In un’intervista rilasciata a La Repubblica, Hanif Kureishi ha imputato alla società occidente e all’ignoranza la violenza dell’Isis e dei giovani jihadisti. Lo scrittore anglo-pachistano si è schierato contro il consumismo, la commercializzazione e la voglia di apparire motivi per cui, secondo lui, non siamo autorizzati a scandalizzarci se “un giovane povero trova nella religione islamica un modello alternativo” a questa mancanza di valori. Giudichiamo come dei “mostri” i giovani occidentali che si arruolano nella jihad, ma abbiamo veramente il diritto di farlo? A questa domanda Kureishi risponde di no perché, a suo dire, “siamo noi che abbiamo generato quei mostri”. I temi dell’integrazione e della globalizzazione sono sempre stati trattati da Kureish nei suoi tanti romanzi (a partire dal Il Budda delle periferie). Lo scrittore sottolinea come l’Islam radicale sia “nato come forma di liberazione contro il colonialismo e contro le dittature sostenute dall’Occidente” e aggiunge che spesso “i giovani jihadisti sono degli idealisti”. Kureishi mette subito in chiaro che reputa la loro scelta “ingiustificabile” ma è altrettanto lucido nel delineare il quadro politico e sociale che rende quasi inevitabile l’emergere di atti di violenza reazionaria. 



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