“La sentenza della Corte di cassazione che ha accertato il depistaggio sulla strage di Ustica non trova riscontro in una sola prova. Se il DC-9 fosse stato colpito da un missile come affermano i magistrati si sarebbe polverizzato. La realtà è che si spezzò in due, guarda caso un mese prima della strage di Bologna”. Lo afferma Paolo Guzzanti, giornalista, ex senatore e autore del libro “Ustica. La verità svelata”. Secondo il verdetto della Cassazione, il “depistaggio” nelle indagini sull’attentato di Ustica è stato “definitivamente accertato”, e ora occorrerà un nuovo processo per stabilire le responsabilità dei ministeri dei Trasporti e della Difesa.



Guzzanti, che cosa ne pensa di questa sentenza?

E’ un verdetto che considero non veritiero. La pressione per ottenere questa sentenza definitiva sul missile è dovuta a una pressione politica e mediatica che non trova alcun riscontro nelle prove. La realtà anzi porta diritta all’ipotesi della bomba a bordo.

A quali prove si riferisce?



A quelle che mi furono riferite personalmente dall’allora colonnello Guglielmo Lippolis, che per primo accorse sul luogo del disastro, e poté constatare le bruciature delle poltrone e dei cadaveri in prossimità della camera di scoppio. Ho in mente inoltre le fratture stesse del relitto che mostrano con matematica precisione in che modo il velivolo sia esploso in aria. Il DC-9 si divise in tanti pezzi poi ritrovati sul fondo del mare seguendo le equazioni della fisica che calcolavano le parabole di caduta.

Nell’Italia dei misteri, è davvero possibile raggiungere la certezza su un caso come quello di Ustica?



Sì. Basti pensare alla prima requisitoria dei pubblici ministeri, i quali conclusero che soltanto la bomba a bordo era compatibile con le prove. Tutte le evidenze se possibile hanno indicato la bomba a bordo come la più probabile delle cause ed escluso il missile.

Perché?

I missili esplodono investendo l’aereo con milioni di schegge che lo polverizzano. Mentre qui abbiamo un aereo che si è scomposto in alcune parti che corrispondono matematicamente e per fisica newtoniana alla rottura della struttura nel punto di scoppio della bomba.

 

Come si spiega dunque questa sentenza che lei definisce “non veritiera”?

La attribuisco alla pressione mediatica, unita all’umano desiderio delle famiglie delle povere vittime di ottenere almeno un risarcimento dallo Stato proporzionato alla perdita dei loro cari. Quest’ultimo è possibile soltanto se lo Stato italiano viene riconosciuto colpevole di gravi negligenze e complicità, mentre non sarebbe possibile nessun risarcimento se la sentenza finisse per ubicare la causa del disastro in un attentato terroristico con bomba a bordo.

 

Di recente però la pressione mediatica sul caso Ustica si è molto attenuata …

Infatti io mi riferisco all’aspettativa che si è accumulata per 33 anni. Le inchieste appassionate del collega Andrea Purgatori puntarono subito sul missile e sulla battaglia aerea, che nella realtà non si è mai verificata, sul volo di Gheddafi, sul Mig sotto la pancia del DC-9. Tutto ciò fa parte di un immaginario collettivo a cui non corrispondono prove di sorta.

 

Insomma secondo lei non fu l’Aeronautica francese a colpire per errore il DC-9?

Esattamente. Una bomba a bordo può essere messa a mani nude da qualsiasi terrorista. Mentre per abbattere un aereo con un missile ci vuole quanto meno una squadra aerea con un’operazione militare. Secondo i giudici della Corte di cassazione, i mandanti volevano uccidere Gheddafi che si trovava a bordo di un Mig nascosto sotto la pancia del DC-9, e nel tentativo di abbattere il Colonnello hanno colpito il DC-9.

 

Chi furono quindi i mandanti dell’attentato?

Ritengo che ci si trovi di fronte a un attentato terroristico probabilmente collegato con la successiva strage di Bologna che avvenne un mese dopo. Per Zamberletti, Ustica sarebbe stato l’avvertimento e Bologna il castigo. E’ una tesi che io non sposo perché non ho le prove, ma è una delle più suggestive. L’ipotesi dell’abbattimento per missile invece non ha mandante, sarebbe stato un tragico errore coperto da un gigantesco complotto ordito per depistare le indagini.

 

(Pietro Vernizzi)