Che cos’hanno in comune Steve Jobs, fondatore di Apple e Pixar, Richard Branson di Virgin, Oscar Farinetti, inventore di Eataly, e padre Richard Frechette, medico-sacerdote che guida l’organizzazione umanitaria NPH?

Si possono dare mille risposte. Molte di esse probabilmente sarebbero corrette. La passione. La determinazione. L’idea. Il carisma. Ma al fondo di tutte le imprese, in senso lato, che oggi vengono guardate con grande ammirazione o citate come esempio per gli altri, emerge un valore determinante. La velocità. Può sembrare riduttivo. Ma non lo è affatto. Pensateci.



Avere un’idea vincente è importante. La determinazione è fondamentale. Passione e carisma fanno spesso la differenza. Ma oggi vince chi riesce a essere veloce. Chi legge il mondo circostante, in continuo movimento, alla velocità della luce, creando valore per sé e per gli altri. Oggi due miliardi di persone accedono al web. Le vendite dell’e-commerce hanno raggiunto 8 trilioni di dollari all’anno. 165 miliardi di e-mail vengono spedite ogni giorno. Gli “active users” mensili di Facebook sono 845 milioni. 600 sono i tweet al secondo su Twitter. Nel 2011 le vendite di musica digitale hanno superato per la prima volta in assoluto quelle dei supporti tradizionali. Come si può emergere in un mondo che evolve così vorticosamente? Avendo la capacità non solo di ideare qualcosa di nuovo o di reinterpretare quello che esiste, mettendolo al passo coi tempi, ma facendolo in tempi rapidi.



Questa idea, questo modo di affrontare le cose ha al fondo una base di ottimismo che si rivela fondamentale per tentare di costruire un futuro migliore. E oggi più che mai ne abbiamo bisogno. Se ci guardiamo attorno, se parliamo di Italia e di Europa, non possiamo non concordare sul fatto che ci vorrebbe un cambio di passo. Che avremmo bisogno di uno scatto di orgoglio. Molto spesso pensiamo che la tecnologia possa risolvere tutti i nostri problemi. Ma non è così. Il vero motore è la nostra immaginazione. La nostra capacità di rompere gli schemi e di inventare. Ma per inventare non si può stare fermi ad aspettare. Bisogna muoversi. E farlo velocemente. Velocità significa questo.



Lo spunto per queste riflessioni viene da due eventi. Il primo è il ricordo di una cena di charity con Richard Frechette, nel corso della quale ha raccontato i suoi inizi, con suo padre che di fronte ai suoi legittimi timori e titubanze gli disse “Se non tu, chi? E se non ora, quando?”. 

Il secondo la lettura di un interessante dialogo tra Ajaz Ahmed, fondatore dell’azienda digital AKQA, e Stefan Olander, vice president Digital Sport di Nike. Il libro che ne è scaturito si intitola proprio Velocity ed è nato dal confronto di due persone che si sono conosciute per motivi professionali e hanno deciso di passare del tempo insieme, raccontandosi esperienze, aneddoti, visioni. Il risultato è un testo frizzante pieno di idee brillanti, di storie di successo e di velocità.

L’insegnamento che dovremmo trarne è: torniamo a confrontarci. A mettere al centro l’uomo e a capire che spesso ciò che viene ritenuto conveniente, alla fine non porta nulla di buono.