“Un plot improbabile oltre i confini della decenza”: così Maurizio Crippa recensendo su Il Foglio il nuovo libro di Antonio Socci,Non è Francesco” dedicato a Papa Bergoglio. Il libro, dice ancora Crippa, solleva dubbi sulla regolarità dell’elezione del Papa argentino, in base all’articolo 69 del regolamento generale dell’elezione dei Papa. Alla votazione finale infatti, dice Socci, ci fu una scheda in più e la votazione andava rifatta. Invece, spiega Crippa, esiste anche l’articolo 68 che dice che “nel caso il numero delle schede non corrisponda al numero degli elettori bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione come infatti fu fatto”. Dunque niente complotto, dice Crippa, ma solo il tentativo di Socci di far passare tesi inesistenti perché a lui e a molti cattolici Bergoglio non piace perché non abbastanza tradizionalista. Senza Ratzinger, aggiunge ancora Crippa analizzando le tesi contenute nel libro  “siamo piombati nel più buio relativismus”. In sostanza, Crippa dice che si può benissimo essere contrari al papato di Bergolgio, ma non usando tesi inesistenti: “arrivare a sostenere che quella del cardinale argentino sia stata una scelta inspiegabile, quando tutti sanno che Bergoglio fu il più votato dopo Ratzinger la volta precedente, e che con quaranta voti (senz’altro più di quelli raccattati da Scola all’ultimo Conclave, ma che tanto appassionano Socci fino a farli lievitare a quasi cinquanta) Bergoglio avrebbe potuto anche bloccare l’elezione di Benedetto XVI. Invece si ritirò. Di che stiamo parlando dunque? Da dove tracima questo odio che non trova di meglio che aggrapparsi a delle panzane clericali per attaccare il Papa?”. 



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