Nel giorno della Madonna di Fatima, proponiamo un estratto de “Con gli occhi della sposa. I misteri del Rosario”, di Gianluca Attanasio (Edizioni Messaggero Padova 2013 – Prefazione di Massimo Camisasca).

Sono nato a Cinisello Balsamo in provincia di Milano. Abitavo al sesto piano di un alto palazzo che sorgeva tra due enormi sottopassaggi. Quando ero piccolo, una delle raccomandazioni più frequenti di mia mamma era di non attraversare, per nessuna ragione, l’enorme incrocio che ci trovavamo davanti appena usciti dal portone di alluminio di casa. Potevamo attraversare solo accompagnati da qualcuno più grande. Un lato del crocevia era costituito dal piazzale della chiesa: un’enorme «tenda» di cemento armato grigio, che il parroco aveva fatto costruire negli anni Settanta. Nel mese di maggio, dopo cena, recitavamo il rosario in chiesa. Lo presiedeva suor Adelaide, un’anziana salesiana, almeno così appariva a me dodicenne. Concludevamo sempre con un canto dedicato a Maria. Dopo il rosario, giocavamo a nascondino sul piazzale della chiesa. 



Da allora, il rosario mi ha sempre accompagnato. Soprattutto da quando, alla fine del liceo, percepii la chiamata al sacerdozio. Fu un momento di beatitudine assoluta, durante il quale sperimentai la presenza di Gesù nella mia vita. Sentivo che mi chiamava a seguirlo con tutto me stesso e ciò mi riempiva di gioia. Cominciai ad affidare la mia vocazione, molto più intensamente di prima, alla materna protezione di Maria. […]



I momenti di particolare oscurità sono stati quelli in cui la recita del rosario si è fatta più frequente e intensa. Sono state proprio le difficoltà ad approfondire il mio rapporto con Maria. Anche quando mi è capitato di essere nel buio più minaccioso, non mi è mai mancata la sua luce, come una stella che annuncia l’alba. Forse perché, quando stiamo naufragando, pregare perché i flutti tacciano diventa questione di vita o di morte. 

Tuttavia, darei un’immagine distorta se dicessi che il rosario mi ha accompagnato solo nelle prove. La preghiera mariana ha sostenuto e riempito di letizia gli anni felici del mio sacerdozio. Mi ha illuminato nelle tante decisioni che ho dovuto prendere. Poter affidare a Maria i miei familiari, gli amici e tutte le persone che incontravo, mi ha fatto sempre percepire l’utilità del sacerdote, che presenta a Dio le preghiere di tutto il mondo. Esiste un legame profondo tra Maria e il sacerdote! La Vergine è colei che porta a suo Figlio tutte le nostre preghiere. E chi è il prete, se non chi intercede davanti a Dio per tutta l’umanità? 



Quasi sempre inizio la mia giornata recitando il rosario in ginocchio. Col procedere delle decine, il cuore si fa più leggero. Offro a Maria tutte le incombenze della giornata, tutte le persone che dovrò incontrare, di cui magari non conosco ancora il volto. Chiedo a Maria che il fuoco del suo amore dilati il mio cuore, perché in esso ci sia uno spazio per tutti coloro che mi sarà dato conoscere. Il rosario è una grande compagnia anche perché lo possiamo recitare in macchina, in treno e in aereo, in ginocchio, in poltrona e camminando per strada, di giorno e di notte. 

Durante la preghiera nascono in noi i pensieri più diversi. Tutti sono occasione di rapporto col Signore. Se sono pensieri buoni, perché il Signore li porti a compimento. Se sono pensieri cattivi, perché il Signore li scacci. Se è il ricordo di persone che amiamo, perché il Signore le custodisca e le protegga. Se è il ricordo di persone che ci hanno fatto del male, perché il Signore estirpi dal nostro cuore il risentimento e ci dia la forza di perdonare. Se è la preoccupazione per cose che dobbiamo fare, perché il Signore ci doni la forza di compiere ciò che ci comanda. Se sono consolazioni spirituali, ringraziamo di poter cominciare a gustare Dio già su questa terra.