Decadenza del giornalismo. Così si potrebbe intitolare un commento all’articolo di fondo del Corriere della Sera del 23 novembre, firmato Giovanni Sartori, talmente banale, in realtà, da mettere il dubbio se il commentarlo valga davvero la pena. Peccato, perché il tema era importante e la firma autorevole prometteva uno sviluppo utile del problema: la crisi ecologica del pianeta, l’inquinamento dell’aria, lo stravolgimento del clima.
È un argomento su cui davvero oggi c’è bisogno di un pensiero forte. Invece. Invece l’individuazione della causa del disastro e la proposta di soluzione (proprio così, al singolare l’una e l’altra) annulla immediatamente la serietà del discorso: “Il rimedio vero sarebbe una drastica riduzione delle nascite (specialmente in Africa) che ci restituirebbe un pianeta vivibile”. Ah sì? Tralasciando il fatto che periodicamente e pericolosamente qualcuno tira fuori la proposta di risolvere i problemi del mondo facendone fuori una fetta di abitanti (e poi perché in Africa e non in Europa o Nordamerica, notoriamente molto più inquinanti?), non si comprende quali fondamenti scientifici abbia questo discorso, né chi dovrebbe decidere come e dove sfoltire.
Sartori però sa di chi è la colpa, tanto che, ciliegina sulla torta, nella frase successiva afferma: “A questo effetto le maggiori responsabilità sono della Chiesa cattolica”. Ecco, meno male, adesso sappiamo di chi è la colpa, anche se il brusco passaggio logico rimane inspiegabile (ma Giovanni Sartori è troppo intelligente ed esperto da ignorare i meccanismi del linguaggio giornalistico. Così, letto l’editoriale, di tutto l’assunto al lettore resterà questa idea pronta, stampata in mente da facili accostamenti senza costrutto: la responsabile del disastro ecologico mondiale è la Chiesa cattolica).
Si sente un mal trattenuto tono rancoroso che riaffiora nel sottile sarcasmo con cui Sartori riporta l’operato del Santo Padre: “Per ora papa Francesco si è limitato a carezzare molti bambini, stringere molte mani e a distribuire in piazza San Pietro la «Misericordina» che poi, aperta la scatolina, è un rosario” (si noti l’ondivago uso della preposizione semplice “a”), ridicolizzando con stucchevole uso di diminutivi un gesto del papa caro a migliaia di credenti.
L’editoriale continua poi stancamente, con domadine da omelia laica (“Si può essere più incoscienti di così?”), che accomuna al colpevole appena individuato: gas serra, incendi dei boschi, soldi delle tasse ecologiche finiti alla mafia e tutto l’armamentario semantico dell’ecologismo che andrebbe rispettato almeno con una sintassi meno precaria.
Ora, come si fa a paragonarsi con un tale articolo? Idee banali, stile sciatto, filo logico assente, malafede biliosa. Non occorrono lettori dalla mente raffinata, fossero anche radicalmente anticlericali, per notare la dabbenaggine di questo intervento. A ben vedere a non fare una figura propriamente bella è chi ha deciso che meritasse il palcoscenico del fondo di prima pagina, cioè un giornale la cui autorevolezza era stata costruita ospitando la prosa e le idee di Pasolini, Testori o Montale, tanto per dire qualche nome. Decadenza del giornalismo.