Piergiorgio Odifreddi, matematico e intellettuale, sembra averci preso gusto nell’alimentare una nomea che, a parole, fa di tutto per rigettare. Si ricorderà che, non molte settimane fa, venne accusato di negazionismo per essersi detto convinto che, delle camere a gas, non poteva sapere nient’altro che non fosse provenuto dal ministero della propaganda. Successivamente, aveva spiegato che non intendeva negare l’Olocausto ma, semplicemente, affermare un principio razionale di ricerca della verità storica. Interpellato da Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano, è tornato sulla questione. Precisando, anzitutto, di aver affrontato la materia nel posto sbagliato (sul suo blog ospitato da Repubblica) e nel momento sbagliato (era appena morto Priebke); compiuto questo microscopico “mea culpa”, è tornato all’attacco, spiegando che, da razionalista, non gli è concesso di negare a priori alcuna tesi. Neanche quella negazionista, nella quale vi sono fattori di verità. Per esempio, spiega il matematico, il processo di Norimberga fu una farsa, propaganda pura al pari del processo a Saddam. D’altra parte, si chiede, perché non fu processato l’imperatore del Giappone, artefice dei medesimi crimini di Hitler? La risposta è semplice: lo scopo non era la giustizia, ma la vendetta. Insomma, Norimberga, dice Odifreddi ribadendo una sua vecchia tesi, fu come Hollywood, che ci ha convinto che i cattivi erano gli indiani d’America, sterminati nel numero di 18 milioni, il triplo degli ebrei morti per mano del nazismo. Nell’ambito della medesima intervista, non ha voluto esimersi dal lanciare altre provocazioni. Richiamando il suo dialogo a distanza con Ratzinger (il Papa emerito inviò il 24 settembre, a Repubblica, una lettera per Odifreddi, nella quale ne criticava duramente l’ultimo libro) ci ha tenuto a sottolineare quanto si senta in sintonia con Benedetto XVI per il medesimo approccio razionale alla realtà; di Bergoglio, invece, ha detto che è solamente un «pubblicitario strepitoso» che «vende il suo prodotto in maniera incredibile». Ma, «dottrinalmente, dice poco e nulla».



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