a posizioni intellettuali e schieramenti ideologici contrapposti, a una concezione di Chiesa intesa in ultima analisi come un partito o un’idea da difendere, che purtroppo oggi esprime una mentalità mondana e di potere esistente anche all’interno della Chiesa.
Su questo ha insistito in apertura di serata il moderatore padre Georgij Orechanov, dell’Università ortodossa San Tichon, asserendo: «I libri che presentiamo oggi sono di un’attualità straordinaria per la nostra epoca, perché qualunque mass media ortodosso prendiamo in considerazione, vi troviamo il problema delle riforme della Chiesa. Negli ultimi vent’anni la Chiesa ha ottenuto la libertà, e oggi il suo problema fondamentale è come usarla. Ebbene, noi possiamo non cominciare dal nulla. Esiste un immenso materiale accumulatosi nel tempo. E gli autori dei libri che vengono presentati oggi rispondono indicando la strada di rinnovamento che la Chiesa dovrebbe imboccare. Tutti nostri interrogativi potrebbero ridursi ad uno, fondamentale: come la Chiesa può farsi incontro alla persona?».