Caro amico, grande regista, poeta dell’immagine, Ermanno Olmi tu, che mi hai incantato e sedotto più volte al buio di una sala, ho letto il primo capitolo (in anteprima su Repubblica il 4 marzo) del tuo nuovo libro intitolato “Cara Chiesa ti scrivo” e sono rimasta dolorosamente perplessa… proprio tu, che hai crocifisso i libri nel tuo “Centochiodi” affidi un tale messaggio alla parola scritta?
Il sottotitolo riporta “Tra riti e scandali hai tradito Gesù Cristo”; ti inoltri in effetti su un terreno paludoso e astioso, irto di accuse, di banalità, lasciami dire: il trito rito sulla Chiesa Ricca, di denaro e di moralismi, di scandali e Prelati malati di protagonismo e egoismo, ritirati in stanze Vaticane lontane dal mondo e dai poveri. Prelati miserabili e miserabile pure Dio, che “non è mai venuto in soccorso dell’umanità”.
Ma per te chi è Cristo Nostro Signore? Non Dio, non lo sembra davvero.
E poi chi è questa Chiesa maiuscola che maltratti?
Io sono la chiesa, amico caro, io, mio marito, i miei figli, il mio parroco, le mie amiche catechiste, vecchie carampane o ragazze in minigonna, quel manipolo di scout che fanno gite nel bosco la sera con la pila, i ragazzi che si fanno un giro in discoteca dopo la messa del sabato sera… quella coppia che somma cinque figli, quella da nove (che anche il frate ha prescritto loro i metodi naturali) e la ragazza incinta che non abortisce perché le sono sempre piaciuti i bambini… ma quanti cristiani fanno questa Santa Madre Chiesa e tu manderesti a tutti loro siffatta lettera, cotante accuse?
Ma hai contato tutte le mani che lavorano “a gratis”, cioè per Grazia di Dio e carità?
E “dove c’è carità c’è amore”, verso gli altri, i prossimi, cioè nei confronti di tutta questa società che continua a resistere e a guarire in molte piaghe per il proliferare credo di tante “brave persone”… come fai a non vedere tutte le opere buone che si continuano a compiere, ascolta ti prego, “non fanno più rumore del crescere dell’erba”…
Anche tu, non ti definiresti un brav’uomo? Magari come quello di Flannery O’Connor?
Forse tu intendevi il Clero, errore comune a molti, che mi sbandierano sotto il naso le pretese di una specie di oligarchia ecclesiastica e mi accusano: come fai a amarli?
Ebbene, io amo i miei sacerdoti, tutti, dal cappellano al Vescovo e soprattutto il Santo Padre, e sono così contenta di festeggiare un nuovo Papa senza dover piangere il carissimo Benedetto…
Vedi questa è la prima svista: non esiste un Santo Clero, ma una Santa Madre Chiesa. È il mistero del cuore dell’uomo: il singolo peccatore che è chiamato alla Comunione dei Santi. Ma dai, lo sai anche tu che un prete, dal più grande al più piccolo, è solo un peccatore. Un lavoratore nella vigna del Signore; suda, puzza, si stufa, rallenta, batte la fiacca, se la dà a gambe a volte e poi cerca di tornare sperando di non essere visto: ma tutti noi ci vediamo benissimo. Un prete “deve essere innanzi tutto un uomo”, come insegna Massimo Camisasca. Un uomo che conosce il peccato; lo compie.
Chi più, chi meno, certo, come ognuno di noi. Ma per un pugno di preti da scandalo (guarda le statistiche, nelle comunità maschili quella dei sacerdoti ha in percentuale il minor numero di pedofili) ci sono manate di missionari, sventagliate di martiri, preti antimafia, preti sulla breccia che combattono ogni battaglia umanitaria (umana, meglio) in nome della parola di Cristo. Del Corpo di Cristo.
Vedi, qui sta la seconda svista: cerchi Cristo e non ti rendi conto che Lui ha detto che i suoi sacerdoti Lo porteranno nel mondo. Per sempre.
Guarda un sacerdote: in lui dimora Cristo. Ha chiesto di esserne portatore, ha chiesto un Sacramento speciale, un posarsi di mani di Vescovo sopra il suo capo che porta direttamente lo Spirito Santo che proprio Cristo ha messo con lo stesso gesto dentro Pietro. Il grande Pietro, Primo Papa, peccatore, traditore, insolente, e talmente consapevole del suo peccato da farsi crocifiggere a testa in giù.
Vuoi Cristo? Mangialo.
Ma senza un prete che usa la sua vecchia liturgia per la Consacrazione, non puoi farlo.
Tu cerchi Gesù ma accusi Dio di non aver mai soccorso l’uomo, Adamo compreso.
E allora cosa ha significato Cristo nel Suo venire al mondo? Dio ci ha aiutati talmente tante volte che, arreso alla nostra durezza d’orecchio, ha mandato Il Figlio, che non ci ha dato solo una mano ma tutto il Suo Corpo. Noi l’abbiamo messo a morte.
E Lui ha usato la Sua morte per salvarci.
Dio continua a darci aiuto, e noi continuiamo a assassinarLo.
E siamo liberi di farlo; in questa libertà risiede la somiglianza a cui Lui ci ha destinato.
Dio è uno che ama farsi trovare: ma siamo noi a cercare altro. “Il tuo Volto Signore io cerco”, il Tuo volto, liberamente: ma a volte non siamo abbastanza liberi da riconoscerLo.
Cerchiamo solo quello che vogliamo trovare. Possiamo arrivare a sbattere il naso contro Dio, e non lo capiamo. Non siamo abbastanza umili per lasciarci stupire dalla meravigliosa quotidianità di Dio, dalla Sua semplice Presenza, dalla meraviglia del creato che ci ha donato.
Abbiamo la pretesa di sapere cosa cercare e siamo liberi di farlo: ma tale libertà è il primo dono che Dio ci ha fatto. La libertà: che dono prezioso, ambiguo, responsabilizzante. Da soli non sappiamo proprio usarlo: anche Adamo, che poteva contemplare il Volto di Dio ogni giorno, ha scelto altro, ha pensato che Lui gli mentisse, che il Suo Amore non fosse poi così sincero. La libertà, argomento molto amato da don Giussani che afferma: “La Chiesa, dunque, non ha come compito diretto il fornire all’uomo la soluzione dei problemi”… “La funzione che essa dichiara sua nella storia è l’educazione al senso religioso dell’umanità, il richiamo a un giusto atteggiamento dell’uomo di fronte al reale. La gamma dei problemi umani non potrebbe essere sottratta alla libertà e alla creatività dell’uomo, quasi che la Chiesa dovesse dar loro una soluzione già confezionata, perché in questo modo essa verrebbe meno al suo primigenio atteggiamento educativo e toglierebbe valore [al] tempo”.
Dici che siamo una Chiesa rimasta indietro: ma il peccato non è sempre lo stesso, da sempre e per sempre?
E la promessa della Salvezza è per sempre.
Ci chiedi un rinnovamento? E cosa ha fatto il buon Benedetto con il suo gesto di dimissioni, il Grande Esempio per i nostri governanti, gesto così rivoluzionario, ha spalancato la porta allo Spirito Santo che venga a rinnovare addirittura il Capo della Chiesa.
Dici che la “Chiesa” ha dimenticato Gesù? Ma ricordi lo slogan di Giovanni Paolo II?: “Aprite le porte a Cristo!” E Benedetto ha pubblicato tre bellissimi libri su Gesù, il terzo addirittura sulla sua infanzia: il Gesù Bambino che ogni madre ha riconosciuto…
Cerchi il colle delle beatitudini?
Beh, è lì, dove il nostro Papa Emerito lo ha collocato, nel primo volume del Gesù di Nazareth da pagina 93 a pagina 125; in molti lo hanno trovato.
A volte seguire il capo della Chiesa ha i suoi vantaggi.
Un abbraccio affettuoso,
Maddalena