Grazie a Dio, è tempo di “vacanze”. Etimologicamente (da vacuus), un vuoto da riempire a nostro piacimento; come nell’americano vacation e il nostro vacante.

In inglese è diverso. “Holy days” erano, nel Medioevo, i giorni dedicati al sacro: festività disseminate lungo tutto l’arco dell’anno in cui ci si asteneva dal lavoro per andare in chiesa, spesso per seguire una funzione dall’apposita liturgia. Paradossalmente, dunque, è proprio da uno dei popoli più laicizzati del mondo, dai pionieri di antipapalismo, modernismo, aborto, fecondazione artificiale, e quant’altro che viene il concetto di vacanza più fedele alle origini cristiane d’Europa. I moderni britannici saranno anche quasi tutti atei e agnostici; un tempo, piaccia o no, erano tra i popoli più fedeli al cattolicesimo. 



Ogni santo aveva la sua festività e la sua Messa: proprio per questo le feste principali terminano con il suffisso “-mas”. Abbiamo così il giorno di san Michele, Michaelmas, quello di san Martino, Martinmas, la Candelora, Candlemas, e, naturalmente quello del Santo Natale, Christ-mass, la Messa di Gesù.



Il termine era tanto tipicamente cattolico che il distacco da Roma, e lo scempio religioso e culturale che ne derivò, portò con sé un acceso dibattito. I più accaniti furono naturalmente i calvinisti, di vario ordine e grado, che proposero, per lo più inascoltati, il più politicamente corretto Christ-tide, il tempo di Cristo, un periodo di preghiera, digiuno e nulla più. Sebbene il termine rimanesse invariato, però, le feste parrocchiali e i divertimenti popolari furono aboliti. 

Il partito puritano rimase all’interno della Chiesa anglicana fino a che fu viva Elisabetta I (1603); poi lentamente, inesorabilmente, se ne staccò e seguì la direzione repubblicana e antimonarchica che gli era propria sin dal principio, sul modello della teocratica e oligarchica Ginevra di Calvino. La rottura con la Corona degenerò in guerra civile a partire dal 1642; sette anni dopo il re, Carlo I, veniva pubblicamente decapitato e il partito puritano regnò incontrastato sul Commonwealth per più di dieci anni. 



Ovunque prendevano il potere, i puritani (ribattezzati “parlamentari”) imponevano a tutti il loro tipico, rigido regime di vita. Londra vide chiudere, e spesso abbattere, tutti gli edifici di pubblico intrattenimento, troppo peccaminosi per sussistere; fu così, tra l’altro, che si concluse la prodigiosa stagione del teatro rinascimentale. 

Nel 1647 anche la festività della “Messa di Cristo” fu ufficialmente abolita in quanto festa papista senza alcuna giustificazione biblica: pare infatti che Gesù non avesse detto a nessuno di fare una festa per il suo compleanno. 

Seguirono, come di consueto nel caso di misure protestanti imposte dall’alto, proteste e sommosse in diversi centri abitati, contro l’imposizione del 25 dicembre come giorno lavorativo. Ovunque si decorarono illegalmente le porte con corone di agrifoglio, si chiusero i negozi e, già che c’erano, per dar fastidio al governo, alcuni si misero a gridare slogan monarchici. Cominciarono a circolare diverse pubblicazioni clandestine: il libello intitolato The Vindication of Christmas (1652) è particolarmente interessante perché, rimpiangendo l’allegria del “Natale passato” (come direbbe Dickens), ce la descrive. Racconta del forte senso di comunità, delle danze che annullavano le differenze sociali, di banchetti, giochi, canti natalizi.

Morto Oliver Cromwell, la gente non ne poteva più; fu così che alcuni parlamentari scontenti avviarono le trattative per il rientro degli Stuart. La restaurazione della monarchia vide anche quella delle festività soppresse, anche se molti uomini di Chiesa rimanevano dell’idea che tutto ciò fosse altamente immorale. Così, mentre lo sfarzo di Corte si faceva sempre più stravagante, al popolino veniva insegnato che è sbagliato far troppa festa e la celebrazione del Natale si fece sempre più prosaica e meno sentita. Anche il secolo dei “lumi” scoraggiò le feste religiose, soprattutto quelle dal chiaro retaggio papista: i lumi della ragione facevano a pugni con le candele di Natale. 

Ci voleva un grande scrittore per riabilitare una festa di cui ormai si era perduto – dimenticato – il sapore: ci voleva Dickens con il suo Canto di Natale. Ma non era più, ormai, una festa religiosa, bensì un inno alla pace, alla fratellanza, alla generosità, al senso della famiglia. 

Christ-Mass: una parola, anzi due, svuotate di significato. Giacché, una volta eliminata la “Messa”, era sparito anche Cristo. Per questo ora vogliono chiamare il Natale “festa della luce”: perché gli inglesi non vogliono più celebrare il “giorno santo” della “Messa di Cristo”. 

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