L’uomo è fatto per la felicità. Non per una felicità di carta (paper hapinness) ma per una felicità reale, di cuore e di ragione, di mente e di corpo. I lunghi tragitti razionalistici propri delle ideologie non lo soddisfano se non sulla carta dei testi di regime o su quella su cui scriverà la prossima delazione o la prossima adulazione.



Per questo Vassilij Grossman è un classico, sebbene solo ora inizi ad avere la fama che merita. Grossman ha messo in luce una legge fondamentale dell’essere umano: l’uomo tende a essere ideologico ma ha dentro di sé anche la possibilità di una resistenza al potere profonda e invincibile.

Da questo punto di vista, nazismo, comunismo, e la generale statolatria del Novecento sono più un epifenomeno di qualcosa da sempre presente nell’uomo che un episodio unico. Dai Sanniti (e molto prima) ai Tutsi o alle popolazioni balcaniche lo sterminio di massa e il genocidio rimangono una possibilità sempre aperta per l’uomo perché essi rappresentano l’ultimo approdo dell’ideologia. E l’ideologia non è necessariamente politica. Si può essere ideologici in tutto: nella famiglia, nell’affetto e persino nella religione.



Che cos’è allora l’ideologia? La costruzione teorico-affettiva che si basa su un pezzo di realtà considerato come esclusivo. Se l’errore è una verità impazzita – come diceva Chesterton – l’ideologia è una verità isolata e gonfiata. Un dito che, separato dal corpo, venga considerato un uomo. Un idolo, diceva la Bibbia: sembra vita ma non lo è, è solo discorso. Il discorso può essere potente; è capace – soprattutto da quando ci sono mezzi di comunicazione di massa – di entrare nelle menti e creare degli automi autoconvinti.

Tuttavia, anche il potere dell’ideologia ha un limite oltre il quale non riesce a sopraffare l’uomo. Per quanto si ripeta che Stalin è infallibile, il cuore del colonnello Novikov decide di disobbedire al Padrone e di rimandare di 8 minuti l’attacco, per non sacrificare inutilmente le vite – l’unico bene! – dei suoi soldati. “Esiste un diritto superiore a quello di mandare a morire senza pensarci due volte. È il diritto di pensarci due volte prima di mandare qualcuno a morire. E Novikov lo esercitò” (Vita e destino, 616).



Per quanto le carte testifichino le confessioni di rivoluzionari della prima ora che dicono di avere attentato al nuovo potere staliniano, il cuore di Krymov non smette di domandarsi angosciosamente: “perché confessano? È possibile che siano colpevoli?

Grossman sostiene che l’unica alternativa al potere siano gesti buoni “insensati”: il dare il pane al nemico, il difendere l’oppresso a costo della propria incolumità, il morire insieme al debole. Se si va oltre questa “insensatezza”, qualsiasi elemento della storia dell’uomo che nasce come bene, dono e vita, si corrompe sempre in ideologia, menzogna e morte. Qualunque bene, persino quello del Vangelo, se teorizzato, diventa male.

Ma non è qui la forza di Vita e destino (in particolare) e di tutta l’ultima produzione grossmaniana (Tutto scorre; Il bene sia con voi). Non è qui la resistenza al potere ideologico. Vita e destino – a differenza degli scritti grossmaniani precedenti – è pieno di domande. Domande di ogni livello e genere: da “dove è finita quella ragazzina dai capelli rossi che mi colpiva quando ero bambino?” a “forse la vita è male?”. Su tutte e dentro tutte vive l’infinita domanda di senso e di felicità. Al di là delle proprie convinzioni teoriche, Grossman mostra la dinamica del senso religioso secondo la quale è la presenza stessa della domanda che sarebbe assurda senza la sua risposta. Questa è la dinamica che resiste – quasi involontariamente – al potere, anche al proprio.

In un racconto tardo, La Madonna Sistina, Grossman esprime questo “meccanismo” identificando nella Madonna dipinta da Raffaello l’immagine della risposta all’esigenza umana che la felicità e la bellezza camminino insieme a noi, carne con carne, sangue con sangue.

Noi conosciamo le reazioni termonucleari grazie alle quali la materia si converte in una poderosa quantità di energia, ma a tutt’oggi non siamo in grado di figurarci l’altro processo, quello opposto, ovvero la materializzazione dell’energia; qui invece la forza spirituale, la maternità, si cristallizzano, trasmutandosi nella dolce Madonna. La sua bellezza è saldamente legata alla vita terrena. […] È l’anima e lo specchio dell’umanità, ed è questo che vedono tutti coloro che osservano la Madonna – è l’immagine dell’anima materna, e per questo la sua bellezza è intrecciata, fusa in eterno con quella bellezza che si nasconde, profonda e indistruttibile, dovunque nasce ed esiste la vita – negli scantinati, nelle soffitte, nei palazzi, nelle prigioni”.


Nell’ambito del ciclo “Quello che può la letteratura. Testimoni nel 900 per la città contemporanea” il Centro Culturale di Milano organizza per oggi, 20 febbraio, l’incontro sul tema “Nulla è più sublime dell’umano nell’uomo. Vassilij Grossman”, ospiti Pierluigi Colognesi, scrittore; Giovanni Maddalena, filosofo; Padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana. Maggiori informazioni su http://www.centroculturaledimilano.it