“Ripensando alla mia vita, mi stupisco io stesso di essere stato un personaggio tanto importante all’apice della fama. La mia esuberanza mi distingueva dalle altre star, ma ero anche un ragazzino immaturo, catapultato in un mondo più grande di me… In passato desideravo soltanto il lusso e la celebrità… Volevo la gloria e non mi bastava mai. Il mio unico scopo era conquistare l’onore, ma con il passare del tempo, ho capito che esso non si può vincere, ma solo perdere. Di colpo mi sono reso conto di vivere una menzogna, e di dover ripartire da zero… Sono davvero felice di essere cambiato. Adesso provo una compassione assoluta per il prossimo. E non sono chiacchiere religiose. Non credo che confessare i tuoi peccati ti faccia guadagnare il paradiso. Non vivo pensando all’aldilà; per il momento questo mondo è tutto ciò che abbiamo. Bisogna fare del bene per il proprio progresso morale… Ho ancora molta strada da fare. Devo imparare ad amarmi davvero, e non nell’ottica superficiale del ‘sono il migliore’, ma esaminandomi con sincerità. Sarà un lavoraccio, richiederà molta riflessione ed analisi… Agli occhi di un ragazzino pieno di soldi e di donne, Dio non appare molto importante. Invecchiando, però, ti rendi conto di aver sprecato la vita dal punto di vista spirituale. Non hai mai fatto niente per aiutare la gente. Oggi sento il bisogno di rendermi utile invece che limitarmi ad andare in giro per guadagnare soldi e adulazione. Dopo le mie apparizioni in pubblico, mi sento sempre in colpa, perché i fan vengono a dirmi: ‘Eri il migliore! Il mio eroe!’. Invece non è così. Ero un uomo malvagio, e questo mi intristisce. Ma adesso voglio rimediare, trovare il modo di ripagare il mondo. Non per offendere quelli che mi adoravano, ma la verità è che sono una persona molto superficiale e semplice, desidero solo fare qualcosa di buono per aiutare gli altri“. (Tratto da True. La mia storia, di Mike Tyson).
“Non si deve dimettere più nessuno? O forse tu. Tu che punti il dito e dici: ‘Tutti i politici sono ladri’. E poi magari evadi le tasse, parcheggi in doppia fila, paghi in nero convinto di risparmiare un po’. Tu che non fai il politico, ma ti piacerebbe farlo per piazzare i parenti, arraffare qualche cosa anche tu. Tu che riesci a fare la Tac in due giorni, perché conosci il primario. Tu che timbri il cartellino e poi ti imboschi. Tu che, magari, sei anche onesto, ma se vedi qualche amico che fa qualche abuso non dici niente. Tanto sono inezie, dai! Tu che non ti puoi dimettere perché non sei rappresentante di niente, ma dovresti dimettere la tua furbizia sennò i prossimi (parlamentari, ndr) saranno peggio di questi. Perché questi qua sono i figli nostri. Di un Paese dove le regole non le rispetta più nessuno. Già. Ma qui i disonesti sono sempre gli altri. Ma gli altri chi? Gli altri chi?” (tratto dal discorso finale del film Benvenuto Presidente di Riccardo Milani).
Questa sera mio marito, mentre scrivevo, mi ha chiesto perché nei miei articoli cito spesso scrittori, libri, pensatori, imprenditori, storie. Ci ho riflettuto. Non per insicurezza. Non per sfoggio di cultura. Non per bisogno di referenze. E’ perché credo profondamente che sia ora di ascoltare. Di tornare a farsi domande e chiedere. Di recuperare tutto quello che di buono c’è in giro. In un mondo basato sempre più sulla pretesa arrogante di sapere tutto, credo sia opportuno fare un passo indietro. Non per stare passivi, ma per prendere il meglio di tutti. Mike Tyson, John Rawls, Italo Calvino, un buon film, un politico, una bella storia, un uomo, una donna. Forse è tempo di smettere di fare prediche e di cambiare davvero. Come individui e poi come Paese. Potremmo pensare: “Sì è giusto. Ma dovrebbero farlo anche gli altri”. Gli altri chi?