Se proprio si vuole, trovare analogie è sempre possibile. Anche Sandro Bondi, qualche anno fa, ne Il sole in tasca, ha accostato Adriano Olivetti a Silvio Berlusconi. Per capire, tuttavia, come sempre occorre distinguere e trovare le differenze prima ancora delle affinità.

È facile impostare un parallelo tra il Movimento Comunità e il M5S, sulla base della comune avversione per la democrazia dei partiti. È davvero necessario, tuttavia, ricordare quante (e quali) forze e personalità politiche di sinistra e destra abbiano criticato la partitocrazia? Se poi l’affinità dovesse ruotare intorno a una presunta “utopia concreta”, davvero ci troveremmo nel mare magnum della storia del pensiero politico, a lottare per definire cosa e perché si tratti di “utopia” e cosa e perché risulti “concreta”.



Ma procediamo con ordine. Davvero il Movimento Comunità e il Movimento 5 Stelle sono movimenti? La sociologia politica ci dovrebbe venire in aiuto e suggerire che ci si trova di fronte a un movimento nel caso in cui un numero consistente di persone si aggrega sì intorno a una o più idee politiche, ma senza che si manifesti alcuna forma di sua istituzionalizzazione, come inevitabilmente accade con la partecipazione alle elezioni e l’acquisizione di rappresentanti  all’interno di un’istituzione politica. In altre parole, non è sufficiente denominarsi “movimento” per esserlo effettivamente. Forse il Movimento Comunità non lo è mai stato. Certamente il Movimento 5  Stelle non lo è più.



Avanziamo poi nella riflessione e incontriamo il possibile parallelo tra “comunità concreta” olivettiana e “comunità virtuale” grilliana. La prima, nella concezione di Adriano Olivetti, è generata da interessi materiali definiti e stabili (la struttura economica): è individuabile a prescindere dalla consapevolezza che si ha di appartenervi (e il problema politico è appunto di suscitarla attraverso la creazione di un ente territoriale locale). La seconda scaturisce da interessi identificati non su base territoriale, bensì funzionale: è instabile, perché vi si appartiene solo se si partecipa realmente e se si nutre un sentimento, più o meno profondo, di identità di interessi. Alla luce delle leggi elementari della psicologia sociale, e a onta del senso comune, è senz’altro quella “virtuale” a poter essere definita, a rigore, “comunità”. Il discrimine è, infatti, percepire consapevolmente di esserne parte.



Il vero problema di questo parallelo tra Movimento Comunità e M5S si pone, tuttavia, allorché si ragioni sulla fondamentale questione del vaglio della classe politica. La comunità olivettiana è infatti il luogo deputato alla selezione democratica e meritocratica del rappresentante politico. 

Si dimentica troppo spesso – anche tra i cosiddetti “olivettiani” –, che la visione politica di Adriano Olivetti è elitista: egli non preconizza una democrazia diretta su base comunitaria, bensì una democrazia rappresentativa aristocratica, selezionata – in parte democraticamente – all’interno della “comunità concreta”. Si tratta di una democrazia di aristoi, responsabili e responsivi, competenti e informati sui fatti. Olivetti ha in mente professionisti della politica, istruiti in istituti universitari specializzati e scelti secondo procedure (suffragio universale, suffragio ristretto, cooptazione, selezione concorsuale) adeguate al ruolo politico diversificato che essi devono ricoprire. Assai differente, mi sembra, l’ideale di selezione della classe politica espresso da Beppe Grillo.

La distanza tra il Movimento Comunità e il M5S si fa poi ancora più significativa, laddove si consideri che la preoccupazione di Adriano Olivetti era, in ottica federalista, di ribaltare la piramide del potere politico, avvicinando le istituzioni ai cittadini. L’ideale del M5S sembra invece, più che altro, quello di avvicinare i cittadini alle istituzioni, seguendo una direzione che, a lunga distanza, porta a esprimere giudizi politici su questioni per le quali non si ha competenza. Detto in altri termini, il Movimento Comunità era avverso, costitutivamente, a ogni forma di populismo e demagogia, mentre il M5S rischia a ogni passo di alimentarli.