Il Papa emerito Joseph Ratzinger ha inviato una lunga lettera al matematico e saggista italiano Piergiorgio Odifreddi. Undici pagine in cui Benedetto XVI commenta e smentisce gran parte delle tesi sostenute da Odifreddi nel suo libro “Caro Papa ti scrivo” che tra l’altro gli ha fatto recapitare nel 2011: “Mi era stato detto dapprima che l’aveva ricevuto e poi che lo stava leggendo – ha commentato di recente l’autore -. Ma che potesse rispondermi, e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze”. Dopo aver ringraziato il suo interlocutore “per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede”, Ratzinger afferma chiaramente che il suo giudizio riguardo il libro è “in se stesso piuttosto contrastante”: “Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione”, scrive Benedetto XVI. In particolare, si legge ancora nella missiva pubblicata oggi da La Repubblica, più volte Odifreddi avrebbe fatto notare al Papa emerito “che la teologia sarebbe fantascienza”. A tale riguardo, “mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti”.
Nel primo, Benedetto scrive che è corretto affermare che “scienza” nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, “mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l’aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L’essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l’arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità”. Nel secondo punto, invece, Odifreddi “dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli”, mentre nel terzo Ratzinger spiega che “una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l’umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e, non meno pericolose, patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia”. Infine “la fantascienza esiste, d’altronde, nell’ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l’inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà”.
Il Papa emerito sceglie poi di affrontare il capitolo “sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell’abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti – dice Benedetto XVI rivolto a Odifreddi -, posso prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall’altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano”. Inoltre “non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”. Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, prosegue Ratzinger, “non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto – da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d’Assisi, a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo dè Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell’Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”.
Ciò che poi Odifreddi afferma nel suo libro sulla figura di Gesù “non è degno del Suo rango scientifico”, commenta Benedetto: “Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica”. Inoltre, si legge ancora nella lettera, “devo respingere con forza la Sua affermazione secondo cui avrei presentato l’esegesi storico-critica come uno strumento dell’anticristo”: trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, Ratzinger afferma di aver “soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l’esegesi storico-critica può essere usata anche dall’anticristo, il che è un fatto incontestabile. Al tempo stesso, però, sempre ho chiarito in modo evidente che l’esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico”.
Per questo non è neppure corretto che Odifreddi dica che Joseph Ratzinger si sarebbe “interessato solo della metastoria”: “Tutt’al contrario, tutti i miei sforzi hanno l’obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta”. Benedetto XVI fa infine notare all’autore che “nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione”. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, conclude il Papa emerito, “nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota”.